100% Fitness Mag - Anno VIII Giugno 2014 | Page 16
#PSICOPEDAGOGISTA
indicazioni chiare: se proviamo desiderio per
qualcuno, ogni cellula del nostro corpo lo sa. Ma
quando arriva l’informazione in maniera chiara,
ecco che la paura si scatena. Accettare le
indicazioni del nostro corpo spesso ci ingenera
un senso di malessere perché non ci rendiamo
conto di temere la forza del nostro desiderio ed
anche perché si crea subito un conflitto interno
con i tabù che sono ormai radicati nella coscienza.
Così, ricevendo i messaggi del corpo, invece di
accoglierli con gioia, ci sentiamo imbarazzati, li
neghiamo, li rimuoviamo o li sottovalutiamo.
Secoli di cultura repressiva in questo campo
ci hanno insegnato a diffidare di ciò che ci
dà piacere, e a censurarlo come pericoloso
e fuorviante. La ragione di questo timore è il
millenario condizionamento che ci porta a credere
che il corpo sia ‘meno degno’ di altri aspetti del
nostro essere, quali la mente e lo spirito, e ci
sentiamo a disagio a usarlo e a rispondere alle
sue esigenze. Il corpo è stato demonizzato invece
di essere considerato un ‘tempio’, quale è, e noi
ci siamo persi nella dicotomia tra spirito e materia.
Il risultato della paura è la vergogna. Dunque
diventa importante accettare l’informazione
corporea senza giudicarla, reprimerla o ignorarla
e, soprattutto, senza mistificarla attribuendole
altri significati, come l’abitudine di rivestire il
sesso con l’amore, un sentimento socialmente
più accettabile. Questo crea fraintendimenti
e aspettative che, per definizione, verranno
disattese, facendoci sentire inadeguati e sbagliati.
A parte la pesantissima influenza culturale in
questo ambito, cosa ci fa veramente paura
nell’ascoltare la nostra sessualità? Nelle donne,
in genere, il timore maggiore è quello di essere
giudicate ‘facili’, come si diceva una volta; negli
uomini, di solito, è la paura della ‘performance’, di
non essere all’altezza delle aspettative sessuali
della compagna, anche se nei maschi di oggi,
troviamo anche il timore di essere in intimità con
un’altra persona, di farsi avvicinare troppo. Se
abbiamo paura di vivere pienamente la nostra
sessualità, si innescano meccanismi di vergogna
e di controllo che ci fanno perdere in spontaneità
e non ci fanno godere di questo aspetto della
vita. A causa della paura saremo frustrati e
insofferenti, e diventeremo sempre più rigidi
fisicamente e interiormente.
IL CIBO COME NEMICO
Un elemento importante che riguarda il nostro
corpo è il cibo. Il corpo usa una comunicazione
semplice e diretta per indicare ciò di cui abbiamo
bisogno: la fame. Quando siamo in equilibrio il
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messaggio del corpo è immediato ed efficiente:
abbiamo voglia di un certo cibo e questo indica
la carenza di specifici nutrienti che ci mancano in
quel momento e che sono contenuti nel cibo che
ci ha stuzzicato.
Ascoltando la fame, sapremo sempre ciò
che ci serve, mangeremo la giusta quantità, e
soltanto quella che soddisfa le necessità del
nostro corpo in quel momento. Spesso, tuttavia,
questa comunicazione sembra essersi inceppata,
sostituita da altre indicazioni fallaci.
Sempre più persone, a volte anche bambini
e adolescenti, soffrono di gravi disturbi del
comportamento alimentare. E’ segno che,
invece di ascoltare il loro corpo, ascoltano
la paura del cibo. Perché? Come mai il
nutrimento, che per millenni ha sempre avuto una
connotazione importante e positiva, d’un tratto è
diventato una specie di maledizione? La risposta
è semplice: anche in questo caso, ignorando
i messaggi che il nostro corpo ci invia, non
sappiamo più quale bisogno sia reale e quale
indotto e non siamo più in grado nemmeno di
riconoscere l’informazione più elementare, poiché
essa è sostituita da idee e pregiudizi. Così il cibo
diventa uno dei mezzi usati per mascherare i
disagi più profondi. Ingurgitiamo smodatamente
o rifiutiamo di alimentarci per fugare malesseri
che nascono altrove e li traduciamo in desiderio o
rinuncia di mangiare.
Quali ad esempio? La paura di non essere
sessualmente attraenti o la paura di vivere
la nostra sessualità possono rappresentare
una ragione di compulsione verso il cibo, ma
la ragione sempre presente è il terrore di non
essere amati. Per mascherare l’infinito vuoto
che sentiamo, ci abbuffiamo con un’incredibile
quantità di ‘qualcosa’, in un tentativo senza
speranza di colmare le carenze del disamore
o dell’insicurezza sessuale. Ingrassando o
dimagrendo in modo esagerato, ci proteggiamo
o ci mascheriamo, imbruttendoci, così da non
essere più oggetti sessuali appetibili. Se non ci
sentiamo amati, tentiamo di consolarci di questo
immane dolore usando il cibo come modesto
surrogato o mettendo strati di grasso a protezione
tra noi e il mondo. Oppure diventiamo anoressici
nell’illusoria convinzione che, controllando il
cibo, potremo controllare la vita e le cose che ci
terrorizzano, come la nostra sessualità o la paura