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MANGIA PESCE E CAMPI 100 ANNI!
Consumandolo due volte al giorno diminuisce il rischio di ictus e infarto
Gli uomini dediti ad una alimentazione a base di pesce sono molto meno esposti ai rischi di infarto e ictus cerebrale. Un gruppo di ricercatori dell’università
di Shiga (Giappone), ha condotto uno studio, durato 19 anni, su un campione di 9.252 persone (4.070 uomini e 5.182 donne, comprese all’inizio della
ricerca tra i 30 e i 64 anni di età). I risultati dimostrerebbero che mangiare pesce almeno una volta ogni due giorni, meglio due volte al giorno, allungherebbe la
vita. Posta a 1 la percentuale di probabilità di morte precoce tra le persone del campione esaminato, che erano solite consumare il pesce solo una volta alla
settimana, il dato scende a 0,7 per chi lo consuma una volta ogni due giorni, risale a 0,75 per chi lo fa una volta al giorno e scende a 0,67 per quanti il pesce
lo mangiano almeno due volte al giorno.
Secondo la ricerca, per gli uomini il rischio di infarto e ictus con questo tipo di alimentazione scenderebbe,
mentre per le donne non vengono rilevate differenze significative tra le varie categorie.
“Ma questo non vuol dire - spiegano gli esperti - che davanti al sesso femminile il pesce smarrisca le sue qualità benefiche per la salute e la longevità. Il fatto è che l’aspettativa di
vita delle donne è molto più lunga di quella degli uomini (nel 2003 in Giappone le
donne avevano un’aspettativa di vita di 84 anni, contro i 78,3 degli uomini) e questo
ha praticamente azzerato le variazioni statistiche significative tra le donne del
nostro campione”. Il segreto della longevità dei giapponesi, da anni in testa alle
classifiche mondiali di aspettativa di vita sia per donne che per uomini, starebbe
proprio in una alimentazione a base di pesce.
PIÙ GIOVANI CON MELATONINA,
ZINCO E SELENIO
Si possono fermare le lancette del tempo e rimanere giovani più a lungo?
Sembra proprio di sì secondo quanto afferma Walter Pierpaoli, immunologo direttore del Jean Choay Institute for neuroimmunomodulation svizzero, che ha messo a punto e presentato recentemente a Milano un cocktail
per fermare l’orologio biologico a base di melatonina, zinco e selenio.
La melatonina, spiega l’esperto, non induce il sonno, ma ne facilita l’inizio e produce un tipo di sonno caratteristico dei bambini e delle persone
giovani, con il risultato di normalizzare le funzioni immunologiche ed
endocrine. L’effetto della melatonina è stato sperimentato dal team di
Pierpaoli in una ricerca randomizzata in doppio cieco su una settantina di
donne fra i 42 e i 62 anni, in menopausa o pre-menopausa. “Nella ricerca,
pubblicata nel 2001 su ‘Experimental Gerontology’, abbiamo visto che la
somministrazione notturna già dopo sei mesi ha placato i disturbi della
menopausa, ripristinando le condizioni ormonali precedenti. E in alcuni
casi ha provocato una rinascita dell’età fertile.”
Lo zinco, invece, è componente essenziale di più di 200 enzimi e il selenio è cruciale nella sintesi del glutanione, una molecola che protegge dai
danni ossidativi.
Secondo l’esperto “non solo si possono fermare le lancette dell’orologio
biologico, ma in alcuni casi si può farle tornare indietro”.
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ABITARE IN PERIFERIA
FA INGRASSARE
Le lunghe distante costringono
ad utilizzare più spesso l’auto
Vivere nelle zone periferiche delle grandi città si traduce spesso
in chili di troppo sulla bilancia.
Mentre, al contrario, chi vive in
zone centrali è più in forma e
soffre meno di ipertensione.
A rivelare l’inedito legame tra domicilio e chili di troppo sono i ricercatori
del National Center for Smart Growth di College Park nel Maryland, autori
di uno studio sull’American Journal of Health Promotion. A fare la differenza sono le passeggiate nel tempo libero: chi vive in centro cammina 79 minuti
di più di chi ha casa in periferia, più spesso seduto in macchina viste le lunghe
distanze. Per arrivare a queste conclusioni gli autori della ricerca hanno
raccolto i dati di circa 200 mila persone di 83 aree metropolitane e 448
zone periferiche, selezionate in base a densità della popolazione, distanza di negozi e centri commerciali, lontananza tra le abitazioni. “La scarsa
accessibilità di luoghi ‘a portata di passeggiata’ è il comune denominatore
di quartieri dormitorio o di sobborghi”, riferisce uno dei ricercatori, Reid
Ewing. “Futuri st Ց