100% Fitness Mag - Anno VI Dicembre 2012 | Page 94
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100% FITNESS MAGAZINE
BIRRA ARTIGIANALE
UN MONDO AFFASCINANTE
CON PIÙ DI 7000 ANNI - IV PARTE
I
n Italia si può cominciare a parlare di Birra solo a
partire dalla metà del 1800 quando alcuni imprenditori d’oltralpe diedero vita a veri e propri complessi
industriali per la produzione brassicola, in gran parte
insediati nel nord del Paese. In pochi decenni, però, si
ebbe un vero e proprio pullulare di aziende anche per
l’interesse di alcuni commercianti italiani, fabbricanti di
ghiaccio, che lessero nella Birra una reale possibilità di
business. Nel 1890 si contavano già 140 unità produttive.
L’avvento della Prima Guerra Mondiale bloccò letteralmente la produzione di Birra in quanto non fu più possibile importare il malto che era totalmente acquistato
all’estero. Paradossalmente fu proprio la Grande Guerra a
dare un grosso impulso all’impennata di consumo di Birra
registrato nell’immediato dopoguerra. In battaglia e nei
campi di prigionia Austro-ungarici i fanti Italiani ebbero
modo di apprezzare la Birra che tanto fu odiata in epoca
di guerra, presa a simbolo del popolo invasore, quanto
fu amata poi quando si ritornò alla pace e alla normalità.
Anno dopo anno i consumi crebbero in modo esponenziale. Nacquero aziende su tutto il territorio Italico fino
a diventare vere e proprie realtà industriali: la Dreher
a Trieste, la Wurher a Brescia, la Paskowski a Firenze
e le Birrerie Meridionali della famiglia Peroni a Napoli tanto per citarne le più grandi. Con l’aumento del-
Giuseppe Schisano
Resp. Produzione Birrificio Sorrento
Presidente A.bi.Campania
http://birrificiosorrento.blogspot.it
www.birrificiosorrento.com
la richiesta aumentarono anche le importazioni che nel
1925 ammontarono a circa 30.000 hl. Ciò non piacque
all’allora Governo Fascista. La Birra fu considerata un
prodotto “esterofilo” anche se prodotto in Italia per cui
furono emanate leggi protezionistiche a favore del vino,
in primis la legge Marescalchi, che disincentivarono totalmente l’interesse commerciale sulla Birra.
Durante il boom economico 1958-63 le grandi multinazionali ritornarono prepotentemente con massicce dosi
di pubblicità e ci hanno “inculcanto” il concetto di birra come bevanda dissetante da bere ghiacciata. Bisogna
aspettare i primi anni ’80 per vedere i primi segnali di
“renaissance” proprio a Sorrento, dove venne costituita
la Bi.Mi.Sud srl che finanziò l’acquisto di un piccolo impianto da cui nacque la Ale CHICHESTER. Dopo qualche anno fu acquistato un impianto di capacità superiore
e fu prodotta la St. Josef’s bier che molti ricorderanno
e avranno anche degustato. L’avventura si concluse nei
primi anni 90’.
Fu il 1996 l’anno che segnò l’era della Birra Artigianale in
Italia quando Teo Musso e Agostino Arioli, con i rispettivi
Baladin e Birrificio Italiano, supportati dall’immensa
conoscenza di Lorenzo Dabove, vero e proprio guru, segnarono la strada oggi percorsa da più di 400 microbirrifici. Le loro creazioni e il loro modo di far cultura suscitarono in molti il desiderio di produrre la propria Birra in casa
dando vita al dilagante movimento degli “homebrewers”.
Da allora sono nati tanti altri ottimi Birrifici apprezzati
anche in quei paesi dove la Birra è un’arte da secoli.
Qual è il punto di forza della Birra Artigianale Italiana? Senza dubbio è la fantasia. L’italia non ha mai avuto
una grande cultura della Birra ma questo è diventato un
vantaggio. I birrai inizialmente tendono ad avvicinarsi al
mondo brassicolo che più stimola la loro curiosità sia esso
il Belgio piuttosto che la Germania o l’Inghilterra, poi
però la mancanza di tradizioni oppressive che ti impongono di produrre la Birra sempre nello stesso medesimo
modo, la fantasia e la ricchezza incredibile di prodotti