100% Fitness Mag - Anno VII Marzo 2013 | Page 28

100% FITNESS MAGAZINE CARDIOLOGO mila tonnellate di caffè, metà Arabica e metà Robusta, mentre ne esporta circa 3.800 tonnellate verso l’estero. E’ stato rilevato che piace il gusto “made in Naples”. Gli effetti dei suoi componenti La caffeina è il componente più importante che troviamo nel caffè. E’ un antagonista di una sostanza prodotta dall’organismo, l’Adenosina, che agisce come inibitore del Sistema nervoso, e perciò agisce come stimolante. Una tazzina di caffè contiene dai 50 agli 80 milligrammi di caffeina, che varia a seconda della preparazione (tipo americano, turco, espresso, moka). Una volta si riteneva che il consumo di caffè potesse influenzare le condizioni cardiovascolari nel senso di comprometterne lo stato; opinione che nel tempo è stata modificata dalle osservazioni di molti studi scientifici. Naturalmente va precisato che si consiglia di non superare le 4-5 tazzine di caffè al giorno, poi se vi sono delle associazioni di condizioni come l’accanimento al fumo o vita eccessivamente sedentaria oppure condizioni patologiche preesistenti di alterazioni del ritmo del cuore (extrasistoli, aumento del battito cardiaco), dolori al cuore da insufficienza coronarica, infarto cardiaco recente, segni di scompenso cardiaco, ictus cerebrale, il caffè può comportare delle alterazioni come il peggioramento della situazione preesistente, e quindi andrebbe eliminato. Sulla pressione arteriosa la caffeina può apportare una piccola elevazione, non percepibile neppure dalla misurazione, in parte compensata dalla vasodilatazione che apporta a livello di alcuni distretti importanti, come il cervello (ciò comporta un senso di miglioramento intellettivo anche immediato) ed i reni, con conseguente urinazione abbondante. Studi recenti hanno poi dimostrato che non vi sono riscontri oggettivi che possono far pensare ad una correlazione tra assunzione di caffè e sviluppo di alterazioni coronariche in soggetto in buona salute. Effetti sul colesterolo In merito alla possibilità che il caffè potesse favorire l’aumento del colesterolo, specie la frazione LDL, cioè quella cattiva che favorisce nel tempo le occlusioni dei vasi arteriosi e coronarici per la formazione di depositi grassosi (placche), è stato rilevato che questo può dipendere dalla presenza di altre sostanze presenti nel caffè e precisamente il Cafestolo e Cafeolo. Tuttavia si è potuto stabilire che tali sostanze sono presenti in particolar modo nel caffè bollito, come quello turco, scandinavo, francese ed in piccolissime quantità (0,2-0,6 milligrammi per tazzina) in quello espresso o di Moka o americano. Tali sostanze si formano durante la bollitura ma vengono rimossi dall’utilizzo di filtri. Va anche precisato che il caffè non crea “dipendenza” ma solo abitudine, per la necessità di migliorare momentaneamente certi stati di affaticamento dovuti a condizioni di lavoro o di studio o di particolari stress. E’ stato anche dimostrato che certe condizioni che si possono avvertire dopo il caffè nel tempo vengono attenuate per una condizione di tolleranza alla caffeina con una minore interferenza sull’organismo. Anche in gravidanza si riteneva che l’assunzione di caffè potesse favorire aumenti della pressione arteriosa. Un recente studio olandese ha valutato l’associazione tra l’assunzione di caffeina in una popolazione di 7.890 donne in gravidanza ed il rischio di ipertensione. La conclusione è stata che non vi sono rapporti tra caffeina e alterazioni della pressione, così come eventi cardiaci negativi. Inaspettatamente invece risulterebbe possibile un effetto protettivo sulle condizioni cardiovascolari della gestante da parte della caffeina, ma tale dato merita ulteriori conferme. Altri effetti positivi Non vanno poi trascurati degli effetti positivi riscontrati negli ultimi anni da studiosi in molte parti del mondo, come la protezione che il caffè potrebbe dare sulla comparsa dei tumori del fegato e dell’intestino colon, sulla osteoporosi, nel favorire la digestione a stomaco pieno, nel favorire l’azione metabolica (evitando la formazione di depositi di grasso) quind H[