100% Fitness Mag - Anno VII Marzo 2013 | Page 54

100% FITNESS MAGAZINE 54 FILOSOFIA È possibile un’etica universale? S pesso si rimane disorientati di fronte ai comportamenti umani, soprattutto si si tratta di quelli degli altri. Il fatto che esulano dai nostri riferimenti culturali, induce non solo a prenderne le distanze, ma a condannarli, come se i nostri fossero validi e giusti e quelli degli altri sbagliati. In realtà nel corso dei secoli, ogni comunità (intendo qui non solo le piccole comunità, ma soprattutto i grandi gruppi umani che talvolta hanno dato vita a civiltà straordinarie e irripetibili: si pensi alla civiltà cinese, all’Egitto, alla Grecia), ha elaborato e fissato i propri codici morali da cui discendono o a cui si riferiscono le azioni dei propri membri. Come si può, ad esempio, immaginare che i comportamenti degli egiziani siano sbagliati e quelli dei greci giusti? Come è possibile, oggi, ritenere che i costumi degli africani, ad esempio, siano manchevoli e scorretti e i nostri adeguati? Già nel VI secolo a.c. Il sofista Protagora si poneva lo stesso interrogativo a proposito dei comportamenti delle popolazioni contemporanee a quella greca e di fronte ai quali i greci storcevano il naso, quando non manifestavano aperta ripugnanza e ribrezzo. Noi occcidentali, che dai greci abbiamo mosso i primi passi, con minore tolleranza di quei nostri ascendenti, pare che siamo peggiorati di molto, avendo (o presumendo di avere in tasca, pronte all’uso) tutte le verità, da cui discendono i nostri comportamenti ritenuti sempre giusti e buoni. Nel secolo scorso, grandi antropologi come Bronislaw Malinowki e Margaret Mead, e in seguito Claude Levi-Strauss, hanno scoperto e studiato a fondo i comportamenti di antiche popolazioni contemporanee, cosiddette primitive, solo perché distanti dalle nostre regioni tecnologiche con i loro carichi positivi e negativi. Ci sorprenderemmo ad esempio a sapere che in alcune popolazioni del secolo scorso ancora si era convinti che i maschi avvertissero le doglie del parto, o che in altre vi era la credenza che le donne venssero rese gravide dagli antenati. Questi giungevano sulle onde del mare e le bagnavano con il loro seme mentre restavano sdaraiate sulla spiaggia. Il rapporto sessuale era considerato del tutto irrilevante dal punto di vista procreativo. Sbagliati? Risibili? Non è affatto così. I contenuti dell’agire, cioè i nostri comportamneti che poggiano su stratificazioni comportamentali secolari, non sono affatto rilevanti dal punto di vista etico. Ciò che è importante (leggo da Kant) è il modo con cui agiamo, la forma del nostro agire. In altre parole, la buona intenzione. Io posso compiere azioni tra le più straordinarie, ma se la mia intenzione, il mio cuore è malvagio, tutte le azioni ne saranno inquinate. Kant dice chiaramente che non importante quello che faccio, ma il modo con cui lo faccio. Non è rilevante il fatto che gli arabi non consumino carne suina e noi sì. Quello che rende positivo dal punto di vista etico le azioni degli uni e degli altri è l’intenzione che regge l’azione. La buona intenzione degli altri, è ovvio, nessuno può misurarla e giudicarla. Domenico Casa Consulente filosofico Cell. 3393318463 [email protected] “Ama et fac quod vis”, ama e fa ciò che vuoi. L’adagio di Agostino d’Ippona , tra le luci e le ombre del suo pensiero, potrebbe costituire la sintesi del grande messaggio cristiano, che, purtroppo, lungo il corso di due millenni, insieme a tante altissime esperienze e testimonianze positive (Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, Giovanni XXIII, Teresa di Calcutta) ha subìto e ricambiato il contrario dell’amore. Ama e fa ciò che vuoi. L’amore è l’unico contenuto universale del “tu devi” kantiano. E, infatti come si fa a sapere se il mio comportamento è valido dal punto di vista etico? Non potrei prendere lucciole per lanterne? Come faccio a rendermi conto se la mia intenzione è positiva, possiede cioè una valenza etica? Anche una guerra potrebbe essere giustificata se fatta con “buone” intenzioni. Lo è stato per secoli e lo è ancora. Anche uccidere una moglie infedele, massacrare di botte un tossicodipendente, un randagio, uomo o animale non fa differenza, potrebbero trovare, nelle menti contorte degli uomini, delle ragioni che legittimino atti scellerati e sanguinari, come scellerati e violenti sono talvolta i linguaggi. Non è così per Agostino. Non è così per Kant. Di fronte ad osservazioni del genere Agostino risponderebbe “L’amore è la misura di tutte le azioni”. Kant risponderebbe senza esitazione. “Agisci in modo da trattare l’umanità in te stesso come negli altri sempre come fine mai come mezzo”. Coniugherei le due massime in questo modo: Tu devi agire e l’unico modo per conoscere se la tua azione è positiva è l’amore cioè la buona intenzione. Ama et fac quod vis. E’ l’amore a giustificare tutto. Esso è l’unico contenitore positivo delle nostre azioni, la bussola su cui dovremmo orientarci per dare valore ai nostri comportamenti e contrastare le correnti negative che rischiano, in ogni tempo, di travolgerci. Ciò non significa essere, con un termine che, a ragione, non riscuote molta simpatia, buonisti, e accettare tutto in nome dell’amore. Perché l’amore non è separabile dalla giustisia, si trova a disagio con la falsità, l’ipocrisia, la menzogna e la violenza, in qualsiasi modo essa si manifesti. L’amore è esigente, richiede rigore, educazione, rispetto degli altri. Di qualunque altro. Di ogni forma vivente.