100% Fitness Mag - Anno VI Agosto 2012 | Page 62

100% FITNESS MAGAZINE 62 AUSCHWITZ!!! PRIMA PARTE Ernesto Lupacchio Central Fitness Club 1, 2, 3 E ppure sapevo dello sterminio di innocenti… sapevo delle torture… sapevo delle disumani condizioni in cui vivevano i prigionieri… sapevo della fame che soffrivano… sapevo delle camere a gas… sapevo dei forni crematori… sapevo già tutto. Ed invece, quando ho varcato quel cancello con la scritta “Arbeit Macht Frei” (Il lavoro rende liberi), mi sono accorto che non sapevo un bel niente! Il silenzio avvolge ogni cosa, si entra in un mondo di cui si è sempre sentito parlare ma che improvvisamente diventa vivo e reale. La commozione ti attanaglia… Le lacrime ti bagnano il viso… Il respiro è pesante… Il cuore si ferma come a non voler disturbare il silenzio che regna in quel luogo. Un silenzio di morte che ti porta nell’anima tutta la sofferenza provocata da quelle atrocità. Percepisci il dolore, ti sembra di vivere in un posto surreale, come se fossi isolato nel tempo e nello spazio, dove ogni passo tuo o di altri visitatori del campo, sembra faccia rivivere le ombre di quegli essere umani ridotti a larve, che popolavano Auschwitz in attesa della morte. Se sei lì le emozioni si susseguono forti, intense e, soprattutto, non riesci a fartene una ragione. Quando passi da un blocco all’altro (così sono chiamati i capannoni dell’orrore), la sofferenza ti entra nelle ossa per non abbandonarti più. Senti i lamenti, senti le grida dei bambini, senti la disperazione che ormai ha intriso ogni cosa; muri, cortili, viali, porte, da lì non si può fuggire. Con le parole non riesco a descrivere le sensazioni che ho provato, così vi lascio delle foto che ho scattato durante la mia visita ad Auschwitz… Per vedere e per non dimenticare. Il campo di Auschwitz Il treno dove arrivavano i deportati da tutta Europa, che pensavano solo di cambiare casa, e dopo un lungo viaggio senza mangiare, stando in piedi, ammassati l’uno sull’altro, venivano barbaramente trucidati, nelle “Camere a Gas” e poi bruciati nei “Forni crematori”. La fine del binario della morte Il campo di concentramento di Birkenau