100% Fitness Mag - Anno V Agosto 2011 | Page 24

100% FITNESS MAGAZINE EDWARD BACH All’inizio del Novecento, questo giovane medico, pensava che la medicina tradizionale fosse troppo meccanica: era una scienza incapace di prendere in considerazione l’essere umano nella sua interezza, di rispettarne la specificità. L’uomo non è una macchina, con ingranaggi che vanno lubrificati o sostituiti; l’uomo è un essere complesso in cui la mente e il corpo non possono essere separati, in cui ogni singolo apparato rimanda a tutto il resto. Ogni uomo ha una storia, emozioni, sensazioni, sogni e bisogni che non possono essere ignorati. Per Bach non c’erano dubbi: quello che andava curato era l’essere umano nella sua complessità. Non era sufficiente accontentarsi di rimuovere i sintomi. Si dedicò dunque alle sue interessanti ricerche, che avrebbero portato, anni dopo, all’identificazione dei suoi ‘rimedi’: gli ormai famosi fiori di Bach che, ognuno con la propria specificità, mirano tutti a restituire energia al corpo e alla mente. Preparò dei vaccini e, fedele all’idea originaria di mettere l’uomo, il paziente, al centro della ricerca, cominciò a studiare le caratteristiche comuni nelle persone che avevano bisogno dello stesso vaccino. Ne risultarono sette profili psicologici diversi. Bach cominciò allora a porsi una domanda rivoluzionaria per l’epoca: e se fosse stata l’indole, lo stato d’animo, a provocare la malattia? Decise quindi di dedicarsi completamente alla ricerca di un nuovo metodo di cura, totalmente incentrato sullo studio dell’animo umano. Durante le sue lunghe passeggiate immerso nella natura, Bach arrivò a raccogliere e identificare i primi due rimedi MIMULUS e IMPATIENS, cercando le somiglianze tra pianta e profilo psicologico del paziente. Mimulus, un fiore che appare fragile, fu somministrato a pazienti che mostravano timidezza e piccole paure; Impatiens, il fiore ‘impulsivo’, che proietta lontano da sé i propri semi, fu somministrato ai pazienti più nervosi, sbrigativi. I risultati furono subito soddisfacenti. Arrivò così all’identificazione dei primi dodici ‘guaritori’, legati a dodici stati d’animo negativi che era necessario riequilibrare per raggiungere uno stato di salute reale. Le emozioni negative fondamentali erano: la paura, il terrore e il panico; l’atteggiamento mentale che porta a torturarsi, a rimuginare; l’indecisione, l’indifferenza o la noia che spingono a non amare più la vita; lo scoramento, l’invadenza, la debolezza e la scarsa stima di sè e delle proprie capacità; l’impazienza, la solitudini; l’entusiasmo privo di regole e di limiti.. La ricerca continuò fino all’identificazione dei 38 rimedi che ancora oggi sono la struttura del suo metodo di cura. COME FUNZIONANO I FIORI DI BACH Nel suo libro ‘Guarisci te stesso’, Bach sottolinea come la malattia non sia altro che l’aspetto superficiale di un malessere profondo, di una disarmonia tra anima e corpo. E’ secondo questo principio che agiscono i fiori di Bach. Ma come è possibile che una semplice essenza possa avere degli effetti tanto profondi? Una delle ipotesi più accreditate è che l’acqua in cui sono diluite le essenze metta in risonanza la vibrazione energetica del fiore con il campo energetico del paziente, riequilibrando le disarmonie di quest’ultimo. Un’altra ipotesi si rifà alle scoperte di Hahnemann, il padre dell’omeopatia: un rimedio è in grado di curare una malattia provocando sintomi uguali a quelli della malattia stessa, proprio come un vaccino. Sia come sia, c’è un dato difficilmente contestabile: i fiori di Bach funzionano, e funzionano anche con pazienti che non sanno di assumerli, con i bambini, con gli animali e perfino con le piante stesse, segno evidente che non si può ricondurre la guarigione a un supposto effetto placebo, cioè all’autosuggestione del paziente. LA SCELTA DEI RIMEDI Un colloquio approfondito con un terapeuta è senza dubbio la via migliore per scegliere quali fiori utilizzare. Fare da soli è possibile, ma è facile, ed estremamente umano, barare con se stessi e negare l’esistenza di alcuni problemi evidenti ad un osservatore esterno, ma del tutto ignoti a chi ne subisce quotidianamente gli effetti negativi. Questa forma di ‘cecità’ sarà più facilmente superata se si ha di fronte un terapeuta che possa fare da ‘specchio’ ai nostri turbamenti, aiutandoci a chiarire i lati oscuri della nostra personalità. Utilizzare la floriterapia significa entrare in un processo dinamico, significa imparare a chiedersi cosa realmente non funziona nella nostra vita. Cercare il fiore che ci guarisce significa anche guardarsi dentro, conoscere noi stessi. 24