Allegato Gennaio 2021 Progessione docente Gennaio 2021 | Page 10

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( Consiglio Scolastico Provinciale , Consigli Distrettuali ). I Decreti Delegati furono la risposta al ciclo di mobilitazioni e lotte studentesche che contraddistinsero la fine degli anni sessanta e i primi anni Settanta del secolo scorso . In attuazione del principio di apertura della scuola al territorio si cominciò , in quel momento , a parlare di aumento degli ambiti di autonomia delle scuole soprattutto dal punto di vista amministrativo . Ancor prima della entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 416 / 74 , alcuni tipi di istituti di istruzione erano infatti già dotati di autonomia amministrativa e di personalità giuridica : tali erano quelli di istruzione tecnica e professionale , di istruzione artistica , dei convitti nazionali e degli educandati femminili . La richiesta di applicare tali principi a tutta l ’ organizzazione scolastica diventò negli anni settanta e ottanta sempre più forte , soprattutto perché i controlli formali su bilanci e spese delle singole scuole operati dai Provveditorati limitavano oggettivamente l ’ efficacia e l ’ efficienza dell ’ attività didattica anche ordinaria . Si pensi che bisognava addirittura aspettare il vaglio del provveditore per organizzare una gita scolastica . Le ingessature derivate da un sistema di istruzione essenzialmente burocratico furono oggetto di aspre critiche dei movimenti studenteschi negli anni Settanta e Ottanta ( si vedano ad es . i documenti della c . d . Pantera ) e del movimento degli insegnanti della fine degli anni Ottanta con la nascita dei Cobas e della Gilda degli Insegnanti . Il segno di questi movimenti non era certamente funzionale alle richieste di una autonomia scolastica di natura aziendalista , ma era caratterizzato dalla richieste di valorizzazione della funzione docente anche dal punto di vista stipendiale e di un rinnovato protagonismo partecipativo e democratico dei docenti e degli organi collegiali nella prospettiva di riforme degli ordinamenti che superassero la tradizionale struttura gentiliana della scuola italiana . Solo con l ’ approvazione del Testo Unico n . 297 / 94 si arrivò tardivamente ad un quadro normativo omogeneo . Ma il testo unico era solo un tassello di un processo in atto che portò nel giro di pochi anni alla vera rivoluzione negli assetti dell ’ istruzione pubblica in Italia . Per capire perché si arrivò in breve tempo alla Riforma Bassanini del 1997 bisogna contestualizzare la riforme nel quadro politico e sociale dei primi anni novanta . Il fenomeno di Tangentopoli e la nascita di forze politiche con connotati fortemente autonomistici e federalisti ( si veda la Lega – Nord ed alcune posizioni iniziali di Forza Italia ) fu il detonatore per la nascita di un quadro politico e ideologico che molti hanno denominato “ Seconda Repubblica ”. In questi anni si fa largo il prevalere di un pensiero unico liberista basato sulla razionalizzazione della spesa pubblica e degli assetti statali mediante le progressive privatizzazioni delle produzioni e dei servizi pubblici che avevano caratterizzato l ’ Italia come economia mista negli anni Sessanta e Settanta . Lo slogan gridato da alcuni e pensato da molti fu : meno Stato e più mercato . Nel mondo dell ’ istruzione si propone una riorganizzazione di natura privatistica-aziendale delle scuole basata sul principio di una sorta di libera concorrenza delle istituzioni scolastiche nel mercato dell ’ offerta formativa con il contestuale indebolimento della centralità del Ministero . Paradossalmente chi operò per creare le condizioni delle riforme furono governi di centro-sinistra impauriti dal crescente consenso del centro destra ( si veda la vittoria di Berlusconi nel 1994 e la crescita della Lega Nord nelle sue regioni di riferimento ). Le riforme Bassanini inserirono modifiche strutturali alla macchina amministrativa statuale introducendo l ’ autonomia scolastica e il ruolo della dirigenza scolastica . Con la riforma Bassanini del 1997 si rompe il monopolio del ministero dell ’ istruzione con l ’ introduzione un sistema basato sul pluralismo , il policentrismo nel quale operano in rete stato , scuole autonome , regioni , enti locali , scuole paritarie ed enti di supporto . Scompaiono i Consigli Scolastici Provinciali , i Distretti , si rafforza il ruolo degli Uffici Regionali . L ’ apoteosi dell ’ autonomia scolastica , così come la conosciamo , divenne legge ( legge 59 / 97 ) con un altro esponente della “ sinistra ”: Luigi Berlinguer con il primo governo Prodi . Non possiamo qui soffermarci su tutti gli aspetti della grande riforma della scuola di Berlinguer che fu sostenuta e ampliata anche dai successivi governi di centro-destra ( Moratti , Gelmini ), ma i caposaldi rimangono ancora tre : valorizzazione delle scuole dell ’ autonomia con a capo un dirigente scolastico e con una struttura essenzialmente aziendalista , la devoluzione in nome di una presunta sussidiarietà dei metodi e contenuti degli apprendimenti dallo Stato ( scompare il concetto di programma di studio ) alle scuole alla cui base vi era il concetto di competenza delineato mediante linee guida o indicazioni nazionali e l ’ inserimento a pieno titolo delle scuole paritarie nel sistema pubblico di istruzione . Sempre alla ricerca di intercettare il consenso del centro-destra liberista e federalista , la sinistra ( governo Amato 2 ) complicò ulteriormente il quadro , già abbastanza confuso , con l ’ approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 . Nel nuovo testo si inserisce formalmente l ’ autonomia scolastica e si apre la possibilità di cooperazione nella governance delle scuole tra uno Stato , sempre più debole , e le Regioni sempre più invasive . La riforma definisce una competenza concorrente delle regioni in materia di istruzione ed una competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale . Un più ampio ambito di potestà legislativa regionale è poi reso possibile dall ’ art . 116 , comma 2 che prevede che le regioni possano concordare con lo Stato quote ulteriori di autonomia legislativa in materia di norme generali sull ’ istruzione . Da quel momento si è aperta la strada alla cosiddetta autonomia differenziata richiesta a gran voce da Veneto , Lombardia ed Emilia Romagna con una riorganizzazione del sistema di istruzione su base regionale . L ’ emergenza Covid ha messo a nudo la spinta anarchica dell ’ organizzazione scolastica . Regioni e Sindaci che aprono e chiudono le scuole , dirigenti scolastici che interpretano le interpretazioni fatte dagli Uffici Scolastici Regionali in accordo con le Regioni sulle indicazioni , spesso ambigue e contraddittorie , date dal Ministero dell ’ Istruzione Un disastro assoluto . Dopo 23 anni dalla nascita dell ’ autonomia scolastica e dalle mitiche Riforme Bassanini siamo proprio sicuri di aver imboccato la strada giusta ?

GILDA

DEGLI INSEGNANTI

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