#PSICOPEDAGOGISTA
La paura
della paura
SECONDA PARTE
Nel precedente articolo abbiamo
detto che la paura è un’emozione,
come la rabbia o l’amore, e indica
che qualcosa sta minacciando il
nostro equilibrio a livello di sicurezza
e sopravvivenza, ma anche di
fiducia in noi stessi, negli altri e nell’ambiente
che ci circonda. Si tratta di un’informazione
lineare, immediata, e funzionale. Pericolo,
attenzione, reazione, salvezza. In che modo
questa comunicazione importante si trasforma
in quel sentimento ambiguo e insidioso, in
quella trepidazione senza un perché che ci
annichilisce e che finisce per congelare ogni
possibilità di cambiamento, costringendoci in
vecchi schemi che ci fanno soffrire? E’ molto
semplice: si altera quando facciamo finta che
la paura non esista, quando la neghiamo con
sistematicità, diventando esperti a camuffarla
e a non sentirla in modo chiaro. Soprattutto,
quando non la risolviamo, andandoci ‘dentro’. La
ragione principale di tale negazione è di origine
culturale: nella nostra società ‘non è bello
avere paura’. Ammettendo di provarla, temiamo
di essere etichettati come codardi, vigliacchi,
buoni a niente. Non ne possiamo fare a meno
poiché i modelli proposti sono sempre vincenti,
coraggiosi e indomiti, dei supereroi.
Per adeguarci a tali modelli dobbiamo fingere
che un simile sentimento non esista nella
gamma di quelli che proviamo. Ci hanno
insegnato che è ‘vergognoso’ provare paura,
essere insicuri, o provare qualsiasi altra
sfumatura di questo sentimento. Molto presto
impariamo a mascherarlo con il controllo;
diventiamo maestri a simulare un coraggio
senza tentennamenti. Aggiungiamo così
al blocco energetico della paura quello
dell’ipercontrollo: a muro si aggiunge muro.
Purtroppo, anche se negata e ignorata, la
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100% Fitness Mag
Marzo 2014
Dottoressa
Bianca Pane
Laureata in Filosofia e Psicopedagogia
presso l’Università di Napoli Federico
II, specializzata in Gestalt Counseling
Bioenergetica e Terapie Olistiche
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paura lavora sotto la superficie e costituisce un
vero elemento frenante a vivere pienamente
la nostra vita. Essa può riguardare, come
vedremo nei prossimi articoli, tutti gli aspetti
della nostra vita e, se non viene risolta, ci può
letteralmente paralizzare. Ce ne accorgiamo
quando, senza un vero perché, ci fermiamo
nella corsa che è la nostra quotidianità, trattenuti
da una forza ambigua e sfuggente che congiura
contro di noi. Tutto diventa difficile, pesante,
lento perché la paura blocca il dinamismo e la
trasformazione che ci fa crescere: interrompe il
movimento che è la vita. Se solo ci fermassimo
un istante ad ascoltarci, ci renderemmo conto
che l’ostacolo più grosso che si frappone tra
noi e questo divenire è, appunto, ‘la paura
della paura’. Non appena perdiamo il controllo,
manifestiamo la paura in aspetti estremamente
creativi: abbiamo paura degli spazi aperti
oppure siamo claustrofobici, temiamo i ragni
oppure le malattie, paventiamo le débacle
in camera da letto o abbiamo il terrore di
parlare in pubblico… Sono soltanto piccole
manifestazioni di qualcosa di più grosso che non
vogliamo vedere, né tantomeno risolvere. Far
finta di non avere paura, tuttavia, significa non