100% Fitness Mag - Anno VII Febbraio 2013 | Page 26
100% FITNESS MAGAZINE
PSICOPEDAGOGISTA
La ricerca
della felicità
“Meneceo, mai si è troppo giovani o troppo vecchi
per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello
occuparsi del benessere dell’animo nostro”.
(Epicuro,Lettera sulla felicità.)
Dottoressa
Bianca Pane
Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università
di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling
Bioenergetica e Terapie Olistiche - Cell. 393.9315564
A
volte abbiamo l’impressione
di essere troppo complicati.
E’ come se portassimo addosso degli abiti eccessivamente pesanti, delle acconciature
troppo elaborate o delle scarpe strette…Allora uno si ricorda di quando
era bambino e non c’era il problema
dell’apparire; ti ricordi di quando giocavi nudo su una spiaggia, con l’acqua
del mare che ti lambiva le punte dei
piedi e il sole che ti accarezzava la
pelle. E non pensavi a niente.
Quando siamo piccoli, infatti, non
ci facciamo domande, non ‘sentiamo’ il passato o il futuro: il nostro
unico impegno è il gioco di oggi, il
nostro ‘lavoro’ è il fare, il galleggiare
nell’esistenza senza farci domande.
Poi cresciamo, incontriamo genitori e
maestri, siamo costretti a plasmarci su
un modello che ci è del tutto estraneo.
La mente si sviluppa, si arricchisce, i
sensi iniziano a scivolare lentamente
in secondo piano, il cervello diventa
la nostra priorità, il nostro biglietto da
visita. E così quel bambino libero che
eravamo muore, muore per sempre…
Ma come scrive Giovanni Pascoli tra
la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, il Fanciullino è il bambino
che è in noi e continua a rimanere tale anche quando ‘ingrossiamo
e arruginiamo la voce’, anche quando, una volta adulti, ‘siamo occupati
a litigare e a perorare la causa della
nostra vita’.
A differenza nostra, il fanciullino è
flessibile, veloce, intuitivo, anticonformista, riesce a scavalcare i meccanismi
ovvi e scontati della logica ‘adulta’; il
fanciullino focalizza un dettaglio e ci
inventa attorno un mondo… E non
gli importa nulla delle superstizioni,
delle credenze, dei condizionamenti
ambientali,familiari,culturali, religiosi.
A noi che cosa è rimasto di
tutta questa freschezza?
Guardiamoci attorno: noi ‘grandi’
siamo sempre troppo coperti, troppo
rigidi, troppo ‘seri’, troppo gravati da
schemi, da impegni e incombenze di
ogni sorta. Tendiamo a stare in compagnia di persone che si aggrappano
emotivamente a noi, facciamo poco
esercizio fisico, ci ostiniamo a fare
continui confronti tra noi e gli altri,
ci impelaghiamo in progetti a lunga
scadenza, tendiamo ad ingigantire i
problemi, ci colpevolizziamo, ci mettiamo in un angolo, siamo anche capaci di rimandare attività o incontri che
ci darebbero piacere, perché ci hanno
insegnato che prima vengono la fatica,
il lavoro, il sacrificio. E alla fine, solo
se saremo stati ‘buoni’, avremo diritto
al godimento. Forse.
Osserviamo invece i bambini:
mentre giocano entrano in un mondo incantato, in un ‘non luogo’ in cui
non valgono più gli schemi mentali
degli ‘adulti’. Nel gioco, essi mettono
in pratica quello che gli antichi greci
chiamavano ‘eudemonismo’, cioè la
ricerca della felicità. Ma lo fanno
in maniera spontanea, libera, senza
‘pensare’ a quello che stanno facendo.
Quando il gioco li prende, possono
rimanere anche per ore senza mangiare o senza andare in bagno. Per
noi grandi è un mistero, per loro è la
normalità. Ma noi non possiamo capire.. O meglio, il nostro errore consiste
proprio nello sforzo di ‘capire’, mentre
ci dovremmo semplicemente limitare
a ‘essere’, anche noi, dentro la nostra
stanza dei giochi.
Un bambino che gioca non si identifica con nulla, non ha bisog