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cerebrale?).
- cefalea (interessamento simpatico cervicale o delle arterie vertebrali o dei
nervi cervicali oppure fibromialgie e
spondilosi?).
- disturbi visivi scatenati o influenzati da
movimenti del collo (compromissione
del simpatico cervicale?);
- perdita dell’equilibrio ed alterazioni
uditive (compressione delle arterie
vertebrali?).
L’impotenza funzionale:
limitazione della capacità dei movimenti
del collo e del capo.
Costante è la rigidità; avvertita al risveglio
mattutino o dopo aver mantenuto a lungo
una posizione obbligata. Tende a scomparire con l’attività fisica.
Lo spasmo muscolare che accompagna
le cervicalgie da ernia o da eventi degenerativi articolari è di tipo difensivo:
l’anello fibroso intervertebrale è riccamente innervato e se viene leso o estroflesso
(ernia contenuta) produce dolore grave.
Ne deriva uno spasmo riflesso che svolge
un’azione protettiva.
Esame obiettivo
1. ispezione
2. valutazione della motilità.
3. esame della forza dei muscoli,
4. test della compressione del capo
5. manovra di Valsalva (espirazione forzata a glottide chiusa)
6. visita neurologica
7. studio dei miotomi cervicali:
- C1,2 con la flessione cervicale,
- C3 con l’inclinazione laterale cervicale,
- C4 con l’elevazione della spalla,
- C5 con l’abduzione della spalla,
- C6 con la flessione del gomito e/o
l’estensione del polso,
- C7 con l’estensione del gomito e/o
la flessione del polso,
- C8 con l’estensione e/o la deviazione ulnare del pollice,
- T1 con l’abduzione e/o l’adduzione della muscolatura intrinseca della
mano.
Indagini diagnostiche
- radiografie standard
- mielografia (timore di complicanze e
l’avvento della TAC ha ridotto l’uso)
- tomografia assiale computerizzata
(TAC)
- risonanza magnetica nucleare
-
elettromiografia (EMG)
mineralometria ossea computerizzata
scintigrafia scheletrica
termografia
indagini di laboratorio
Forme cliniche
Cervicalgie post-traumatiche
Spondilosi cervicale (Artrosi cervicale)
Patologia discale
I danni delle strutture nervose e la gravità
della sintomatologia dipendono da diversi
fattori:
1. volume della porzione di nucleo polposo prolassata nello speco vertebrale;
2. livello e numero delle radici nervose
interessate dalla compressione;
3. tipo di prolasso (protusione, espulsione,
migrazione);
4. direzione del prolasso;
5. diametro del canale spinale (in pazienti
con canale spinale ampio, un’ernia voluminosa può essere asintomatica).
Il meccanismo del dolore è multifattoriale:
- compressione sulle radici nervose;
- compressione di vasi con disturbi circolatori locali;
- contrattura muscolare;
- flogosi perierniaria da degenerazione
del materiale discale;
- reazione periostiale con formazione
di osteofiti che comprimono le radici
(protusione discale);
- aderenze peridurali (ernie non recenti).
Mielopatia cervicale
Sindrome miofasciale
Terapia
Riposo
Forme acute: prima misura è il riposo a
letto, con un rotolo morbido sotto l’incavo del collo o in posizione seduta col
capo su di un poggiatesta o con un collare
imbottito.
Forme croniche: va disciplinata l’attività
lavorativa.
Collare
Si può prevedere lo scarico del segmento cervicale mediante una misura empirica: l’applicazione del collare. Nelle
forme acute gravi va portato in maniera
continuativa, giorno e notte, (“colpo di
frusta”).
Chinesiterapia
Migliorare il tono ed il trofismo dei muscoli della colonna cervicale e di rieducare
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la funzionalità vertebrale. Non viene favorevolmente accettata da molti pazienti.
Altri provvedimenti fisici
La massoterapia può favorire il rilasciamento muscolare ed essere un complemento della rieducazione funzionale,
nelle cervicalgie croniche, come pure
l’applicazione locale di calore (bagni
caldi, ultrasuoni, ecc). Non hanno una
dimostrata utilità terapeutica, ma sono
gradite ai pazienti e danno un temporaneo
sollievo.
Le manipolazioni vertebrali possono essere impiegate nel blocco della colonna
cervicale, dando un certo sollievo; nelle
altre patologie sono inutili o controindicate (forme acute o nelle patologie delle
arterie vertebrali.
Stretch and spray
Valida tecnica nella disattivazione dei
punti trigger allo scopo di inibire le risposte muscolari riflesse.
L’infiltrazione dei punti trigger, viene impiegata anch’essa al fine di eliminare quei
fattori perpetuanti il dolore, nelle sindromi miofasciali. Si iniettano con un ago di
piccolo diametro (23/25 G) 0,5-1 ml di
mepivacaina al 2% nel punto di massima
dolorabilità all’interno della briglia rigida
apprezzabile alla palpazione. All’anestetico si può aggiungere, eventualmente, un
cortisonico a lento assorbimento (20 mg
di metilprednisolone). Anche l’iniezione
di soluzione salina isotonica, la compressione ischemizzante applicata sul punto
per qualche minuto, la semplice puntura
senza iniezione sortiscono, nelle sindromi
miofasciali, lo stesso effetto, anche se con
minori garanzie, verosimilmente con un
meccanismo di analgesia da iperstimolazione.
L’agopuntura e l’elettroagopuntura, la cui
pratica va estendendosi, possono offrire
apprezzabili vantaggi terapeutici nelle
cervicalgie acute e croniche.
Le applicazioni devono essere giornaliere
o a giorni alterni nei casi acuti ed ogni
5/7 giorni in quelli cronici; vanno trattati i punti locali della cartografia corrente
ed i punti dolorosi con aghi da 32 G per
20/30 minuti. L’uso di punti a distanza,
appartenenti a dermatomeri non contigui,
è controverso. Se si associa l’elettrostimolazione (in genere aumenta l’analgesia)
va impiega una corrente ad onda quadra,
con frequenza bassa e minima intensità
di stimolazione.
Nonostante il costo ridotto, la mancanza