100% Fitness Mag - Anno VII Gennaio 2013 | Page 26
100% FITNESS MAGAZINE
PSICOPEDAGOGISTA
Chi sopravvive cerca sempre fuori di
sé la propria realizzazione, la compensazione alle proprie necessità
psicologiche, alle proprie lacune, ai
propri difetti, alla propria nevrosi, alla
propria ansia. In fondo, chi sopravvive si illude di vivere. Sopravvivere
significa aver paura di vivere.
Chi sopravvive esiste solo a scapito di
qualcun altro. Chi sopravvive esiste
solo escludendo, in fondo alla propria
intimità, l’altro. Chi sopravvive esiste
solo sul fallimento dell’altro, solo percependo l’altro come nemico, anche
se non lo ammette.
Dunque chi sopravvive può diventare
preda dell’altro, dà potere all’altro,
perché chi sopravvive teme la sconfitta, ne prova terrore, e soffre, soffre
terribilmente. Sa che, in fondo, è un
impotente, un incapace. Per questo
cerca e si affida a persone che si
mostrano sicure di sé, che mostrano
di detenere, a livello di immagine,
esteriormente, apparentemente, la
capacità di soddisfare i suoi bisogni.
Non a caso, in questa società, hanno
successo le persone che vanno in televisione a promettere la liberazione
dai bisogni, dai problemi, dalle sofferenze. Non a caso vanno di moda le
persone e i talk show più superficiali,
meno problematici.
La persona che sopravvive trascorre
tutta l’esistenza a negare la propria
paura di perdere, di vedersi in crisi, sconfitta. E per attuare ciò, se da
una parte si lega a persone di potere, dall’altra usa il potere, domina la
persona che sente più debole. Chi è
preda di un’altra persona o dell’opinione altrui sente la necessità, a
propria volta, di controllare, di dominare l’altro. Esiste solo nella misura in
cui l’altro ha bisogno di lui.
Molte sono le persone, a questo proposito, che si credono buone, mature,
realizzate, che credono di amare perché si sentono il punto di riferimento per l’altro, per la persona amata,
perché gestiscono la vita dell’altro,
ma in realtà si sentono vive a spese
dell’altro, nella misura in cui sentono
di possedere l’altro, di manipolarlo
sottilmente, di renderlo oggetto, con
idee e comportamenti simili ai propri.
Sono sempre più convinta che l’origine dell’incapacità di vivere, di
assumersi le proprie responsabilità,
di non dominare l’altro, di dare senso
Per un buon viaggio di vita…
Mai identificarci nei pensieri che facciamo, ma tenerli a giusta
distanza, dialogare con essi.
Mai identificarci nelle emozioni che proviamo, ma tenerle a giusta distanza, dialogare con esse.
Mai identificarci nelle sensazioni che sentiamo, ma tenerle a
giusta distanza, dialogare con esse.
Non dimenticare mai, soprattutto nei momenti difficili, di sofferenza, che possediamo una parte divina, immortale, spirituale,
in noi.
Fare sì che sia questa parte spirituale a creare le priorità del
nostro vivere.
Quando ti senti colpito, calunniato, offeso, tradito, pensa alla tua
parte immortale, spirituale.
La parte spirituale di ciascuno di noi rimane sempre intatta, le
cose terrene non la scalfiscono.
In quei momenti soffre la nostra parte fisica, emozionale, mentale, psichica, sentimentale, mai la parte spirituale, perché divina,
immortale, non di questa terra.
La parte spirituale, immortale, è tradita nella propria essenza
solo quando tu fai del male.
alla propria esistenza, derivi dal non
superamento delle figure genitoriali
nel periodo infantile.
Solo chi ha potuto introiettare
positivamente la figura del padre
e della madre può divenire padre
e madre di se stesso. Potrà camminare nel mondo senza bisogno
di dominare alcuno. Perché ha
se stesso. Perché trova protezione nell’elemento paterno che ha
introiettato, fatto suo. Perché trova
accoglienza nella parte materna che
ha introiettata, fatta sua.
Chi ha imparato a diventare
padre e madre di se stesso non
teme la solitudine. Non è mai solo.
Ha creato dentro di sé un luogo dove
trova sempre la forza per vivere, per
affrontare consapevolmente la vita.
Ha ucciso definitivamente i propri
sensi di inferiorità, di impotenza,
di inadeguatezza. Non sente alcun
bisogno di possedere altre persone,
di manipolarle e controllarle. Non si
sente debole e non usa il potere
sugli altri. Solo chi si sente insicuro,
come abbiamo visto, cerca il potere.
Chi sopravvive, chi si sente debole,
inadeguato, cerca all’esterno di sé ciò
che non trova dentro di sé: l’affetto,
la conferma del proprio valore, la
capacità di ascolto. Le difficoltà che
si incontrano nel rapportarsi con l’e-
sterno, molte volte, sono le difficoltà
che una persona, senza saperlo, incontra nel rapportarsi con se stessa.
Ad esempio, l’assunzione smodata
di cibo riflette, in fondo, il grande
bisogno di nutrimento psicologico,
affettivo, interiore.
Chi ha introiettato positivamente
le figure parentali, invece, sa anche
prendersi cura di se stesso, del bambino che c’è in lui. Solo così si può
accettare di non rimanere soddisfatti
della vita, della realtà, senza perdere
la propria vitalità, la propria identità.
Solo così si può vivere senza cercare la soddisfazione di bisogni esterni, materiali. Solo così si impara ad
affrontare la sofferenza, il dolore, i
momenti difficili della vita, le sconfitte. Si è diventati eroi. Uomini veri.
Capaci di porsi in cammino lungo il
proprio viaggio di crescita, affrontando i propri draghi.
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