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PEDIATRA
I bambini possono seguire
la dieta vegetariana?
Dottor
Carlo Alfaro
Pediatra
I
l “vegetarianismo” in età pediatrica richiede particolare attenzione in quanto il fabbisogno
calorico, di proteine, vitamine e
minerali è più alto durante l’accrescimento, e può non risultare soddisfatto da diete non congrue. Comunque,
esistono prove a favore del fatto che
le proteine vegetali derivanti da
diversi alimenti possono dar luogo
ad un normale accrescimento dopo
lo svezzamento, se la dieta è ben
bilanciata. Sebbene la parola “vegetariano” sia stata usata per la prima
volta nel diciannovesimo secolo, la
nozione di un’alimentazione composta solo da verdura, frutta e cereali,
pur disponendo di altri alimenti, deriva dai tempi antichi.
Fino ad alcuni decenni fa, era opinione comune che i primi esseri umani
seguissero una dieta vegetariana, con
un alto contenuto di fibre ed un basso contenuto di grassi, in conformità
con le moderne nozioni sulle diete
salutari. In realtà, gli umani primitivi
allattavano al seno i bambini per molti mesi, in quanto non erano disponibili altre fonti alimentari adeguate
per l’infanzia, ma non erano vegetariani, non nutrendosi esclusivamente
di frutta e vegetali, ma anche della
selvaggina che essi stessi cacciavano.
Con l’avvento della coltivazione
del grano e dei cereali, iniziarono
poi a diffondersi le diete composte
da prodotti coltivati, di pari passo
all’allevamento di animali da carne.
Pitagora, antico filosofo e matematico greco, incitava i suoi seguaci a
rispettare diete vegetariane. Molte
grandi religioni del mondo, tra cui
l’Induismo, il Buddismo, il Giainismo
ed alcune sette cristiane, come quella
degli Avventisti del Settimo Giorno,
hanno sostenuto le diete vegetariane
per diverse ragioni, quali la credenza
nella reincarnazione e la preoccupazione che gli alimenti animali potessero essere dannosi all’organismo.
Esistono diete strettamente
vegetariane, latto-vegetariane,
latto-ovo-vegetariane e semivegetariane.
I vegetariani stretti non mangiano
nessun prodotto di origine animale. Come conseguenza della totale
mancanza di alimenti animali nella
dieta vegetariana stretta, la quantità
di alcuni nutrienti come ferro, vitamina B12, vitamina D e calcio risulta
insufficiente. Sia il lievito di birra che
le alghe marine che la spirulina forniscono un formato di vitamina B12
che non può essere utilizzato dall’organismo umano, sebbene spesso si affermi il contrario. La vitamina D può
essere assunta mediante olio di fegato
di merluzzo e formule a base di soia
con aggiunta di vitamina D. Non si
ritiene che la luce del sole possa fornire sufficienti raggi ultravioletti per
tutto l’anno da permettere la sintesi
della vitamina D dalla provitamina
contenuta nella pelle.
Le diete latto-vegetariane comprendono alimenti vegetali, latte e
derivati, ma escludono tutti i tipi di
carne, il pesce e le uova. I bambini
allattati al seno o artificialmente sono
effettivamente latto-vegetariani nei
primi mesi di vita. Dopo 4-6 mesi il
solo latte diventa carente da un punto di vista energetico e nutrizionale
(vitamina D, acido ascorbico e ferro),
per cui sono necessari supplementi
contenenti tali nutrienti. Le diete
semivegetariane comprendono alimenti vegetali, latte e derivati, uova
ed alcuni tipi di pesce e pollame. Esse
sono in aumento soprattutto tra i giovani. Sebbene molti vegetariani non
ritengano che le diete semivegetariane siano realmente vegetariane,
quelli che le seguono le considerano
tali. La carne rossa viene evitata o
mangiata solo occasionalmente ed
anche gli altri tipi di carne vengono
assunti solo in modica quantità. Le
diete semivegetariane generalmente
comportano solo pochi rischi nutrizionali, perché gli apporti dietetici
dei singoli nutrienti probabilmente
sono adeguati.
Esistono poche prove definitive
che i vegetariani vivano più a
lungo dei non vegetariani, ma ci
sono conferme che i rischi di alcune
malattie sono ridotti, anche grazie
alle contemporanee modifiche dello stile di vita che si riflettono sulla
salute, quali l’astinenza dal fumo e
dall’alcol e la conduzione di una vita
non sedentaria. Sembra che gli adulti
vegetariani corrano meno rischi di
obesità, stipsi, cancro polmonare,
ipertensione, coronaropatie, diabete
mellito di tipo II e calcolosi biliare.
Al contrario, i rischi di cancro della
mammella, diverticolosi del colon,
cancro del colon, calcolosi renale,
osteoporosi, carie dentarie e malattie
renali non sembrano essere più bassi
tra i vegetariani. I rischi di un’insufficienza alimentare di calorie, proteine, vitamine e minerali sono in
genere alquanto maggiori rispetto
alle diete onnivore. Essi variano a
seconda dell’età e perciò verranno
considerati separatamente per ciascun periodo pediatrico, in quanto
varia il fabbisogno nutritivo. I neonati
e i bambini la cui nutrice segue una
dieta vegetariana e che sono svezzati
in modo vegetariano devono supple-
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