100% Fitness Mag - Anno V Febbraio/Marzo 2011 | Page 42

L’angolo degli esperti PSICOLOGA Dottoressa Giuliana Apreda LA NASCITA DI UN BAMBINO CARDIOPATICO: aspetti psicologici S offrire di cuore fin dalla nascita è un problema che ha un forte impatto emotivo non solo sul piccolo paziente ma su tutto il sistema familiare. Diversi studi di psicologia hanno infatti dimostrato che il peso delle cardiopatie congenite sui piccoli pazienti e sulla loro crescita è notevole. La presenza di un bambino cardiopatico in famiglia coinvolge tutti i familiari: i genitori, che devono dedicare al figlio malato particolari attenzioni, ma anche, i fratelli. Un rischio comune, con il bambino cardiopatico, è quello di esagerare nel proteggerlo, escludendolo di fatto da una normale vita di relazione tra coetanei, poiché negli ultimi 25 anni gli sviluppi della cardiologia interventistica e della cardiochirurgia hanno permesso di intervenire su pressoché tutte le forme di cardiopatia congenita, l’interesse della psicologia si è focalizzato sullo sviluppo del bambino e poi dell’adolescente in un contesto fortemente medicalizzato. La nascita di un bambino cardiopatico è causa di un’intensa sofferenza per i genitori. Il bambino stesso, con la sua fragilità e la sua vulnerabilità, apre una ferita, risvegliando nei genitori ansie e sensi di colpa che favoriscono la comparsa di cli- 42 | 100% Fitness Magazine ma familiare iperprotettivo e di particolare indulgenza. Diversi studi effettuati su madri di bambini cardiopatici rilevano in queste donne sentimenti di inadeguatezza, spesso non commisurati alla gravità della malattia e gli psicologi notano con frequenza che i bambini cardiopatici appartengono a quelli che il gergo comune definisce “bambini viziati”. Per questa ragione, è bene ricordare che proteggere il proprio figlio fragile è necessario, ma che bisogna stare attenti a non esagerare: è utile fidarsi del medico nel valutare che cosa è opportuno lasciargli fare e che cosa, invece, può mettere a rischio la sua salute. A volte è meglio che una mamma stia in ansia per aver permesso al figlio malato di partecipare a un’attività sportiva o a una gita di classe, piuttosto che far crescere il bambino in un clima soffocante e che non concede spazio alla naturale conquista dell’autonomia. Gli interventi chirurgici lasciano segni tangibili sul corpo dei bambini: le cicatrici, che ricordano momenti di sofferenza e dolore. È bene sapere che fino ai 6-7 anni il dolore viene percepito dal piccolo come una forma di aggressione esterna che suscita fenomeni di regressione psicologica e quindi di dipendenza, in particolare dalla figura materna. Con l’adolescenza, tuttavia, la dipendenza può trasformarsi in ribellione, non solo verso i familiari, ma anche verso i medici, con evidenti ripercussioni sulla frequenza dei controlli e sull’adesione alle cure prescritte. Arrivato all’età adulta, il malato deve confrontarsi con decisioni importanti, come la scelta del lavoro, la gestione della sessualità o un’eventuale gravidanza. Per tutte queste ragioni, è consigliabile affiancare sia i genitori sia il bambino affetto da cardiopatia congenita con un supporto psicologico, almeno nei momenti di crescita e di sviluppo. In tal modo sarà possibile contenere gli effetti negativi di una malattia cronica sulla personalità del bambino.