100% Fitness Mag - Anno VII Aprile 2013 | Page 54

100% FITNESS MAGAZINE FILOSOFIA “Manifesto per la soppressione dei partiti politici” di Simone Weil Domenico Casa Consulente filosofico Cell. 3393318463 [email protected] 1 944. Un anno prima della sua morte, a soli 34 ani, Simone Weil, una delle menti più lucide ed eccelse del primo Novecento, filosofa, insegnante, operaia, straordinaria intellettuale e scrittrice, tuttora punto di riferimento di uomini di fedi e culture diverse, fece un’analisi spietata e profetica dei partiti politici, pubblicata postuma su sollecitazione di André Breton e Alain, nel 1950 con il titolo “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”. Successivamente passò alle edizioni di Gallimard. “Il Manifesto”, nato nella fase calante, ma anche più atroce, dei regimi totalitari, pur nella sua brevità, racconta come i partiti, che nei paesi anglosassoni contengono nella parola stessa elementi di gioco (basti pensare agli USA), siano divenuti luoghi di rinunzia all’intelligenza e all’esercizio dello spirito critico, visto che essi soddisfano unicamente il bisogno “della conformità a un determinato pensiero prestabilito”. La lezione dei partiti totalitari era cocente. Per tale ragione, secondo la Weil che finisce col non fare più distinzioni tra essi, sia i partiti più inconsistenti sia quelli più organizzati, si somigliano per vaghezza di pensiero e per il fatto che “entrando in un partito si rinuncia a cercare unicamente il bene pubblico”. Essendo perciò per lo più luoghi di menzogna e di errori, per raggiungere il potere di cui non sono mai paghi, da mezzi per raccogliere il consenso si trasformano in fini. Hanno a tal punto accentuato il loro latente carattere totalitario, che non rimane che sopprimerli. A pagina 34 la Weil scrive: “Nessuna quantità finita di potere potrà mai essere considerata come sufficiente, soprattutto una volta che la si sia ottenuta. Il partito si trova quindi, per effetto dell’assenza di pensiero, in un continuo stato di impotenza, che attribuisce sempre all’insufficienza del potere di cui dispone..... anche se fosse padrone assoluto del paese”. E a pagina 36, “nel momento in cui la crescita del partito costituisce un criterio di bene, ne consegue inevitabilmente una pressione collettiva del partito sui pensieri degli uomini”. \