PEDIATRA
al pc, ma occorre valutare non solo la
quantità ma anche la qualità del tempo
passato on-line. I giovani dipendenti da
internet lo usano soprattutto per il gioco d’azzardo, attività legate al sesso e
per una socializzazione patologica. Per
il 2012 è prevista l’introduzione nella
quinta edizione del Dsm (Diagnostic and
statistical manual of mental disorders)
di questa nuova patologia. Secondo gli
studi esisterebbe anche una relazione tra
le cattive abitudini per la propria salute
quali il fumo, il bere e l’attività sessuale
non controllata e la tendenza degli adolescenti a utilizzare il cellulare e i social
network in maniera selvaggia. Si definisce “hyper-texting” l’invio di oltre 120
sms al giorno e “hyper-networking” l’abitudine di passare più di tre ore al giorno
sui social network. Per curare il disturbo
bisogna attivare veri e propri percorsi di
disintossicazione nei quali si riorganizzi
la giornata tipo dell’internet-addicted,
attraverso psicoterapia, programmi di
riabilitazione basati su tecniche di socializzazione e interazione “face to face”, e
attività che mirino a tenere queste persone lontano dal computer per periodi
sempre più lunghi, facendo riscoprire
loro i piaceri, i rapporti ed i compiti della
vita reale.
LE MOTIVAZIONI DELLA
DIPENDENZA
Internet svolge per molti ragazzi una
funzione pseudo-adattiva: la nuova generazione sembrerebbe difatti rimediare,
con la comunicazione online, al disagio e
alla precarietà esistenziale che vive nella
realtà. L’adolescenza è un momento di
grande cambiamento, per la formazione
e lo sviluppo della propria identità, ed
è in questa fase della vita che i ragazzi
sono particolarmente attenti ad aspetti
quali i legami sociale e la comunicazione con i coetanei. In tale contesto internet rappresenta un potente facilitatore
comunicativo-relazionale, per vincere
la timidezza, divertirsi e avere relazioni
con minore inibizione che nella vita reale. D’altro canto i genitori di oggi, sempre più impegnati ed inadeguati, stressati
ed “avvitati” sui problemi irrisolti delle
proprie esistenze spesso fallimentari, appaiono concentrati ossessivamente sugli
aspetti del benessere fisico e materiale
dei propri figli, e non sanno rispondere
alle istanze di accoglimento del malessere psichico dei ragazzi, che si sentono
soli: il 63,7% degli adolescenti in una
ricerca della Società Italiana di Pediatria
ha dichiarato di soffrire la solitudine. La
vita stessa dei ragazzi di oggi è complessa, piena di stress, delusioni, tensioni e
frustrazioni, e la possibilità di evadere
in un mondo virtuale è molto sentita. In
una società malata e fagocitante come
la nostra, emerge negli adolescenti un
senso di incertezza, di smarrimento e la
necessità di trovare il “proprio posto”.
Secondo Luca Vallario, psicologo-psicoterapeuta e autore del libro “Naufraghi nella rete. Adolescenti e abusi mediatici”, il
mondo virtuale propone copie del reale
indolori e comode e crea una scorciatoia
priva del pedaggio problematico e sofferto della crescita.
IL RUOLO DEI GENITORI
L’Italia si presenta come un Paese spaccato in due tra le nuove generazioni ipertecnologiche e le vecchie spesso quasi
analfabete in materia di web. Per quanto
riguarda internet, solo il 10-15% dei ragazzi naviga con i genitori. Molti genitori
non sono consapevoli dei rischi legati alla
rete, convinti che il figlio la usi per le ricerche scolastiche o per giocare, e fieri
della sua abilità, o al contrario la demonizzano senza capirla. Esistono sistemi
di filtro per evitare che i ragazzi entrino
in contatto con siti non adatti alla loro
età, come il sistema “Clic sicuro”, in cui
se si apre un sito proibito in automatico
parte un sms che avvisa i genitori, o altri
softwer che consentono di monitorare
l’attività del minore indipendentemente
dalla presenza del genitore. Tuttavia il filtro migliore restano sempre i genitori che
non lascino i ragazzi soli a navigare in totale autonomia, ma li aiutino ad orientarsi, esattamente come dovrebbe accadere
davanti alla tv. Un’indagine di Trend Micro, azienda che lavora nel campo della
sicurezza informatica, ha evidenziato
che soltanto il 30% dei genitori e il 40%
dei ragazzi sa come impostare e utilizzare le regole per garantirsi la privacy nelle
reti sociali, e che gli adolescenti condividono su internet l’indirizzo e-mail
(66,7%), seguito da foto personali e dei
familiari (56,2%), il luogo dove vanno a
scuola (41,9%), gli eventi ai quali partecipano (27,1%) e addirittura l’indirizzo
di casa (20,5%). Tra le misure di controllo e prevenzione adottate, il 60% dei
genitori parla dell’argomento con i figli,
il 43% naviga insieme a loro e il 33,3%
condivide la scelta dei siti da visitare. Il
40% controlla periodicamente le attività
online, mentre solo il 7,8% utilizza i filtri
del controllo parentale. Il ruolo di controllo dei genitori deve tenere conto della
funzione esistenz