100% Fitness Mag - Anno VII Maggio 2013 | Page 34

100% FITNESS MAGAZINE FISIOTERAPISTA Finalmente on-line il nuovo sito: www.salutefitness.it Se piangi, se ridi… io sono con te! Q Dottoressa Mariarosaria D’Esposito Laureata in Logopedia presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile telefonicamente Giovedì e Sabato dalle 09.00 alle 13.00 - Cell. 338.3191494 34 uante volte, magari nel cuore della notte, svegliati da un pianto disperato ci chiediamo:” Ma vorrà dirci qualcosa?”. Ebbene si! Il nostro neonato ci parla ed inizia a farlo in un’epoca precocissima, molto prima di padroneggiare il linguaggio verbale. Nasciamo con un prezioso corredo mimico, gestuale, vocale e motorio e non impieghiamo molto a capire che questo patrimonio ha una notevole potenzialità ed efficacia comunicativa. Ma procediamo con ordine. All’atto della nascita, cosi come nei primissimi giorni di vita, il nostro neonato piange e si agita in maniera assolutamente inconsapevole. Impara dopo poche ore a riconoscere l’odore della madre, ma non ha ancora affinato gli strumenti per richiedere lei o il nutrimento affettivo e fisico che gli offre. Il neonato non ha, per ora, consapevolezza di poterci “parlare” attraverso il pianto. La risposta costante e solerte che l’adulto fornisce aiuta il piccolo a capire che il suo gemito è un “segnale”. Arricchito di un valore comunicativo, il pianto diviene “richiamo”. La comunicazione nel neonato passa così da una prima fase, definita “pre-intenzionale”, ad una “intenzionale”: ora il nostro piccolo piange perché ha fame, sonno o vuole essere cullato. Similmente accade per il sorriso. Non è molto gratificante pensare che i primi tenerissimi sorrisi del nostro piccolo siano solo delle involontarie espressioni facciali. Eppure è così! Talvolta , mentre vegliamo il suo sonno, come se guardassimo un film a cui è stato tolto il sonoro, ci intenerisce con un dolcissimo sorriso, che noi prontamente interpretiamo come di risposta ad un sogno piacevole. Spiacente, ma non le è! Durante la fase di sonno REM il neonato sorride di frequente. Involontario e non “di reazione” il sorriso, nei primissimi giorni di vita, viene definito “endogeno” (vale a dire “rivolto a se stesso”) . Come per il pianto sarà necessario aspettare il secondo mese di vita, perchè il sorriso diventi “esogeno”, ossia di risposta ad uno stimolo e rivolto all’altro. Bisognerà attendere ancora un mese, affinché il nostro bebè impari a comunicare e ricevere benessere con il sorriso, a sorridere “insieme”, in sincronia, nella straordinarietà ed unicità del rapporto con la madre. Nei primi mesi di vita abbiamo conosciuto la voce del nostro piccolo solo attraverso il suo pianto. Sarà emozionante e commovente sentirlo, a circa 6 mesi, emettere suoni anche in contesti più sereni e tranquilli. Inizia così a giocare con la sua voce e, con evidente soddisfazione di tutti, si apre la fase della lallazione. Benché sia già caratterizzata dalla produzione della sillaba, questa iniziale fase nota come “babbing riduplicato” appare semplice, se rapportata a quella della