Avevo appuntamento nel primo pomeriggio, l’ architetto
si rivelò molto disponibile e
si appassionò al compito assegnatomi.
Ci presentammo, facemmo
due chiacchere nell’attesa
che un responsabile ci accompagnasse verso la villa
scelta ed in questo intervallo,
iniziammo subito a ipotizzare le caratteristiche interne
all’abitazione. Una signora si
presentò e ci pregò di seguirla, attraversai il villaggio con
l’architetto, tornante dopo
tornante fino alla meta. Lungo il tragitto, l’elevato numero di villini ornavano il bosco,
sempre nel sensibile rispetto
verso l’architettura montana.
“Siamo arrivati!”, lo sentii
pronunciare non molto più
tardi, ed eccola, la villa n°
170, in tutto il suo gusto per
la composizione degli spazi
meditati nel rispetto della
natura e degli spazi comuni.
Ci avvicinammo alla porta d’ingresso, adiacente al
portone del garage, intanto,
io ammiravo la dettagliata
insegna con il numero civico, inciso su una lastra di
metracrilato bianco dai bordi
arrotondati che delimitavano l’iscrizione “villa n°170”.
Quando riuscimmo ad aprire
la porta, realizzata tramite
l’accostamento orizzontale
di perline in legno massello,
di front