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Le origini del
calciobalilla
Giuseppe Di Gregorio
Titolare Non Solo Fitness
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Ricostruire il percorso storico del calciobalilla è
tutt'altro che semplice.
La Germania, la Francia e la Spagna si
contendono la paternità dell'atemporale
calciobalilla. C’è chi scrive che sia stato lo
spagnolo Alejandro Finisterre, che sembra
abbia avuto l’idea mentre si trovava ricoverato
in un ospedale a Madrid per le ferite riportate
in un bombardamento durante la Guerra Civile
Spagnola (1936-1939). Egli era rimasto molto
colpito dai numerosi bambini ricoverati che, a
causa delle ferite di guerra, non potevano più
giocare a calcio, e per questo, ispirandosi al
tennis da tavolo, aveva realizzato una versione
del calcio che poteva essere giocata al coperto,
in spazi abitativi di piccole dimensioni e in
condizioni fisiche non ottimali. Finisterre registrò
il brevetto nel 1937.
Altre fonti raccontano che sia stato inventato
in Germania da Broto Wachter tra gli anni
'20 e '30 e contemporaneamente anche in
Francia vennero realizzati i primi tavoli da
gioco, in particolare sembra che l'idea sia stata
concretizzata da Lucien Rosengart, operaio
della Citroën, già inventore in altri campi.
Viene spontaneo chiedersi quale sia la dizione
esatta ed è difficile dirlo, alcuni dizionari
riportano per corretta quella di biliardino, molti
altri quella di calciobalilla, denominazione,
quest'ultima, supportata da fonti storiche.
Comunque errate le dizioni bigliardino, calcino,
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calcetto, infatti: bigliardino è il sinonimo non
corretto di biliardino, a sua volta derivato da bilia
è indica, a tutto rigore, un biliardo di dimensioni
ridotte. il primo vocabolario della lingua italiana
ad accogliere la definizione di calciobalilla fu
edito nel 1952.
I tavoli da gioco vennero costruiti con cassoni
artigianali in legno con il piano da gioco in
compensato, aste in legno con gli omini o ometti
realizzati anch'essi con blocchi di legno, le porte
tagliate alle due testate e chiuse da buche di
panno per raccogliere le palline, il tutto montato
su rudimentali gambe.
Al termine della seconda guerra mondiale,
rudimentali calciobalilla furono utilizzati, con
ottimi risultati, nella riabilitazione psicomotoria
dei reduci di guerra. Nel 1947 Marcel Zosso,
diffonde i primi calciobalilla, chiamati sportfoot,
che riscuotono un immediato successo
soprattutto nel sud del paese. Egli decide di
importarlo in Italia e sceglie Alessandria come
sede. Zosso cerca i fornitori e li trova soprattutto
tra i fabbricanti di casse da morto. Il lavoro
materiale è affidato ai detenuti del carcere di
Alessandria. La Famiglia Garlando è pronta
ad accogliere la novità e inizia la produzione
dei calciobalilla. Nel gennaio 1950 è pronto il
primo sportfoot italiano, ovvero il pionieristico
calciobalilla alessandrino. Dal 1951 al 1954
ad Alessandria si costruiscono circa 12.000
calciobalilla. Quattro anni dopo si registra una
momentanea battuta d'arresto: nel 1954 il
calciobalilla è vietato dalla questura di Roma,
per essere tuttavia nuovamente reintrodotto
l'anno seguente ed avere l’enorme successo
che lo porta ad essere tutt’oggi amato da grandi
e piccoli in tutto il mondo.