100% Fitness Mag - Anno VII Gennaio 2013 | Page 16
100% FITNESS MAGAZINE
PSICOLOGA
Piccoli pinocchio e
bugie importanti
P
inocchio nasce nel 1883
dalla penna di uno scrittore
fiorentino (Carlo Collodi, al
secolo Carlo Lorenzini), appassionato del linguaggio metaforico
della fiaba.
La fiaba racconta che Pinocchio, appena nato, fa dispetti e dice bugie.
Ma come mai? Come possiamo comprendere questo comportamento?
Per prima cosa consideriamo chi è
Pinocchio.
Pinocchio è un bambino che, in verità, è un burattino nato da un ceppo
di legno e non da una mamma. È un
pezzo di legno impacciato che vuole emergere dalla materia grezza e
sentirsi vivo. Nasce già grandicello,
dell’età giusta per andare a scuola.
Pinocchio si è perso, quindi, un pezzo
di sviluppo, non è stato nel pancione
della mamma e non ha ricevuto le
sue prime affettuose cure.
Si può ipotizzare, dunque, che Pinocchio dica le bugie per sostituire
una realtà inaccettabile con una fantasticata. La realtà inaccettabile per
Pinocchio è che non ha una mamma.
Secondo alcuni psicologi dell’età evolutiva, fra i quali Jean Piaget, prima
dei 4 anni i bambini non sanno dire
le bugie perché la loro mente non è
ancora in grado di distinguere fra il
mondo fantastico e il mondo reale.
Infatti, un bambino in età prescolare
può dire di aver visto un asino volare al parco ed esserne veramente
convinto, perché non riesce ancora
a fare una distinzione fra fantasia e
realtà. Nei primi anni dello sviluppo,
infatti, predomina ancora un pensiero
in qualche modo “magico” e onnipotente che, mischiando fantasia e realtà, spinge a creare storie immaginarie.
Questo rappresenta per i bambini una
risorsa fondamentale per fare esperienza di un proprio mondo interno
autonomo e per imparare a gestire
emozioni e conflitti rielaborando e
Dottoressa
Luisa Donnarumma
Psicologa Psicoterapeuta
Cell. 3498146558 - Tel. 081.8023204
assegnando significati e versioni diverse ad una realtà ancora difficile
da capire.
In genere solo verso i cinque o sei
anni, il bambino incomincia a distinguere il vero dal falso. Con lo strutturarsi di un pensiero di tipo “operatorio” i bambini imparano il significato
morale della verità e della menzogna
e tendono ad uniformarsi a norme
ed aspettative altrui. Dire la verità è
ora un valore perché può procurare
riconoscimento da parte dei genitori e
accrescere quindi la stima di sé stessi.
D’altra parte, in questo periodo, le
bugie possono essere usate con consapevolezza ed intenzionalità al fine
di evitare conseguenze spiacevoli o
ottenere vantaggi.
“Non sono stato io” è la classica bugia
per discolparsi. Questo tipo di bugie
tende a persistere finché i bambini
non imparano a riconoscere i propri
errori senza viverli come irreparabili. Dopo i sette anni, quando generalmente si sviluppa la fiducia in se
stessi, si smette anche di dire bugie
per discolparsi.
Se ciò non avviene, si può pensare
che queste bugie nascondano il desiderio di apparire migliore e servano
a compensare una bassa stima di sé.
Il bambino o l’adolescente che non si
piace e non ha stima di sé, inventerà
un sacco di bugie per mascherare
quelle che sente come carenze.
Talvolta sono proprio le aspettative
dei genitori che, involontariamente,
mettono i bambini nella situazione di
non voler deludere e quindi di mentire. La sensazione di essere trascurati,
inoltre, può spingere ad attirare l’attenzione raccontando bugie “gradite”
agli altri.
Le bugie, quindi, possono assumere significati molto diversi. Possono
essere delle parentesi di finzione
attraverso le quali i bambini imparano gradualmente a crescere e ad
assumersi le proprie responsabilità, oppure una modalità rigida ed
esclusiva con la quale gestiscono le
difficoltà rifiutandosi di affrontare
la realtà. Certamente anche lo stile
educativo dei genitori gioca un ruolo
importante. Dare il giusto peso alle
inevitabili bugie dei bambini e porsi
come esempio di coerenza e sincerità
nei loro confronti (come in tutte le altre situazioni) sono i comportamenti
genitoriali più adeguati.
Durante l’adolescenza la bugia rappresenta un modo per affermare la
propria identità, un sotterfugio per
uscire dal controllo dei genitori e per
difendere la propria privacy. Si può
mentire, inoltre, per sentirsi accettati
o fare colpo sugli amici. In questa fase
evolutiva, inf ]K[