100% Fitness Mag - Anno VII Settembre 2013 | Page 68
100% FITNESS MAGAZINE
FILOSOFIA
MARGHERITA HACK E LA
LEGGE MORALE SECONDO
EMANUEL KANT
A
lcune settimane fa è scomparsa MARGHERITA
HACK. Subito dopo, sul web, si è scatenata una
corsa alla ricerca di una frase, un pensiero, un
breve intevento della scienziata, nel tentativo,
forse, di poter cogliere qualche tratto della sua personalità e del suo pensiero. Tra le tante messe in circolazione,
ve n’è una che richiama molto da vicino alcuni aspetti
fondamentali della “CRITICA DELLA RAGION PRATICA” di EMANUEL KANT, l’opera in cui il filosofo di
KONIGSBERG affronta il problema della morale. “Le leggi
morali - scrive la HACK - non ce le ha dettate Dio, ma
non per questo sono meno importanti. Questa dovrebbe
essere l’etica dominante senza aspettarci una ricompensa
nell’al di là”. Noi, ad esempio, siamo abituati a pensare ai
DIECI COMANDAMENTI come leggi dettate direttamente
da Dio al condottiero del popolo ebraico nella Terra Promessa. Ci si dimentica che MOSE’ era stato allevato ed
educato nella cultura dei FARAONI. Ora, se si legge “IL
LIBRO DEI MORTI” egiziano, ci si imbatte in una serie
di formule che l’anima del defunto doveva pronunciare
presentandosi al cospetto del Dio ORO e che, successivamente, si ritroveranno nei testi della BIBBIA. “O corridore
che vieni da Eliopoli... non ho commesso iniquità... non ho
rubato... non ho ucciso... non ho detto falsa testimonianza... non ho desiderato la roba d’altri... non ho desiderato
la donna d’altri... non ho bestemmiato. Ma ho dato pane
agli affamati, acqua agli assetati, vestiti agli ignudi” (Citazione da “IL VANGELO SECONDO LA SCIENZA” di
PIERGIORGIO ODIFREDDI, Ed. Einaudi). Nella cultura
ebraico-cristiana, quelli citati costituiscono il fondamento
dell’etica, che, pertanto, risulta quasi identica a quella
egiziana. Ma se si sposta l’attenzione ad altre culture, si
avvertono facilmente le discordanze e, talvolta, le opposizioni tra diverse concezioni morali. Già in età sofistica il
problema delle differenze tra i costumi delle popolazioni
che vivevano tra l’ASIA MINORE e il MEDITERRANEO destò stupore e scalpore. Ma è possibile risolvere la
questione del relativismo dei comportamenti e auspicare
il raggiungimento di una morale universale? Per KANT
la risposta è positiva, a patto che essa sia sganciata dalle
concezioni morali e religiose che si avvicendano nel corso
della storia, e che sia fondata sulla coscienza umana. Fino
al suo tempo (settecento) si riteneva che le leggi morali
discendessero da un principio primo (che entrava in contraddizione con se stesso nelle diverse culture) e fossero
affidate a dei contenuti (comportamenti) i quali mutavano
da un popolo all’altro. Un esempio potrebbe essere quello
riguardante l’uso di carne di mucca. Noi occidentali (qualche miliardo) facciamo un uso abbondante e sconsiderato
Domenico Casa
Consulente filosofico
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di carne animale. Alcune popolazioni indiane (qualche
altro miliardo) si astiene dal mangiare la carne della mucca
considerata animale sacro? Chi tra i due gruppi si comporta
bene? La questione, secondo KANT, sarebbe mal posta
in quanto la soluzione non è da affidare a dei costumi
o delle usanze particolari e nessuno delle due modalità
comportamentali-alimentari potrebbe assurgere a legge
universale. Infatti non sono esse ad essere determinanti
nel creare valore. Ciò che conta non è il “cosa” si fa, ma
“come” si agisce. Tanto è vero che spesso il contenuto della
“CRITICA DELLA RAGION PRATICA” è stato ridotto
alla formula : “l’imperativo categorico (morale) non mi dice
cosa devo fare, ma come devo agire”. Si tratta della morale
della buona volontà o della buona intenzione; la morale
del dovere-per-il-dovere che fornisce valenza universale ai
diversi comportamenti degli uomini. “Dovere! - esclama
KANT – nome sublime e grande che non porti con te
nulla di piacevole che comporti lusinghe, ma esigi la