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recentemente sono stati considerati
anche gli eventuali effetti positivi e i
possibili effetti di risorsa delle famiglie
ricostituite.
È accertato ormai che la separazione
o il divorzio di per sé non costituiscono motivo di psicopatologia infantile.
Parte dei sintomi (problemi psicologici e/o di adattamento sociale) che
i bambini mostrano nel corso della
separazione dei genitori risulta in
realtà già presente prima o comunque già strutturata. Inoltre, bisogna
considerare che tutte le problematiche psicopatologiche che emergono
appartengono non solo al mondo
interno dell’individuo, ma anche al
sistema complessivo della famiglia.
È stato osservato che sono necessari
circa due anni per elaborare un evento di separazione familiare, anche se
ben gestito, in quanto in ogni caso
risulta gravemente destabilizzante. In
questo lasso di tempo, inevitabilmente lungo, spesso può crearsi un clima
di angoscia e insicurezza. Si tratta,
inoltre, di una fase di transizione in
cui si vive una radicale trasformazione degli abituali contesti di vita, delle
abitudini quotidiane e delle modalità
relazionali. Una vera e propria destabilizzazione del contesto esistenziale. La prolungata esposizione a stress
del genere costituisce un fattore di
rischio per la salute psichica ed il
benessere mentale dei bambini (già
particolarmente sensibili ai cambiamenti per questioni evolutive), come
del resto lo è anche per gli adulti.
I bambini, soprattutto quelli più piccoli, hanno un estremo bisogno di
stabilità. Pertanto, si consiglia sempre
di garantire una sufficiente continuità nel rapporto di entrambi i genitori
con i figli. Spesso i bambini, all’inizio della vicenda separativa, temono
segretamente di essere abbandonati
da uno dei due genitori. Si rassicurano sperimentando che, nonostante
il cambiamento della relazione coniugale, i genitori restano entrambi
presenti, in tal modo è possibile avviare un processo di adattamento alla
nuova situazione.
Un altro suggerimento è quello di non
protrarre le situazioni di ambiguità.
L’incertezza sull’esito della crisi coniugale prolungata troppo nel tempo
fa sentire i bambini in balia dell’imprevedibilità e della confusione. In
questo frangente possono sentirsi
responsabili delle difficoltà esistenti
tra i genitori, oppure fantasticare di
avere il potere di far riappacificare i
genitori o di avere la colpa di quanto
sta avvenendo. È sempre preferibile la
chiarezza anche se dolorosa.
Non è tanto la separazione in sé ad
essere fonte di difficoltà, quanto l’alta
conflittualità che spesso l’accompa-
gna. In queste situazioni i genitori,
presi dai loro bisogni (di vendetta,
di orgoglio ferito) non sono in grado di accorgersi dell’imprescindibile
esigenza dei figli di avere genitori
capaci di trovare un accordo tra loro.
Quando i genitori, pur nella sofferenza di riconoscere finita la propria
storia, riescono a trovare strategie di
collaborazione, i figli superano con
minore difficoltà la separazione. Oggettivamente è difficile collaborare
con la stessa persona da cui ci si sente
feriti, traditi o delusi. La mediazione
familiare aiuta proprio i genitori che
si separano a trovare modalità efficaci
di collaborazione.
Tra le più gravi patologie da separazione oggi è riconosciuta la sindrome da
alienazione genitoriale (PAS Parental
Alienation Syndrome), un disturbo
psicologico che può insorgere nei figli
in seguito al loro coinvolgimento in
separazioni eccessivamente conflittuali non appropriatamente mediate. I figli progressivamente perdono
il contatto affettivo con un genitore
ed esibiscono astio e disprezzo ingiustificato contro questi in seguito
ad una prolungata manipolazione da
parte dell’altro genitore. Il genitore
alienante arriva a usare espressioni
denigratorie, false accuse di trascuratezza, violenza o abuso contro il
genitore alienato. Questa realtà virtuale familiare genera nei figli profondi sentimenti H]\