100% Fitness Mag - Anno VIII Febbraio 2014 | Page 26

#CARDIOLOGO #POESIA Il trapianto di cuore in Italia La scoperta e l’introduzione in commercio di un nuovo farmaco nel 1980 per contrastare il rigetto degli organi trapiantati, la Ciclosporina A, consentì la diffusione dei trapianti di cuore. Questo farmaco oltre a ridurre la formazione di particolari elementi del sangue (linfociti T) che contrastano l'attecchimento di corpi estranei nell'organismo, favorendone in tal modo l’espulsione (rigetto), non agisce sugli altri elementi del sangue che sono necessari per la difesa da facili e gravi infezioni. Così anche in Italia abbiamo avuto il primo trapianto di cuore il 14 novembre 1985 che è stato eseguito a Padova dall'èquipe del prof. Vincenzo Gallucci. Fu trapiantato con successo il cuore di un ragazzo di 18 anni su Ilario Lazzari. In seguito molti altri Centri italiani hanno effettuato numerosi trapianti con successo su persone con malattie cardiache che avrebbero consentito pochi mesi di vita. Molti trapiantati dopo anni ancora vivono in buone condizioni di salute ed alcuni in piena attività lavorativa. Tuttavia, per la difficoltà di reperire cuori da trapiantare, sono stati approntati vari tipi di apparecchiature funzionanti come "cuori artificiali" temporanei in attesa di poter effettuare il trapianto definitivo. Bypass e Stent alle coronarie Sin dagli anni passati per poter osservare le condizioni delle Coronarie che portano sangue al cuore e lo circondano come un cestello, responsabili di possibili ostruzioni e di infarti, veniva introdotto in questi vasi un liquido opaco ai raggi X a mezzo di cateteri. Oggi con dei minicateteri che vengono introdotti per via percutanea, a mezzo di un ago anche dal braccio, senza lasciare alcuna traccia o fastidio, l'Emodinamista (il Cardiologo che si interessa delle indagini invasive riguardanti la cicolazione sanguigna) raggiunge l'interno del cuore e le sue coronarie. Se l'osservazione evidenzia delle ostruzione lungo i rami principali coronarici viene valutata immediatamente il tipo di intervento. Di regola se l'ostacolo alla circolazione del sangue è massiccia ed in diversi punti si prospetta la necessità dell'intervento del Cardiochirurgo per il bypass aorto-coronarico. In presenza di chiusura solo di alcune coronarie lo stesso Emodinamista interviene con una metodica detta Angioplastica. Raggiunge i punti ostruiti e vi applica, sempre a mezzo del sondino, uno Stent, che è una retina metallica posizionata e dilatata, come un palloncino, in modo da consentire poi il regolare passaggio al sangue. E dopo circa dieci anni dall'applicazione dei primi Stent oggi vengono 26 100% Fitness Mag • Febbraio 2014 applicati anche dei nuovi dispositivi di materiale assorbibile in diversi Centri cardiologici europei ed anche in Campania. Il pacemaker intracardiaco Sempre con l'ausilio delle nuove tecniche emodinamiche e con l'uso di particolari minicateteri si possono ottenere altri tipi di interventi, che vanno dalla possibile sostituzione di una valvola difettosa, al controllo dell'origine degli impulsi elettrici (esame elettrofisiologico) che possono individuare quei centri anomali determinanti scariche di impulsi di notevole frequenza e pericolosi per la persona (aritmie come la tachicardia parossistica, fibrillazione atriale e ventricolare). La possibilità di poter eliminare questi centri stimolatori anomali all'interno del cuore con mirate scariche elettriche a radiofrequenze (Ablazione transcatetere) o di sistemare un Pacemaker controllore del battito cardiaco hanno risolto queste gravi complicanze. Il pacemaker dotato di una batteria autonoma viene applicato sotto la pelle all'altezza della spalla sinistra in una "sacca" cutanea e collegato con dei minuscoli cateteri-elettrodi al cuore. E anche per questo tipo di applicazione la Medicina ha già sperimentato un nuovo tipo di apparecchiatura, il pacemaker intracardiaco, risultato della ricerca delle nanotecnologie della Nanostim. Una vera rivoluzione leadness (senza fili) nel campo della stimolazione cardiaca. Trattasi di un minuscolo apparecchio talmente piccolo da poterlo introdurre a mezzo di un catetere direttamente all'interno del cuore, nel ventricolo destro, con una batteria autonoma che può durare sino a 10-13 anni. Gli interventi mininvasivi Sino a poco tempo fa per operare sul cuore occorreva aprire il torace, tagliando lo sterno e spostando le coste dalla regione precordiale. Tutto ciò poteva portare in seguito fastidi al paziente nel riattaccarsi lo sterno dopo l'intervento. Oggi si riesce a raggiungere il cuore senza tagliare la parte anteriore del torace, ma approfittando degli spazi intercostali. In tal modo, grazie anche alle nuove attrezzature a fibre ottiche e di sofisticati sistemi, come dei piccoli robot, si eseguono interventi di bypass aorto-coronarici, di sostituzioni valvolari difettosi e difetti congeniti. Il tutto può essere eseguito anche a cuore in piena funzione, senza l'intervento della macchina cuore-polmoni.