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di consistenti complicanze ed il buon effetto miorilassante ed analgesico, bisogna
escludere dalle indicazioni dell’agopuntura tutte quelle forme in cui vi siano rilevanti lesioni organiche. I risultati migliori,
anche se non duraturi, vengono ottenuti
nelle sindromi miofasciali, nelle lombalgie artrosiche non inveterate, nelle forme
iniziali di discopatia, nelle borsiti, nelle
mialgie, statiche o funzionali (contrattura muscolare con blocco dei movimenti,
sovraccarico funzionale del rachide, ipotonia muscolare, affaticamento muscolare).
La stimolazione elettrica transcutanea
(TENS) rappresenta una tecnica non invasiva, sicura e discretamente efficace. Può
essere impiegata da sola o in associazione
alla chinesiterapia e alla farmacoterapia,
specialmente nel dolore di origine neuropatico. L’ottenimento di una buona risposta iniziale è frequente, ma nella maggioranza dei casi il sollievo non si mantiene
nel tempo. Valida nelle patologie acute,
dove, modulando opportunamente la
frequenza intorno ai 200 Hz, si ottiene,
quasi sempre, un’analgesia immediata.
L’uso prolungato induce tolleranza. E’
controindicata nei portatori di pacemaker.
La magnetoterapia viene da alcuni impiegata nelle patologie dolorose del rachide
cervicale, in virtù dei postulati effetti antiedemigeni ed antiinfiammatori. Vengono riferiti buoni risultati nelle spondilosi,
miofibrositi, stiramenti muscolari e mediocri nelle cervicalgie da discopatia o da
compressione. Anche la laserterapia viene
preconizzata come efficace supporto in
alcuni dolori del basso rachide (contratture dolorose, dolori muscolo-legamentosi,
artrosi, ecc.). Difficilmente precisabili la
reale efficacia e le indicazioni di queste
due tecniche relativamente recenti ed in
questo campo, in parte, insufficientemente sperimentate.
La terapia farmacologica
La somministrazione di FANS è una delle
terapie principali e più diffuse nell’ambito delle cure delle cervicalgie acute e
croniche. Nel decidere il tipo di FANS da
utilizzare bisogna valutarne le caratteristiche; è opportuno iniziare con farmaci
a bassa incidenza di effetti collaterali e
di collaudata efficacia. Nelle forme acute sono da preferire, in genere, farmaci
ad emivita plasmatica breve o media, a
rapida azione e somministrati a dosaggi
pieni. Nelle cervicalgie croniche vanno
preferiti quelli ad emivita lunga (si evita-
no frequenti assunzioni che aumentano
la probabilità che non vengano osservate
le direttive del medico), eventualmente
in forme a lento assorbimento, a bassa
incidenza di effetti collaterali ed a dosaggi
medi. Nelle forme acute, comunque, è da
proscrivere l’uso continuato ed indiscriminato dei FANS, benchè risultino validi.
Essi vanno limitati ai periodi di maggiore acuzie, possibilmente in associazione
od in alternativa ad altri provvedimenti
terapeutici (chinesiterapia, agopuntura,
TENS), e mai in associazione a cortisonici
o ad altri FANS.
Nell’assunzione prolungata per os, per
limitare la gastrolesività (comune, in maniera variabile, a tutti i FANS), bisogna
prendere in seria considerazione la gastroprotezione; sono da preferire la via di
somministrazione rettale o la parenterale,
se prevista. Inutili, anche se diffuse, le
somministrazioni percutanee.
Anche il paracetamolo può essere impiegato nelle fasi acute o nella malattia
cronica, avendo il vantaggio di non essere
gastrolesivo.
Un farmaco oppioide minore, il tramadolo, è risultato di vantaggio nelle cervicalgie acute ribelli alle altre terapie. Può
essere somministrato con tranquillità non
dando dipendenza fisica, né depressione
respiratoria tipica degli oppioidi maggiori. Il dosaggio medio è di 300-350 mg
al giorno. Può anche essere associato ai
FANS, potenziandone il potere analgesico
e riducendone gli effetti secondari, per
riduzione della posologia.
I cortisonici per via sistemica vanno
prescritti, ove non sussistano controindicazioni, solo in quelle gravi cervicalgie
dimostratesi resistenti a tutti gli altri trattamenti farmacologici e non. Per brevi
periodi di 6/8 giorni si possono impiegare
molecole come il prednisone (20-25 mg/
die), il metilprednisolone (16-32 mg/die)
oppure cortisonici con esigua attività idroe sodioritentrice come il triamcinolone
(16-32 mg/die), il desametazone (3-6
mg/die) ed il betametasone (3-5 mg/die).
Le precauzioni principali che bisogna prendere sono:
1. evitare l’associazione con i FANS
2.
la riduzione dell’assunzione va
fatta progressivamente con dosi scalari
(si previene l’effetto rebound ),
3. evitare l’uso nei lombalgici con concomitanti patologie aggravate dai cortisonici (ulcera gastrica, diabete mellito,
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osteoporosi, psicosi, ecc.).
Superflui o addirittura dannosi possono
essere i cortisonici, per via sistemica, nelle
forme croniche (ad esempio aggravando
o procurando dolori e crampi muscolari,
da ipokalemia, ecc.).
Utile complemento possono essere le
benzodiazepine, sfruttando i loro effetti
ansiolitici e miorilassanti; particolarmente
indicati in quelle cervicalgie in cui vi sia
una rilevante componente psichica e/o
un grave spasmo muscolare. Nelle patologie croniche si somministrano preferibilmente di sera, per favorire anche il sonno
ed evitare che, assunte di giorno, diano
sonnolenza. Da preferire il triazolam
(0,25-0,50 mg; emivita inferiore alle 5
ore), il flurazepam (15 mg; emivita 3 ore),
l’oxazepam (15-30 mg; emivita 4-15 ore)
e l’estazolam (0.5-1 mg; emivita 17 ore).
Di qualche utilità, per risolvere gli spasmi
muscolari, sono alcuni farmaci ad azione
miorilassante, anche se, a volte, in maniera meno costante delle benzodiazepine:
il carisoprodolo (1,4 gr/die, controllando
gli effetti depressori sul SNC), il pridinolo
(4-8 gr/die, controllando gli effetti atropinosimili).
Blocco anestetico delle faccette articolari
Valida terapia quando ci si trova di fronte
al problema di una cervicobrachialgia da
spondiloartrosi delle faccette articolari
posteriori o da trauma (“colpo si frusta”),
che non risponde ai provvedimenti terapeutici conservativi iniziali (riposo, FANS,
ecc.).
Le complicanze dell’inezione intraa