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l’Echinacea purpurea e L’Echinacea
pallida. L’uso di Echinacea a scopo
medicinale risale a tempi remoti: i
Nativi Americani ne utilizzavano i
rizomi per curare varie affezioni della pelle come piaghe, ferite e morsi
di serpenti.
La moderna farmacopea ha confermato le conoscenze popolari sulle
proprietà antinfiammatorie per uso
locale, ma ne ha riscontrato anche
la grande azione di stimolo sul sistema immunitario, che ne fa un
presidio utile in caso di raffreddore
e influenza.
Le tre specie di Echinacea contengono diversi principi attivi, i più significativi dei quali sono polisaccaridi,
apigenina, echinaceina, echinacoside, acido cicorico, ognuno con le
sue peculiarità e la sua azione specifica: la somma di queste azioni fa
sì che possano essere utilizzate per
l’azione antibiotica, antinfiammatoria, antivirale, e soprattutto immunostimolante.
L’attività immunostimolante si manifesta mediante un aumento di particolari leucociti (globuli bianchi), le
cellule del sangue che nell’organismo umano costituiscono una barriera, poiché sono adibite a fagocitare, cioè inglobare per distruggerli,
gli agenti estranei dannosi come virus, batteri, funghi, dai quali perciò
contribuiscono a difenderci.
L’Echinacea quindi può essere un
valido coadiuvante per rafforzare le
difese dell’organismo contro le infezioni recidivanti che interessano le
vie respiratorie superiori, ma può
essere utile anche per contrastare
le infezioni alle basse vie urinarie.
L’Uncaria tomentosa è una pianta
amazzonica nota col nome locale “uña de gato”, cioè “unghia di
gatto”, nome che fa riferimento
alle spine che decorrono lungo il
fusto e che servono alla pianta, una
liana, per aggrapparsi agli alberi e
svilupparsi verso l’alto, alla ricerca
della luce.
I principi attivi risiedono nella corteccia delle radici e della parte inferiore del