100% FITNESS MAGAZINE
PSICOPEDAGOGISTA
Il viaggio della vita…
(…continuazione del numero precedente)
Dottoressa
Bianca Pane
Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso
l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt
Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche
Cell. 393.9315564
Imparare a essere responsabili delle proprie emozioni
S
in da piccoli, di solito, siamo responsabilizzati per ciò
che facciamo e non per ciò
che sentiamo, che proviamo dentro. Siamo abituati a essere
responsabili del lavoro, dei comportamenti quotidiani, di ciò che diciamo. Ma essere consapevoli delle
proprie emozioni significa diventare
liberi. Liberi di provare ciò che desideriamo, liberi dagli altri, liberi
soprattutto di non sentire ciò che gli
altri vorrebbero che noi sentissimo.
Riconoscere che nessuno può farci
sentire in un modo che noi non desideriamo.
Purtroppo, invece, molti di noi sentono ciò che gli altri si aspettano che
sentano, ciò che gli altri li hanno addestrati a sentire. Naturalmente dobbiamo tenere conto degli altri, ma
non dobbiamo dimenticare di dover
rispondere a Dio, non agli altri. O
meglio, dobbiamo tenere conto degli
altri, ma in quanto anch’essi figli di
Dio, in quanto portatori, come noi,
di divinità. Ma il nostro Dio ci lascia
liberi, non ci costringe a sentire ciò
che noi non vogliamo.
È soprattutto questa società invece,
fortemente invasiva e persuasiva con
i suoi potentissimi mezzi di comunicazione di massa, a determinare le
emozioni di ciascuno di noi! Questi
ultimi infantilizzano l’individuo, lo
fanno regredire, lo bloccano nelle
sue nevrosi per poterlo controllare,
cosi da potergli vendere ciò che i
grossi gruppi multinazionali hanno
prodotto, ciò che hanno programmato di fargli consumare. La maggior parte di noi crede di provare
emozioni autentiche, ma esse sono,
in realtà, indotte da altri, soprattutto
dai messaggi televisivi. Ci si veste,
si mangia, ci si comporta in coppia
come dice la moda del momento,
come dicono le trasmissioni televisive più seguite, come mostrano i
personaggi più popolari dello spettacolo e dello sport. E, prima ancora,
come abbiamo visto reagire i nostri
genitori.
Solo un attenta e profonda analisi di
noi stessi ci fa scoprire che le emozioni che proviamo non sono nostre.
Ma di nostra madre. Di nostro padre. Quante volte ci comportiamo
con il nostro partner o con l’altro
sesso come abbiamo visto fare dal
genitore del nostro stesso sesso!
Abbiamo perso il rispetto di noi stessi. O non l’abbiamo mai avuto.
Viviamo in una umanità disumanizzata, spezzata, non autentica,
in continuo delirio di onnipotenza,
sempre più fuori dai limiti naturali,
edonistica, non spirituale, alla ricerca spasmodica del fuori di sè, non
del dentro di sé.
Un’umanità che non riconosce la
presenza di Dio all’interno dell’uomo perché è abituata a cercarlo fuori, in cielo o in terra. Ma non dentro
di sé. Nella propria carne, nella propria personalità, nella propria anima.
Noi, oggi, amiamo come gli altri ci dicono di amare, o come si
aspettano che noi amiamo. Non ci
concediamo di essere autentici perché non riconosciamo ancora con
chiarezza che Dio ci ha fatti unici
ed irripetibili. Unici e irripetibili in
36