100% FITNESS MAGAZINE
FISIOTERAPISTA
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Se piangi, se ridi…
io sono con te!
Q
Dottoressa
Mariarosaria
D’Esposito
Laureata in Logopedia presso
l’Università di Napoli Federico
II. Disponibile telefonicamente
Giovedì e Sabato dalle 09.00
alle 13.00 - Cell. 338.3191494
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uante volte, magari nel cuore
della notte, svegliati da un pianto disperato ci chiediamo:” Ma
vorrà dirci qualcosa?”. Ebbene
si! Il nostro neonato ci parla ed inizia a farlo
in un’epoca precocissima, molto prima di
padroneggiare il linguaggio verbale.
Nasciamo con un prezioso corredo mimico,
gestuale, vocale e motorio e non impieghiamo molto a capire che questo patrimonio
ha una notevole potenzialità ed efficacia
comunicativa. Ma procediamo con ordine.
All’atto della nascita, cosi come nei primissimi giorni di vita, il nostro neonato piange
e si agita in maniera assolutamente inconsapevole. Impara dopo poche ore a riconoscere l’odore della madre, ma non ha ancora
affinato gli strumenti per richiedere lei o il
nutrimento affettivo e fisico che gli offre. Il
neonato non ha, per ora, consapevolezza
di poterci “parlare” attraverso il pianto. La
risposta costante e solerte che l’adulto fornisce aiuta il piccolo a capire che il suo gemito è un “segnale”. Arricchito di un valore
comunicativo, il pianto diviene “richiamo”.
La comunicazione nel neonato passa così da
una prima fase, definita “pre-intenzionale”,
ad una “intenzionale”: ora il nostro piccolo
piange perché ha fame, sonno o vuole essere
cullato. Similmente accade per il sorriso.
Non è molto gratificante pensare che i primi
tenerissimi sorrisi del nostro piccolo siano
solo delle involontarie espressioni facciali.
Eppure è così! Talvolta , mentre vegliamo
il suo sonno, come se guardassimo un film a
cui è stato tolto il sonoro, ci intenerisce con
un dolcissimo sorriso, che noi prontamente
interpretiamo come di risposta ad un sogno
piacevole. Spiacente, ma non le è!
Durante la fase di sonno REM il neonato
sorride di frequente. Involontario e non “di
reazione” il sorriso, nei primissimi giorni
di vita, viene definito “endogeno” (vale a
dire “rivolto a se stesso”) . Come per il
pianto sarà necessario aspettare il secondo
mese di vita, perchè il sorriso diventi “esogeno”, ossia di risposta ad uno stimolo e
rivolto all’altro. Bisognerà attendere ancora un mese, affinché il nostro bebè impari
a comunicare e ricevere benessere con il
sorriso, a sorridere “insieme”, in sincronia,
nella straordinarietà ed unicità del rapporto
con la madre.
Nei primi mesi di vita abbiamo conosciuto
la voce del nostro piccolo solo attraverso il
suo pianto. Sarà emozionante e commovente sentirlo, a circa 6 mesi, emettere suoni
anche in contesti più sereni e tranquilli.
Inizia così a giocare con la sua voce e, con
evidente soddisfazione di tutti, si apre la fase
della lallazione. Benché sia già caratterizzata
dalla produzione della sillaba, questa iniziale fase nota come “babbing riduplicato”
appare semplice, se rapportata a quella della