Dottoressa
Daniela Caiafa
IL RITARDO
PSICOMOTORIO
l termine “ritardo
psicomotorio” rimanda a problematiche cliniche
frequenti e importanti, ma è anche
un termine in qualche modo abusato.
Nella pratica comune la formula ritardo
psicomotorio rappresenta una diagnosi
generica per evidenziare una mancata
acquisizione di adeguate competenze
posturali, cognitive, del linguaggio in
rapporto all’età cronologica del bambino. Tale termine è usato principalmente
nei primi anni di vita nelle situazioni in
cui si è incerti sul significato clinico che
si deve attribuire al ritardo evidenziato,
e di conseguenza, non è considerato una
diagnosi ma una descrizione grossolana.
Il ritardo psicomotorio diventa così un
termine che può contenere situazioni
eterogenee:
• Condizioni che devono essere considerate variabili della norma;
• Condizioni che l’evoluzione dimostrerà costituire i primi segni di un
Ritardo Mentale o di un disturbo neuromotorio;
• Turbe relazionali;
• Inoltre disturbi della progettazione e
l’esecuzione del movimento.
Nel primo anno di vita più che parlare di ritardo psicomotorio si preferisce
definirlo ritardo semplice motorio, per
la connessione con la maturazione neurologica, caratteristica di un’età in cui
vengono acquisiti degli schemi motori
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di base che sono del tutto sconosciuti.
È comune che bambini che presentino
iniziali difficoltà di sviluppo progressivamente si normalizzano. Sono bambini
slow starters (lenti a partire). In effetti, il
ritardo che si evince può essere di tipo armonico cioè che interessano tutte le aree
di sviluppo, ma più spesso è di tipo disarmonico con prevalente compromissione
delle aree posturali e senso-motorie:
• Specifico ed esclusivo interessamento
della linea posturale, ritardo di acquisizione delle tappe motorie grossolane
(posizione seduta, eretta, deambulazione autonoma);
• Sviluppo della coordinazione generale, segmentaria, linguaggio, comunicazio