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CARDIOLOGO
mila tonnellate di caffè, metà Arabica
e metà Robusta, mentre ne esporta
circa 3.800 tonnellate verso l’estero.
E’ stato rilevato che piace il gusto
“made in Naples”.
Gli effetti dei suoi
componenti
La caffeina è il componente più
importante che troviamo nel caffè.
E’ un antagonista di una sostanza
prodotta dall’organismo, l’Adenosina, che agisce come inibitore del Sistema nervoso, e perciò agisce come
stimolante. Una tazzina di caffè
contiene dai 50 agli 80 milligrammi
di caffeina, che varia a seconda della
preparazione (tipo americano, turco,
espresso, moka). Una volta si riteneva che il consumo di caffè potesse
influenzare le condizioni cardiovascolari nel senso di comprometterne
lo stato; opinione che nel tempo è
stata modificata dalle osservazioni di
molti studi scientifici. Naturalmente
va precisato che si consiglia di non
superare le 4-5 tazzine di caffè al giorno, poi se vi sono delle associazioni
di condizioni come l’accanimento al
fumo o vita eccessivamente sedentaria oppure condizioni patologiche
preesistenti di alterazioni del ritmo
del cuore (extrasistoli, aumento del
battito cardiaco), dolori al cuore da
insufficienza coronarica, infarto cardiaco recente, segni di scompenso
cardiaco, ictus cerebrale, il caffè può
comportare delle alterazioni come il
peggioramento della situazione preesistente, e quindi andrebbe eliminato.
Sulla pressione arteriosa la caffeina
può apportare una piccola elevazione, non percepibile neppure dalla misurazione, in parte compensata dalla
vasodilatazione che apporta a livello
di alcuni distretti importanti, come
il cervello (ciò comporta un senso di
miglioramento intellettivo anche immediato) ed i reni, con conseguente
urinazione abbondante. Studi recenti hanno poi dimostrato che non vi
sono riscontri oggettivi che possono
far pensare ad una correlazione tra
assunzione di caffè e sviluppo di alterazioni coronariche in soggetto in
buona salute.
Effetti sul colesterolo
In merito alla possibilità che il caffè
potesse favorire l’aumento del colesterolo, specie la frazione LDL, cioè
quella cattiva che favorisce nel tempo
le occlusioni dei vasi arteriosi e coronarici per la formazione di depositi
grassosi (placche), è stato rilevato che
questo può dipendere dalla presenza
di altre sostanze presenti nel caffè e
precisamente il Cafestolo e Cafeolo.
Tuttavia si è potuto stabilire che tali
sostanze sono presenti in particolar
modo nel caffè bollito, come quello
turco, scandinavo, francese ed in piccolissime quantità (0,2-0,6 milligrammi per tazzina) in quello espresso o di
Moka o americano. Tali sostanze si
formano durante la bollitura ma vengono rimossi dall’utilizzo di filtri. Va
anche precisato che il caffè non crea
“dipendenza” ma solo abitudine, per
la necessità di migliorare momentaneamente certi stati di affaticamento
dovuti a condizioni di lavoro o di
studio o di particolari stress. E’ stato
anche dimostrato che certe condizioni che si possono avvertire dopo
il caffè nel tempo vengono attenuate
per una condizione di tolleranza alla
caffeina con una minore interferenza
sull’organismo. Anche in gravidanza
si riteneva che l’assunzione di caffè
potesse favorire aumenti della pressione arteriosa. Un recente studio
olandese ha valutato l’associazione
tra l’assunzione di caffeina in una
popolazione di 7.890 donne in gravidanza ed il rischio di ipertensione.
La conclusione è stata che non vi
sono rapporti tra caffeina e alterazioni della pressione, così come eventi
cardiaci negativi. Inaspettatamente
invece risulterebbe possibile un effetto protettivo sulle condizioni cardiovascolari della gestante da parte della
caffeina, ma tale dato merita ulteriori
conferme.
Altri effetti positivi
Non vanno poi trascurati degli effetti positivi riscontrati negli ultimi
anni da studiosi in molte parti del
mondo, come la protezione che il
caffè potrebbe dare sulla comparsa
dei tumori del fegato e dell’intestino
colon, sulla osteoporosi, nel favorire
la digestione a stomaco pieno, nel favorire l’azione metabolica (evitando
la formazione di depositi di grasso)
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