100% Fitness Mag - Anno V Febbraio/Marzo 2011 | Page 30
L’angolo degli esperti
CONOSCI TE STESSO
realtà viene forzato a essere produttivo e prestazionale.
L’influenza dunque può essere vista come una breve
depressione psicofisica, un ripiegamento su se stessi
che consente di fermarci, riordinarci e rigenerarci.
Non è un segreto che, aldilà del malessere dovuto ai sintomi, diverse persone colpite da influenza siano anche
un po’ contente di questo: hanno il pretesto per mettersi a letto e sottrarsi allo stress.
Allo stesso tempo, non è raro che la convalescenza possa accompagnarsi a una voglia di rinascere, di cambiare le cose, proprio come al termine di una depressione
vissuta in modo creativo. La ricaduta è segno che non
si è appreso niente dall’influenza appena fatta, e ci si è
rigettati troppo in fretta nello stile di vita precedente.
CHI E’ PIU’ A RISCHIO
• Persone sottoposte a forte e prolungato stress (di varia natura) che
non riescono a fermarsi o a rallentare il ritmo e l’intensità con cui
vivono. Di solito, c’è uno spiccato senso del dovere con associato un
immediato senso di colpa per il quale c’è bisogno di “scuse valide”
per poter dire di no.
• Persone che non si concedono quasi mai tempo per lo svago e per la
propria vita interiore
LA FEBBRE: la reazione vitale
dell’organismo
La febbre è un sintomo salutare, segno che l’organismo
sta reagendo, lottando e chiedendo al “fuoco vitale” di
intervenire per riportare l’equilibrio perduto. Il sangue
e il cuore, anch’essi simboli del fuoco, partecipano
all’aumento della temperatura (il battito cardiaco diventa più frequente). Nel linguaggio quotidiano “avere
la febbre” per qualcosa significa essere fortemente coinvolti, avere una passione totalizzante per qualcosa. E, in
effetti, durante l’episodio febbrile il corpo è “pienamente in gioco”: il sistema immunitario e gli organi stanno
lottando per affermare l’attaccamento alla vita, stanno
esprimendo il coinvolgimento dell’intero nostro essere nella voglia di vivere e sopravvivere.
Non è un caso che a determinare la temperatura sia
l’ipotalamo, la regione centrale del cervello, che conosce all’istante le necessità del corpo per mantenere
il suo equilibrio. Avere la febbre significa dunque
essere vivi, saper reagire, sapersi adattare, sia biologicamente che psicologicamente, alle diverse situazioni.
Non avere mai la febbre non è quindi sempre un segno
di salute o di forza del sistema immunitario: spesso, indica una rigidità e una difficoltà a scendere in campo
con tutti noi stessi. La febbre è fuoco e il fuoco è energia profonda, istintiva, passionale, che oggi la civiltà
moderna fa sempre più fatica a vivere, calata com’è in
modelli mentali e sociali precostituiti che ne imbrigliano il fluire.
La tendenza a sopprimere la febbre con i farmaci, appena si presenta, è simbolo di questa mentalità che, in
nome della produttività continua (febbrile!), tarpa le
nostre espressioni più vitali.
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SUGGERIMENTI
Fermarsi e riposare per alcuni giorni sono le parole d’ordine per
curare l’influenza. Un riposo forzato ( a letto, in poltrona o comunque in casa) che, aldilà dell’ovvio malessere creato dai sintomi, può essere sfruttato in modo rigenerante. Ci si può prendere
finalmente del tempo per se stessi e per trasformare l’influenza
in occasione di rinascita. La convalescenza deve durare qualche
giorno e prevedere una ripresa graduale dell’attività, anche quando il lavoro parrebbe non permetterlo.
A meno che non crei complicanze o non raggiunga picchi troppo
alti, la febbre va lasciata sfogare. Essa chiede dunque di affidarsi
alla natura che è in noi, e ai suoi automatismi, che sanno come
gestirla, evitando un atteggiamento di soppressione a priori del
sintomo.
Durante la convalescenza il consiglio migliore è quello di non seguire subito e totalmente i ritmi della collettività, ma fare in modo
di sentire il proprio ritmo interiore e seguirlo il più possibile.