100% Fitness Mag - Anno VII Settembre 2013 | Page 20
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LOGOPEDISTA
La balbuzie
del Re
V
ivere l’angoscia di un balbuziente, sentire la sua
ansia nell’approccio con l’altro, patire con l’insicurezza che traspira dalle sue parole, risultano potenziati all’ennesima potenza se si tratta di un re!
Lo sceneggiatore britannico-statunitense David Seidler non
avrebbe potuto raccontarci, in maniera così commovente
ed intima la balbuzie, se non l’avesse vissuta e conosciuta
in prima persona e lo fa regalandoci un film indimenticabile, “Il Discorso del Re”. Nasce così nel 2010 “The king’s
speech”, diretto da Tom Hooper.
Pellicola di grandissimo successo e vincitore di ben 4 premi
Oscar racconta la storia Albert Frederick Arthur George,
Duca di York, al trono come Giorgio VI , Re del Regno
Unito e degli altri Domini britannici d’oltremare dall’’11
dicembre 1936 fino al 1952, anno della sua morte. Fu un
monarca molto amato, guidò il paese in maniera eccellente
e trasmise coraggio al suo popolo in un periodo storico
di assoluta devastazione e tragicità quale fu la seconda
guerra mondiale.
Albert Frederick, chiamato affettuosamente Bernie, era
affetto sin da bambino da una tenace balbuzie. Trascorse
i primi anni della sua infanzia in maniera non certo serena: timido ed inibito, vittima da sempre di un’educazione
spartana (fu costretto, ad esempio, ad imparare ad usare la
destra per la scrittura, benché fosse mancino), soffriva di
una leggera deformazione alle ginocchia e di problemi di
natura gastrica. Le cronache dell’epoca, inoltre, lo descrivono come un bambino impaurito, sempre lontano dai genitori, che per impegni demandavano ad altri l’educazione
dei figli e martire del fratello maggiore, il Principe Edoardo.
Nel 1920 l’incontro con l’amore della sua vita, Elizabeth
Bowes-Lyon: se ne innamorò al punto di prenderla in sposa,
nonostante fosse una “nobile di basso rango” . Dal loro
matrimonio nacquero due figlie, Elizabeth , detta “Lilibet”,
(l’attuale regina d’Inghilterra, Elisabetta II) e Margaret.
La balbuzie di Albert Frederick era stato da sempre motivo
di grande imbarazzo e turbamento. In un’epoca in cui la
radio costituiva il mezzo di comunicazione privilegiato, la
disfluenza dell’ancora principe Albert rappresentava un
limite insormontabile. Rimane memorabile nel 1925 la sua
difficoltà nel concludere il discorso all’Empire Exhibition di
Londra, il grave imbarazzo che suscitò nella folla di presenti
e la risoluzione in lui a non esprimersi più in pubblico.
In tutti i comizi, nei discorsi pubblici o nelle comunica-
Dottoressa
Mariarosaria
D’Esposito
Laureata in Logopedia
presso l’Università di Napoli
Federico II. Disponibile
telefonicamente Giovedì e
Sabato dalle 09.00 alle 13.00
Cell. 338.3191494
zioni radiofoniche ufficiali, questa terribile forma di tartagliamento non lo lasciava, così come accadeva sempre al
cospetto del suo severo padre. Solo in ambito familiare,
con sua moglie e le sue bambine, il suo eloquio era fluido
e privo di arresti.
Fu proprio la sua amata consorte , Elizabeth, a condurre
il re allo studio di Lionel Logue, un eccentrico logopedista di origine australiana che, attraverso un elaborato
iter terapeutico, passando per le più profonde cause dell’
inadeguatezza del paziente, porta il re alla guarigione.
Una ricca gamma di esercizi respiratori, di rilassamento
muscolare e laringeo ed attività di tipo ritmico, viene espletata nell’ambito di un rapporto inizialmente non semplice,
ma via via sempre più intenso e confidenziale. Lionel,
che usava rivolgersi al re chiamandolo Bertie, proprio per
enfatizzare l’uguaglianza che regnava nella stanza di terapia, non solo riesce a ridare la voce al sovrano, ma anche
l’autostima e la dignità ad un uomo afflitto dalle tante
umiliazioni subite.
Con il suo amico e maestro Logue al suo fianco, Giorgio VI
riesce finalmente ad applicare le tecniche apprese ed a tenere senza esitazioni un comizio radiofonico alla nazione,
in occasione della dichiarazione di guerra alla Germania
nel 1939. Il discorso del Re raggiunse e commosse migliaia
di persone.
L’amicizia tra il monarca e Logue continuò per gli anni a
venire e venne insignito, per riconoscenza, del titolo di
cavaliere dell’Ordine reale vittoriano.
Il film, inno alla parola, al coraggio ed alla tenacia, ci accompagna con Bertie nel suo percorso di guarigione e nel
superamento del suo dramma personale.
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