100% Fitness Mag - Anno V Gennaio 2011 | Page 36

L’angolo degli esperti PSICOLOGA Dottoressa Giuliana Apreda I Papà in sala parto: una scelta condivisa ino a qualche tempo fa, la presenza del partner in sala parto era considerata fuori luogo e mal sopportata da medici e ostetriche. Oggi, invece, la collaborazione del compagno durante il travaglio e il parto non solo è ammessa, ma addirittura sollecitata dal personale. Per la maggior parte delle mamme, poi, niente infonde sicurezza quanto poter avere il marito accanto, proprio in un momento in cui ci si può sentire molto fragili. Ci sono alcune premesse indispensabili : la scelta di stare vicini in sala parto deve essere presa di comune accordo, non può mai essere forzata da una delle due parti; la presenza del partner in sala parto ha senso solo se rappresenta il risultato di un coinvolgimento emotivo iniziato molto tempo prima del travaglio. A volte succede che, durante il travaglio, la mamma abbia una reazione diversa da quella che ci si sarebbe aspettati, può non desiderare di essere massaggiata dal compagno o avere bisogno di concentrarsi solo su di sé, di isolarsi per trovare le energie fisiche e psicologiche per riuscire ad affrontare questa esperienza. È importante che ‘lui’ lo capisca, per riuscire a essere davvero d’aiuto alla compagna. Occorre offrire alla compagna sostegno emotivo, più che fisico. Il primo passo che il futuro papà deve compiere per riuscire a sostenere la compagna nel modo giusto è comprendere che, nel corso del travaglio, un abbraccio spesso vale più di mille parole. Il fatto è che l’uomo, in F 36 | 100% Fitness Magazine generale, ha un modo diverso di affrontare gli eventi. Difficilmente si pone in un atteggiamento di semplice ascolto, di osservazione; per lui è più importante essere attivo, sentirsi utile ‘facendo’ o ‘dimostrando’ qualcosa. Spesso, inconsciamente, si sente in colpa per il dolore che prova la compagna e per il fatto di non poterlo condividere, oppure avverte un senso di esclusione rispetto a ciò che sta vivendo lei. E fa fatica a capire che, a volte, è sufficiente la sola vicinanza fisica per dare forza alla sua donna. Tuttavia, se nella coppia si è creata un’intesa, una profonda confidenza, bastano pochi cenni o uno sguardo per ristabilire la comunicazione. Ciò che conta di più, infatti, è che la futura mamma possa esprimere liberamente ciò che sente. E che il partner riesca a intuirne i desideri, a contenere le ansie, il senso di inadeguatezza che a volte possono coglierla. Ci possono poi essere momenti, durante il travaglio, in cui sembra che il tempo non passi mai e che la nascita del bebè sia molto lontana. La mamma potrebbe scoraggiarsi e il papà diventare ansioso. In questi casi, non si deve temere di chiedere spiegazioni all’ostetrica o al medico. Al futuro papà che tocca farsi avanti senza timore e chiedere di essere ascoltato e farsi portavoce dei dubbi della compagna. Specialmente quando si è alla prima esperienza, ci si può chiedere se è normale quello che sta accadendo. Tenersi dentro queste preoccupazioni può creare ansia e influire sull’andamento del travaglio. Meglio correre il rischio di apparire un po’ insistenti, ma avere la conferma che tutto sta andando per il meglio! Ma, a parte l’assistenza ‘emotiva’ alla propria partner, cosa può fare, concretamente, l’uomo per darle sollievo? Ci sono molti gesti semplici che possono aiutare la donna ad affrontare il travaglio in maniera più serena (sempre che lei lo desideri, naturalmente). Per attenuare la tensione e il dolore delle contrazioni, il papà può eseguirle i massaggi sulla schiena, che vengono insegnati già durante la gravidanza. Oppure, può aiutarla ad