AMys - Bollettino Informativo N.10 Aprile 2014 | Page 6
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Intervista ad Alfredo Castelli sulla mascotte di Milano Expo 2015.
DYLAN DOG
COLOR FEST nr. 12
Uscita: 23/04/2014
Mister No, Martin Mystère, Napoleone e Nathan
Never: quattro incontri
impossibili
per
l’Indagatore dell’Incubo!
“DYLAN DOG &
MARTIN MYSTÈRE:
INCUBO IMPOSSIBILE”
Soggetto e sceneggiatura:
Luigi Mignacco &
Alfredo Castelli
Disegni:
Luigi Piccatto &
Renato Riccio
P er c hé
l’I nd ag at or e
dell’Incubo si risveglia
nell’ufficio
di
Martin
Mystère e al posto di
Groucho vede comparire
Java? Perché il Detective
del’Impossibile si sveglia
a casa del’inquilino di
Craven Road ed è costretto a sorbirsi le freddure a
raffica dell’assistente di
Dylan? E che cos’hanno a
che fare con tutto ciò le
due enigmatiche mezze
sfere che si trovano in
entrambi gli studi?
"Con un po' di cattiveria, dico subito:
se fosse la mascotte del negozio sotto
casa la troverei bellissima. Ma per Expo mi aspettavo qualcosa di meno
scontato e di meno confuso. Sembra il
simbolo di Viel, quello dei frullati".
Alfredo Castelli, lei che è milanese
cosa pensa di Foody, la mascotte di
Expo?
"La prima? Ma con tutti i nomi italiani
che si potevano trovare, proprio un
nome inglese si doveva scegliere? Per
i "personaggini" che la compongono,
almeno, sono state fatte scelte meno
esterofile. Anche se dubito fortemente
che siano stati dei bambini a scegliere
nomi come Rodolfo o Josephine".
C'è stato un concorso riservato ai più
piccoli per scegliere quei nomi.
"Anche su questo sono scettico: coinvolgere i bambini può essere un'idea
divertente, ma ci sono fior di professionisti il cui lavoro è creare qualcosa che
sia evocativo, davvero simbolico, e
che resti anche oltre l'evento. È un discorso che estendo alla scelta di chi ha
disegnato la mascotte, la Disney (con
cui ho ottimi rapporti, a scanso di equivoci): anche qui, non si poteva scegliere un disegnatore italiano? Penso ad
Altan, a un personaggio sullo stile della
Pimpa, per restare sul filone bambini.
Certo che, al contrario, mi rendo conto
che la scelta della Disney per il
merchandising è ottima, visto che i
pupazzetti si prestano benissimo a diventare spilline, portachiavi... Beninteso, li comprerò tutti".
I "personaggini" formano un volto
sullo stile di Arcimboldo. Le piace
questo riferimento all'arte italiana?
"Avrei dovuto premetterlo, lo dico ora:
fare è difficilissimo, criticare è molto
facile. Ma devo dire che la mascotte
nel suo insieme non è brutta, ma molto
confusa: vorrebbe essere Arcimboldo,
ma non lo è. La mascotte delle Olimpiadi di Barcellona, il cagnolino, era
chiarissima e incisiva anche da lontano, qui - fin quando non lo si guarda
da vicino - si vede solo un affare colorato. La frutta parlante è stata fatta tante
volte e funziona, ma magari c'era qualcosa di più geniale".
Trova scontata l'idea?
"Un po', ma questo non è un male in
assoluto: quello che secondo me manca è l'immediatezza, che invece è necessaria quando parliamo di simboli.
Pensiamo a Ciao, il simbolo di Italia
'90, uno dei più brutti mai disegnati:
cosa voleva dire? Come ho detto: siamo nel Paese dei santi, dei navigatori e
dei fumettari, magari si poteva fare
qualcosa di più. Rappresentando di più
anche Milano, con un simbolo che resti, come "I love NY" per New York.
Milano si presterebbe molto bene,
anche senza scadere nella banalità
della città con il cuore in mano o del
risotto con l'ossobuco".