100% Fitness Mag - Anno VIII Aprile 2014 | Page 76
#FILOSOFIA
Ma cos'è questa
"NATURA"
Domenico Casa
Consulente filosofico
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Spesso, i sostenitori e difensori di una presunta
sua purezza originaria e immutabile, parlano
della natura come un'entità metafisica,
una specie di divinità immanente da cui far
discendere valori e comportamenti. Infatti,
l'espressione "secondo natura", benché
di vecchio stampo medievale, coniata nelle
filosofie e nelle teologie conventuali, è ancora
ricorrente e tesa a stabilire ciò che sarebbe in
sintonia con la natura e ciò che, al contrario,
sarebbe contro natura.
Ma, se si riflette senza i paraocchi ideologici e
le lenti deformanti dei pregiudizi e dei luoghi
comuni con cui è stata alimentata la mente, e
che, il più delle volte, usiamo per "guardare"
superficialmente la realtà, ci si renderà conto
che il concetto di "natura" è un concetto
astratto, mai dato o rilevato "in natura".
L'uomo, infatti, fin dalle sue prime apparizioni,
fin dai suoi primi passi e movimenti su
questo pianeta, ha prodotto dei mutamenti
incontestabili e incontrovertibili. Altrimenti
camminerebbe ancora su quattro zampe e,
tutt'al più avrebbe costruito palafitte.
Oppure si coprirebbe, se necessario, con foglie
di fico o pelli di altri animali. Tutt'al più saremmo
fermi a quel punto.
È evidente, anche ai cultori della "Natura",
che le cose non stanno così. Essi, tuttavia,
sostengono che, quando parlano di natura,
si riferiscono a ben altro, cioè a una natura
umana "spirituale". Che cosa essa sarebbe,
poi, non è una questione di facile soluzione,
poichè, a riguardo, le congetture sono tante
e, spesso, in un contrasto così stridente che
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nessuna mente dialettica (Hegel) riuscirebbe
a superare e a risolvere in una sintesi. Spia
evidente che si parla di qualcosa di ineffabile,
molto lontana dall'essere reale delle cose e
dalla loro concreta "esistenza", plasmata, nel
corso dei secoli, tenendo conto di una pluralità
di condizioni e di variabili, storiche, ambientali,
educative, psicologiche, religiose. In una parola,
"culturali". Pensare oggi l'uomo come un
essere "naturale", è praticamente impossibile.
Egli è "un universo complesso e sconosciuto"
(Alexis Carrell); "uno straniero in casa propria"
(Sigmund Freud), a cui ci si può avvicinare in
silenzio e con rispetto, nella consapevolezza
che nessun sapere, per quanto alto e profondo
possa essere, riuscirà a comprenderne la realtà
particolarissima, modificata lungo il corso dei
secoli dalla cultura. Naturali potrebbero essere
considerati gli istinti, ossia la materia grezza di
cui è costituito.
Ma anch'essi hanno subìto il lavorio della
"cultura", a leggere Freud de "Gli istinti e le
loro vicissitudini".
Sono naturali il dolore e l'amore? Certo. Ma le
modalità di espressione e di elaborazione hanno
intrapreso vie complesse e molteplici e subìto
trasformazioni talmente sorprendenti da renderli
irriconoscibili a un "uomo" di seimila anni fa, il
quale, per assurdo, ritornasse nel mondo.
Come irriconoscibile è il blocco di marmo che è
stato limato, levigato, trasformato in una statua
di un dio o di un essere umano, in un capitello,
in un rosone, un altare, un piano da lavoro,
un pavimento, un Davide di Michelangelo o in
una Venere di Milo. Ecco, il marmo sarebbe la
natura, la mano dell'artista, invece, è la cultura
che plasma l'argilla. Continuare a chiamarla
marmo, dopo essere divenuta statua o altro,
sarebbe da considerare quanto meno una
ingenuità. Che poi uno diventi statua e un
altro impiantito, è proprio da attribuire alle
modificazioni particolari che la "cultura" opera
sulla natura.