100% Fitness Mag - Anno VII Agosto 2013 | Page 27

27 100% FITNESS MAGAZINE neonato durante il bagnetto, giudica l’aumento ponderale del figlio insufficiente anche se nella norma, dedica al bimbo meno tenerezza ma molta più sorveglianza, interpreta il pianto del neonato come un rimprovero, arriva a immaginare che il bambino starebbe meglio in altre mani. La relazione con il neonato diventa difficile, come se la mamma avesse paura di lui. Anche la relazione di coppia ne risente: il papà si preoccupa e potrebbe aggravare la situazione perdendo la pazienza o controllando la donna. Così come la madre fatica a riconoscere il proprio stato di sofferenza e lo interpreta in termini morali sentendosi una “cattiva madre”, anche la famiglia nega il malessere perché l’arrivo di un bambino non può non essere una cosa meravigliosa. A questa idealizzazione della nascita si accompagna molto spesso la mancanza di sostegno alla donna in gravidanza e nel post-partum. Le famiglie d’origine sono lontane o disgregate, è poco diffuso farsi seguire da un’o- stetrica così come facevano le antiche levatrici, i reparti di maternità consentono ricoveri molto brevi. La mancanza di una rete che possa contenere i primi momenti del post-partum e l’idealizzazione dell’incontro con il bambino possono esporre la donna ad un forte rischio depressivo, specie quando il piccolo è un “bambino difficile” e l’incontro con lui non suscita subito quell’amore ipotizzato. Fino a non molto tempo fa la maternità era un evento collettivo: la madre faceva parte di un complesso che non era costituito solo dalla famiglia, ma anche dal contesto. Attualmente la maternità tende a diventare solitaria, se non individuale, nonostante si sappia che difficilmente gli impegni richiesti dalla maternità possano gravare su una sola persona. Eventi di vita negativi, perdite o malattie gravi nell’anno precedente la gravidanza sono ulteriori fattori di rischio. Molti studi esaminano gli effetti della sofferenza depressiva della madre sullo sviluppo del bambino. La conti- nuità affettiva e la qualità del maternage sono compromesse a causa degli sbalzi d’umore e l’interazione madrefiglio è drammaticamente impoverita (espressioni facciali e vocalizzazioni ridotte). Di conseguenza risultano a rischio tanto lo sviluppo affettivo del bambino, quanto quello cognitivo ed intellettivo. È quindi più che auspicabile prevenire la depressione materna dando ascolto ed importanza ai segnali prodotti dalla donna fin dalla gravidanza.