100% Fitness Mag - Anno VIII Aprile 2014 | Page 46
#NEUROPSICOMOTRICISTA
A livello biologico, sembrerebbe che i bambini
con disturbo oppositivo-provocatorio abbiano un
deficit nel sistema che controlla l'inibizione dei
comportamenti aggressivi a causa anche di un
basso livello di serotonina (un neurotrasmettitore
implicato nella regolazione dell'umore) e di
cortisolo (definito come l'ormone dello stress).
Da un punto di vista cognitivo giocano un
ruolo anche le cosiddette distorsioni cognitive,
cioè i pensieri che facciamo rispetto a ciò che
ci accade e quindi il modo in cui interpretiamo
le situazioni. In particolare sia i bambini con
disturbo oppositivo-provocatorio che i loro
genitori tendono ad avere un locus of control
esterno, attribuiscono cioè i comportamenti
problematici a cause e motivi non dipendenti
da sè stessi. I genitori considerano questi
comportamenti come tratti intenzionali, stabili
e volutamente non controllati; i bambini hanno
difficoltà nel valutare in maniera corretta
le situazioni, nello scegliere una soluzione
adeguata per risolvere i conflitti, e quindi
valutare l'efficacia della propria strategia.
Fattori contestuali
Il sistema educativo si alterna spesso tra
disciplina inconsistente e incoerente ed
eccessiva rigidità e coercizione. Il punto centrale
è che, dando attenzione ai comportamenti
problematici, si stimola e si aumenta la
probabilità che vengano ripetuti mentre i
comportamenti positivi, essendo trascurati,
tendono a verificarsi con minor frequenza.
Questo circolo vizioso negativo rimanda al
bambino un'immagine negativa di sé e delle
proprie scarse capacità, spingendolo a non
cercare di migliorare.
Anche nella scuola i bambini con DOP
accumulano esperienze negative. I continui
rimproveri degli insegnanti e le reazioni
dei compagni, i quali tenderanno ad
isolarli, contribuiscono ad acuire problemi
nell'apprendimento e nelle relazioni. Il bambino
che sperimenta l'altro come ostile e giudicante,
si creerà la convinzione che gli altri sono
pericolosi e che quindi bisogna difendersi.
Dal canto loro i genitori avranno una percezione
distorta delle proprie capacità genitoriali,
innalzeranno il loro livello di stress e di
frustrazione che li porterà ad abbassare sempre
di più il limite di tolleranza.
Nel contesto familiare anche la gestione delle
dinamiche in maniera aggressiva (per esempio i
litigi tra i genitori, le botte, alzare la voce) spesso
modella i comportamenti dei bambini che
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riflettono e ripropongono gli stessi atteggiamenti
dei genitori (Modeling).
I bambini che vivono in contesti socio-culturali
svantaggiati hanno infatti una maggiore
probabilità di sviluppare un disturbo del
comportamento. La terapia può variare:
l’approccio cognitivo-comportamentale si
focalizza su come il bambino con DOP si
relaziona alle situazioni che percepisce come
frustranti e pericolose, quindi sui pensieri e
sulle emozioni, in particolare la rabbia, che ne
derivano e punta ad insegnargli delle tecniche
per imparare a gestirle. Il lavoro terapeutico con
il bambino si svolge attraverso varie fasi:
Fase psico-educativa: il bambino imparerà a
riconoscere i meccanismi che gli scatenano
la rabbia e la relazione che c'è tra situazioni/
emozioni/comportamenti.
Acquisizione delle abilità: il bambino
imparerà delle strategie, sia cognitive che
comportamentali, che userà per gestire le
situazioni che gli generano rabbia. Imparerà a
parlare a se stesso (Auto-dialogo) in maniera
positiva; ad esprimere in maniera corretta le
proprie emozioni e le proprie richieste (training
per l'assertività); a trovare delle soluzioni
più funzionali per risolvere le situazioni
problematiche (problem-solving). In pratica
avrà la consapevolezza che può gestire i suoi
comportamenti perchè dipendono da lui.
Compiti a casa: le abilità apprese in seduta,
saranno poi messe in pratica anche a casa
perchè diventino, col tempo e con l'esercizio,
delle consuetudini.
Anche per i genitori è prevista una fase psicoeducativa, in cui potranno capire bene il disturbo
e il meccanismo sul quale esso si mantiene.
Con l'aiuto del terapeuta, impareranno a:
- focalizzare la loro attenzione sui
comportamenti positivi dei bambini, in
modo da incentivare la frequenza con
cui si presentano e limitare il verificarsi di
comportamenti indesiderati (ad esempio
attraverso il rinforzo positivo, la token
economy, il costo della risposta);
- a riconoscere ed interrompere i circoli
viziosi che portano alla cronicizzazione del
problema;
- ad avere una visione più realistica e dei
pensieri più funzionali rispetto a se stessi e
alle proprie capacità genitoriali.
- Il terapeuta fornirà infine degli tecniche
comportamentali che aiuteranno i genitori a
creare un ambiente familiare affettivamente
stabile e coerente.