100% Fitness Mag - Anno VI Agosto 2012 | Page 74

100% FITNESS MAGAZINE ralmente il valore dello “spread”, ma in tale mercato non sempre accade ciò che dovrebbe, ad esempio il 12 Luglio scorso l’agenzia di rating Moody’s ha declassato il nostro Paese, attribuendogli anche un “outlook negativo” che indica la possibilità che si verifichi, in futuro, un ulteriore abbassamento! Tutto ciò è accaduto il giorno prima (…anzi la notte prima…) di un’importante asta per il collocamento di nuovi BTP (Buoni del Tesoro Poliennali). Il Mercato, tuttavia ha smentito il declassamento di Moody’s e l’asta dei BTP del 13 Luglio ha avuto un esito positivo, in quanto, ha visto realizzare un collocamento di 5,25 miliardi di Euro di BTP (…il massimo richiesto dal Mercato) a fronte di una richiesta ben più ampia (segno di fiducia) e con rendimenti in calo al 4,65% dal 5,3% della precedente asta di metà Giugno (rendimenti in calo significa maggiore sicurezza nella solvibilità del debitore: l’Italia). Oggi, tra le tante incongruenze nei Mercati Finanziari, ne esiste una che agli occhi di tutti sembra assurda: “pagare per prestare del denaro a qualcuno” mi spiego meglio con un esempio: “presto 100 ad un soggetto il quale diventa mio debitore, ma per contratto alla scadenza pattuita 3, 6 o 12 mesi, mi restituirà 99” Sembra un controsenso? Ed infatti lo è! Eppure è ciò che sta accadendo, ed è uno dei riflessi della crisi del Sistema Euro direttamente correlato allo spread BTP–Bund (o forse meglio ne è una conseguenza!). I cittadini tedeschi convivono da qualche mese con i loro “Titoli di Stato a tassi sotto zero” e non solo i cittadini tedeschi, ma la maggior parte degli investitori in Europa, fanno a gara per accaparrarsi gli “omologhi dei nostri B.O.T.” della “solidissima” Germania. In questo eccesso passa quasi inosservata un’altra stranezza del Mercato: il Bund (cioè l’omologo tedesco del BTP italiano) oggi rende meno dell’1,5%... in pratica si investe “… per 10 anni…” per vedersi riconosciuto un interesse bassissimo che, in termini reali, non copre neanche l’inflazione! Analizzando, invece, la prospettiva di chi questi interessi li paga per finanziare il proprio debito, scopriamo che allo Stato tedesco questa crisi dell’Euro forse non dispiace poi così tanto! Perche? Paga molto poco….o forse non paga proprio (titoli di Stato a breve scadenza) il proprio Debito Pubblico che, per inciso, non è proprio zero (in valore assoluto è più alto di quello Italiano!) Perché sale lo spread? E come incide sull’economia italiana? La Crisi del Sistema Euro è sotto gli occhi di tutti: la Grecia prima, l’Irlanda ed il Portogallo poi, ed oggi la Spagna hanno chiesto aiuto alle autorità Europee e non (Banca Centrale Europea, “Fondo Salvatati”, Fondo Monetario Internazionale) per far fronte all’enorme Debito Pubblico accumulato in anni ed anni, ed, in futuro, non è da escludere che ciò possa capitare anche all’Italia. Il Mercato “prezza” attraverso lo spread la possibilità che il creditore “Stato Italia” non ce la faccia a pagare l’enorme debito e, all’aumentare di tale possibilità, cresce il cd. “premio al rischio” che richiede chi è disposto a finanziare un creditore in difficoltà. Questo stato di cose non fa altro che peggiorare la situazione per il debitore-Italia: perché aumentando lo spread, aumenta il “costo per interessi” che bisogna pagare per rifinanziare il debito pregresso! La situazione attuale impone a chi ha la responsabilità delle Istituzioni Europee di intervenire prima (non dopo) un’eventuale rottura dell’euro per evitare di aggiungere il “costo del panico” ai già elevatissimi costi che economie, come quella italiana, stanno pagando sull’altare della fragilità politica europea. L’Italia i “compiti a casa” li ha fatti (tagli alle spese, riforme fiscali, aumento delle entrate tributarie) con l’ennesimo sforzo richiesto ai cittadini, ed altri ancora ci aspettano, ma è chiaro che oggi paghiamo tutto il conto della debolezza della costruzione europea. Se le Istituzioni Europee troveranno la coesione necessaria e tutti i Paesi avranno il coraggio di cedere la sovranità nazionale per andare verso il progetto “Stati Uniti d’Europa” si spenderà meno e si salverà l’euro. Viceversa nessuno avrà di che gioire perché, prima o poi, anche i cosiddetti “Paesi di serie A” (Germania e non solo…) faranno i conti con le macerie generate dalla loro miopia. Facile a dirlo, non a farlo. La Banca Centrale Europea (BCE) non può attuare un certo tipo di interventi, in quanto tale facoltà non è prevista dal suo atto istitutivo. In pratica la BCE non ha gli stessi poteri di intervento della FED (Banca Centrale Americana). Nonostante ciò, la Bce è chiamata ad operare, perché bisogna evitare i rischi terribili legati al cataclisma dell’euro, occorre impedire che tutto si avvolga in una spirale recessiva e in un aggravarsi non più recuperabile delle posizioni debitorie, riportando i tassi dei titoli pubblici spagnoli e italiani a un livello congruo. Nel vertice dell’Eurogruppo tenutosi a Bruxelles a fine Giugno, i Capi di Stato e di Governo dei Paesi dell’Euro hanno raggiunto un accordo da tradursi ancora in legge, in base al quale la BCE, non appena ci sarà una sorveglianza unica a livello europeo, potrà finanziare direttamente le banche europee. L’obiettivo è quello di spezzare il circolo vizioso del debito delle banche che alimenta il debito degli Stati e viceversa. Su questo punto si è fortemente dibattuto ed alla fine l’ha spuntata la cordata dei cd. “Paesi Periferici” dell’Euro capitanata dal nostro premier