100% Fitness Mag - Anno V Gennaio 2011 | Page 22

L’angolo degli esperti Dottoressa Mariarosaria d’Esposito LOGOPEDISTA IL RITARDO SEMPLICE DEL LINGUAGGIO uando, intorno all’anno, il nostro piccolo pronuncia per la prima volta le parole “mamma” e “ papà”, l’emozione e la fierezza dei genitori sono indescrivibili. Da quell’intenso e straordinario momento, che si ricorderà per la vita, il lessico del nostro piccolo si arricchirà quotidianamente di vocaboli sempre più complessi per pronuncia e significato. Ogni bambino cresce e matura secondo un proprio ritmo di vita. Esistono, tuttavia, delle elastiche indicazioni temporali, rispetto all’epoca di comparsa e allo sviluppo del linguaggio, dalle prime emissioni di sillaba (lallazione), fino alla comparsa della frase strutturata. Qualora il processo d’ampliamento del vocabolario non avvenisse oppure ritardasse, in maniera importante, il genitore si allerta, inizia a vivere una condizione di preoccupazione ed ansia che lo indurrà poi ad approfondimenti specialistici. Il rallentamento dello sviluppo o dell’evoluzione del linguaggio, il “parlare” come un bambino di età inferiore, viene definito “ritardo semplice del linguaggio”: grado di severità e ambiti linguistici intaccati, possono essere fortemente differenti da individuo ad individuo. - Giovanni L. ha 3 anni e mezzo e si esprime ricorrendo ad un codice comunicativo prevalentemente di tipo non verbale (usa la mimica, l’indicazione ed il pianto). Il linguaggio risulta limitato a poche parole, semplici e concrete pronunciate in maniera quasi del tutto corretta. Ha una discreta comprensione, ma presenta difficoltà nell’integrare e Q 22 | 100% Fitness Magazine decodificare messaggi complessi. - Anche Simone G. ha 3 anni e mezzo. Il piccolo dispone di un lessico decisamente più ampio, nonostante risulti comunque povero per l’età. Tuttavia si esprime in maniera pressoché inintelligibile: pronuncia in maniera scorretta molti fonemi (dislalie) ed ha gravi difficoltà nel combinare tra loro i suoni del linguaggio (deficit fonologico). Non compare il verbo ed è incapace ad utilizzare il simbolo. Simone ha una comprensione più compromessa. L’osservazione del piccolo ci permette, pertanto, di valutare la severità del ritardo: se il bambino è in grado di comunicare in maniera intenzionale (anche non attraverso il linguaggio verbale); se comprende quanto gli viene detto; se si relaziona con l’adulto. L’analisi della produzione verbale ci consentirà di valutare quali e quanti livelli linguistici risultano alterati, la tipologia e gravità della compromissione. La diagnosi di Ritardo è comunque possibile solo dopo aver accertato l’integrità degli organi da cui dipende il linguaggio (organi fonatori) e dell’udito. Il bambino che all’età di 3 anni mostra di avere contenuti da comunicare, intreccia relazioni sociali con adulti e coetanei e comprende il linguaggio verbale, benché lo utilizzi in maniera alterata, può spontaneamente ridurre o risolvere il ritardo, mediante l’inserimento in materna. Qualora il ritardo fosse più severo e la compromissione più ampia, risulta necessario un intervento tempestivo, tenendo in considerazione che il deficit, protratto oltre i 5-6 anni, porterà sicuramente problematiche nell’apprendimento scolastico.