100% Fitness Mag - Anno VIII Febbraio 2014 | Página 28
#PEDIATRA
#POESIA
Medicina narrativa:
per andare "oltre" i
quadri clinici
Dottor
Carlo Alfaro
http://bit.ly/1dzh7MF
La Medicina di oggi punta ad essere sempre più
scientifica, logica, precisa, tecnologica, rigorosa,
basata sull’evidenza.
Questo è certamente un progresso, perché
minimizza i rischi di errore. Tuttavia, si ha
l’impressione di perdere qualcosa nel rapporto
medico-paziente. È forte la sensazione
che il rapporto di cura sia anche “altro”. E
cioè qualcosa di estremamente personale,
individuale. Qualcosa che sfugge al rigore
scientifico. Qualcosa che si debba “raccontare”.
Per conoscersi, capirsi, intendersi. Nella vita
di tutti i giorni, utilizziamo la nostra capacità
narrativa per raccontarci agli altri, per dire
qualcosa di noi, del nostro passato, ma anche
delle nostre aspettative future. Allo stesso
modo, il paziente ha bisogno di “raccontare”
al medico la propria “storia di malattia”, e
questa è la descrizione più vera e completa del
suo malessere. Più importante, per lui, del mero
elenco di sintomi presentati, esami eseguiti e
medicine assunte.
Perciò, proprio oggi che la Medicina ha
raggiunto straordinari traguardi di sviluppo
tecnologico e il concetto di medicina basata
sulle evidenze è ormai molto diffuso, si sente
forte l’esigenza di recuperare il rapporto medicopaziente, dove la narrazione della patologia
del paziente al medico è considerata al pari dei
segni e dei sintomi clinici della malattia stessa.
La Medicina Narrativa (NBM, Narrative Based
Medicine, in contrasto alla EBM, Evidence Based
Medicine) si riferisce non solo al vissuto del
paziente ma anche ai vissuti del medico, e dalla
loro relazione e fusione può nascere una cosa
bellissima, l’”empatia”, il riuscire a sentire quello
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100% Fitness Mag • Febbraio 2014
che avverte l’altro. La Medicina attuale riscopre
dunque la necessità di promuovere lo sviluppo
della capacità narrativa in chi soffre, ma anche
in chi lavora giornalmente con tale sofferenza,
favorendo il reciproco incontro. Poco diffusa ma
timidamente affacciatasi da alcuni anni anche
in Italia, la Medicina narrativa si concentra sul
ruolo relazionale e terapeutico del racconto
dell'esperienza di malattia da parte del paziente
e nella condivisione dell'esperienza, attraverso
la narrazione, con il medico che lo cura.
L'elaborazione del vissuto e la comunicazione
della propria esperienza permette al paziente di
riflettere sulla propria condizione e intravederne
un senso, il che gli permette di accettarla più
facilmente e viverla in una prospettiva meno
negativa. Inoltre, la narrazione contribuisce
a migliorare il rapporto medico-paziente, a
costruire un canale comunicativo privilegiato
che aiuta la relazione terapeutica e restituisce
al malato la propria dignità di persona che va
"accolta" e ascoltata, non soltanto esaminata
dal punto di vista clinico.
Dice Arthur W. Frank: “Ascoltare una storia di
malattia non è un atto terapeutico, ma è dare
dignità a quella voce e onorarla”.
L’ascolto della narrazione del paziente
permette inoltre allo specialista di collocare e
comprendere le persone nel proprio specifico
contesto, mettendo a fuoco bisogni e corrette
strategie di intervento. Nelle relazioni di
cura, inserire la sofferenza in racconti reali
le fa acquisire un senso preciso, la rende
condivisibile e la trasforma in risorsa. Le
esperienze di malattia sono sempre parte di un
'percorso di vita': raccoglierle e confrontarle è
doveroso per condividere un progetto di cura.
Mettersi in ascolto di storie significa costruire
percorsi di partecipazione.
Tuttavia, raccogliere e portare alla luce
un'esperienza non è facile, richiede tempi
appropriati e riflessioni adeguate. A volte
il paziente può aver bisogno di esprimersi
attraverso una formula artistica: poesie, testi,
pitture, disegni, tutte espressioni che raccontano
stati d'animo, dubbi, paure, aspettative,