100% Fitness Mag - Anno VI Settembre 2012 | Page 26
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PSICOLOGA
capire la sua realtà in stato di veglia
anticipandone le immagini, i suoni e
le emozioni. Una sorta di coscienza
primaria che gli permette di nascere
con un sapere di base utile per le successive fasi di crescita.
Anche nei neonati l’attività onirica
ha importanti funzioni. Considerando
che il sonno dei neonati è di solito
molto agitato (durante il sonno i bambini contraggono i muscoli e scattano
movimenti reattivi delle mani o delle gambe, a volte può capitare che
piangano) e che il sogno avviene in
una fase in cui il cervello è attivato
intensamente, l’attività onirica implica la costituzione di nuove connessioni neuronali nel sistema nervoso
centrale.
Molto probabilmente, inoltre, i sogni
dei neonati si basano sulle sensazioni
percepite ancora prima della nascita.
É possibile che il sogno serva a consolidare queste esperienze o a rielaborare quelle nuove fatte da svegli. Secondo molti studiosi il sogno potrebbe
contribuire anche a consolidare la
memoria visiva e linguistica garantendo così una serie di apprendimenti
per la crescita.
Non si possono, comunque, studiare
adeguatamente i sogni infantili prima
che si siano ben sviluppate la memoria e il linguaggio. Nei primi due anni
di vita, infatti, è difficile che i bambini abbiano la capacità di raccontare
i propri sogni. Subito dopo, i piccoli
raccontano qualche sogno, ma, spesso fantasia, realtà e sogno s’intrecciano in modo inconsapevole. A circa
tre anni i bambini, occasionalmente,
iniziano a riferire sogni anche se non
riconosciuti come tali. I protagonisti
sono animali o uomini sotto forma
di animali; il contenuto riguarda bisogni primari come la fame e la sete;
la connotazione emotiva è piuttosto
neutra, anche se questi sogni possano
svegliare il bambino.
Solo verso i quattro anni il bambino
può distinguere, con una certa chiarezza, la differenza tra quanto sogna
e quanto vive nella realtà. Inoltre, a
quest’età si hanno meno episodi di risveglio a causa dei sogni. Le immagini
sono semplici e statiche. I protagonisti sono animali, genitori, compagni
di gioco, giocattoli; il contenuto è
alquanto realistico, arricchito da elementi fantastici. Il bambino usa circa
una decina di parole per descrivere
un sogno.
Secondo Freud, i sogni infantili sono
molto chiari, brevi e coerenti. Il loro
contenuto è di solito trasparente: si
tratta dell’adempimento di un desiderio diurno, o la copia fedele di
vicende familiari e scolastiche. E’ solo
dalla terza infanzia (5-11 anni) che
inizia a formarsi il sogno simbolico,
con messaggi mascherati ed enigmatici come quello degli adulti.
Tra i cinque e i sette anni, infatti, i
sogni e la loro descrizione diventano
più lunghi (similmente agli adulti). Il
sognatore è più spesso il personaggio
principale, molte volte alle prese con
un’impresa sportiva o avventurosa;
compaiono semplici scenari e inizia
ad esserci un contenuto affettivo. I
sogni sono per la maggior parte piacevoli, anche se non di rado ne sono
riportati alcuni in cui si è inseguiti,
minacciati o incapaci di muoversi;
possono comparire figure spettrali o
soprannaturali o figure autoritarie (insegnanti, carabinieri, medici) o personaggi del cinema e della televisione.
In questa fase sognare costituisce un
vero divertimento, denso di emozioni. Molti bambini non vogliono essere
svegliati e tendono a riaddormentarsi
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