100% Fitness Mag - Anno VII Giugno 2013 | Page 16

16 100% FITNESS MAGAZINE recentemente sono stati considerati anche gli eventuali effetti positivi e i possibili effetti di risorsa delle famiglie ricostituite. È accertato ormai che la separazione o il divorzio di per sé non costituiscono motivo di psicopatologia infantile. Parte dei sintomi (problemi psicologici e/o di adattamento sociale) che i bambini mostrano nel corso della separazione dei genitori risulta in realtà già presente prima o comunque già strutturata. Inoltre, bisogna considerare che tutte le problematiche psicopatologiche che emergono appartengono non solo al mondo interno dell’individuo, ma anche al sistema complessivo della famiglia. È stato osservato che sono necessari circa due anni per elaborare un evento di separazione familiare, anche se ben gestito, in quanto in ogni caso risulta gravemente destabilizzante. In questo lasso di tempo, inevitabilmente lungo, spesso può crearsi un clima di angoscia e insicurezza. Si tratta, inoltre, di una fase di transizione in cui si vive una radicale trasformazione degli abituali contesti di vita, delle abitudini quotidiane e delle modalità relazionali. Una vera e propria destabilizzazione del contesto esistenziale. La prolungata esposizione a stress del genere costituisce un fattore di rischio per la salute psichica ed il benessere mentale dei bambini (già particolarmente sensibili ai cambiamenti per questioni evolutive), come del resto lo è anche per gli adulti. I bambini, soprattutto quelli più piccoli, hanno un estremo bisogno di stabilità. Pertanto, si consiglia sempre di garantire una sufficiente continuità nel rapporto di entrambi i genitori con i figli. Spesso i bambini, all’inizio della vicenda separativa, temono segretamente di essere abbandonati da uno dei due genitori. Si rassicurano sperimentando che, nonostante il cambiamento della relazione coniugale, i genitori restano entrambi presenti, in tal modo è possibile avviare un processo di adattamento alla nuova situazione. Un altro suggerimento è quello di non protrarre le situazioni di ambiguità. L’incertezza sull’esito della crisi coniugale prolungata troppo nel tempo fa sentire i bambini in balia dell’imprevedibilità e della confusione. In questo frangente possono sentirsi responsabili delle difficoltà esistenti tra i genitori, oppure fantasticare di avere il potere di far riappacificare i genitori o di avere la colpa di quanto sta avvenendo. È sempre preferibile la chiarezza anche se dolorosa. Non è tanto la separazione in sé ad essere fonte di difficoltà, quanto l’alta conflittualità che spesso l’accompa- gna. In queste situazioni i genitori, presi dai loro bisogni (di vendetta, di orgoglio ferito) non sono in grado di accorgersi dell’imprescindibile esigenza dei figli di avere genitori capaci di trovare un accordo tra loro. Quando i genitori, pur nella sofferenza di riconoscere finita la propria storia, riescono a trovare strategie di collaborazione, i figli superano con minore difficoltà la separazione. Oggettivamente è difficile collaborare con la stessa persona da cui ci si sente feriti, traditi o delusi. La mediazione familiare aiuta proprio i genitori che si separano a trovare modalità efficaci di collaborazione. Tra le più gravi patologie da separazione oggi è riconosciuta la sindrome da alienazione genitoriale (PAS Parental Alienation Syndrome), un disturbo psicologico che può insorgere nei figli in seguito al loro coinvolgimento in separazioni eccessivamente conflittuali non appropriatamente mediate. I figli progressivamente perdono il contatto affettivo con un genitore ed esibiscono astio e disprezzo ingiustificato contro questi in seguito ad una prolungata manipolazione da parte dell’altro genitore. Il genitore alienante arriva a usare espressioni denigratorie, false accuse di trascuratezza, violenza o abuso contro il genitore alienato. Questa realtà virtuale familiare genera nei figli profondi sentimenti H]\