100% Fitness Mag - Anno VI Febbraio 2012 | Page 18
100% FITNESS MAGAZINE
PSICOPEDAGOGISTA
e permeabili al giudizio esterno,
invece, maggiori saranno i pericoli
di rimanere dipendenti dagli altri e
dalle situazioni, producendo comportamenti particolari caratterizzati
da passività, paura, inibizione, timidezza e fobia sociale.
Sperimentare una sensazione di
bassa autostima è abbastanza frequente: quante volte ci siamo tirati
indietro da una responsabilità o da
un progetto perché non ci ritenevamo all’altezza, quando invece
il compito era assolutamente alla
nostra portata? Quante altre volte
avremmo voluto chiedere e non ci
siamo riusciti?
Nel periodo dell’infanzia e
dell’adolescenza sperimentare
sensazioni di autostima attraverso
valutazioni esterne congrue, continue e valorizzanti diventa cruciale,
così come può diventare drammatico sperimentare costanti critiche e
attestati di svalutazione..
L’autostima è prodotta ed accresciuta da ciò che si prova quando ci si
impegna con entusiasmo e attenzione in attività giudicate importanti.
E’ una competenza basata quasi
esclusivamente sull’apprendimento
nella relazione (genitore-figlio, adulto-bambino, insegnante-alunno) e va
costruita attraverso il sostegno, la
condivisione, l’orientamento, le
valorizzazioni e le approvazioni
graduali.
Molti adulti tendono a credere
che l’autostima possa essere calata
dall’alto, elargendo ai ragazzi e ai
bambini complimenti in abbondanza, dicendo loro che hanno tante
buone qualità e celando quelle
negative, nel timore che le critiche possano danneggiare la condizione delle sicurezze interne. In
realtà l’autostima dovrebbe essere
sostenuta attraverso il continuo insegnamento dell’autocontrollo sui
sentimenti negativi, dell’autoaccettazione, di condotte interpersonali
efficaci e soprattutto attraverso la
capacità dell’adulto di dare alle parole, ai silenzi e ai vissuti dei ragazzi
senso e significato, per riconoscere
loro e per riconoscersi il piacere
dell’esserci e dell’esistere.
Ogni essere umano, fin da piccolissimo, svolge delle azioni (parla, salta,
si muove, tira oggetti…). Durante
quei gesti i bambini hanno bisogno dell’approvazione di chi sta
loro vicino. “Mamma guardami!”
“Guarda papà cosa ho fatto oggi!”:
sono solo alcune delle espressioni
rivolte continuamente dai bambini
ai genitori per confermare a se stessi
la liceità,la bontà e la congruità del
loro agire.
Attraverso il buon funzionamento di
questo circuito interaffettivo, i bambini riescono ad attivare le proprie
emozioni e a costruire sentimenti
importanti quali l’orgoglio, la fierezza, il senso di potenza, efficacia e
creatività. Iniziano cioè a costruire
le basi della consapevolezza di
poter far accadere qualcosa di
bello e di valido per sé e per gli
altri. In base alla risposta dei genitori (che varia in durata, intensità,
sintonia, sincerità e contenuto)
ogni figlio, sia bambino che adolescente, costruisce la propria autostima. E’ evidente che se di fronte
a emozioni di gioia ed entusiasmo
non giungono adeguate risposte di
conferma o, peggio ancora, arrivano disconferme, risposte avvilenti,
critiche,commenti umilianti e ridicolizzanti, i figli tenderanno ad
assumere atteggiamenti circospetti,
difensivi, inclini alla vergogna..
La spontaneità e il desiderio di
farcela lasceranno di lì a poco il posto alla convinzione di valere poco e
addirittura di doversi vergognare di
quanto si fa, si dice o si pensa, perché vale poco… Parlare, chiedere,
essere interrogati, giocare, perfino
muoversi può diventare così difficile
e ansiogeno da spingere a evitare
ogni situazione nuova, fino a compromettere gravemente la qualità
della propria vita.
La vergogna indotta da reiterati
giudizi esterni negativi, sembra essere il sentimento che più di altri
mina l’autostima, impedendo del
tutto di costruirla o demolendola
totalmente o in parte. La vergogna infatti tende a espandersi e a
contaminare ogni area cognitiva e
affettiva della vita, inducendo il
soggetto a convincersi di non
valere niente e di doversi perciò
nascondere... Tale sentimento rende
inoltre i figli ipervigili, spingendoli a cogliere costantemente negli
sguardi, negli occhi, nel tono della voce dei genitori e degli altri la
disapprovazione. E anche quando
questa in realtà non c’è, essi sono
comunque convinti di doversi confrontare con rimproveri e critiche.
Figli continuamente censurati, disapprovati, scherniti, svalutati e non
sostenuti,finiscono col persuadersi
di essere completamente sbagliati
e di avere dentro di sé qualcosa di
sbagliato... Tale convinzione li porta
a diventare sempre più silenziosi
(potrebbero dire cose sbagliate),
inibiti e passivi (ritengono di non
poter essere di aiuto per nessuno),
impacciati (sentono pregiudicata
anche la loro coordinazione motoria), impauriti e soli (si isolano per
non imbattersi in nuovi fallimenti e
in nuove disapprovazioni).
I modi per indurre vergogna nei
figli, minando le fondamenta della
loro autostima, sono numerosi. Ecco
i più comuni:
silenzio protratto, tipico di famiglie costantemente in lotta
e in cui i genitori si disprezzano;
critiche continue ed eccessive;
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