100% Fitness Mag - Anno IV Settembre 2010 | Page 42
L’angolo degli esperti
PSICOLOGA
Dottoressa
Giuliana Apreda
Bullismo?
Un fenomeno in crescita nelle
bambine e nelle adolescenti
Fenomeno in espansione, soprattutto nelle
scuole, il bullismo sembra coinvolgere in larga
parte gli individui tra i 7 e i 17 anni, ed è in
crescita fra le ragazze..
P
er bullismo s’intende il complesso di prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi ai
danni dei loro coetanei. Nell’accezione comune del termine (dall’inglese “bullying”
letteralmente “intimorire”), il bullismo è
associato all’idea di intenzionalità in chi
compie l’atto, all’asimmetria di quest’ultimo (al “bullo” corrisponde sempre una vittima), e al perpetuarsi dell’azione nel
tempo.
Secondo le stime del decimo “Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza”, presentato nel dicembre
2009, più di un quarto dei bambini riferisce di aver subito più
volte nell’ultimo anno offese immotivate, provocazioni o prese
in giro; mentre oltre un quarto, e circa un quinto degli adolescenti, afferma di essere stato vittima di vere e proprie azioni
di bullismo.
Ma chi è il bambino o adolescente bullo? Un focus studio curato dalla Dott.ssa Paola Tabarini, Unità Operativa di Psicologia
Pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ne traccia un
identikit.
Partendo proprio dal giudizio delle piccole vittime dei “bulletti”
coetanei: coloro che disturbano la classe, danno spinte, fanno
male, sono fastidiosi, si mettono in mostra, normalmente non
sono bravi a scuola ed anzi spiccano per essere tra gli ultimi.
In caso di bulli adolescenti, si aggiungono l’ostentazione della
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prestanza fisica, le “rispostacce” ai professori, lo sfoggio di una
presunta sicurezza e, anche in questo caso, un curriculum scolastico spesso insufficiente.
A veder crescere le proprie cifre, negli ultimi anni, è il così detto
“bullismo rosa”, che la dottoressa Tabarini descrive come l’atteggiamento marcatamente psicologico con cui le bambine o le
giovani ragazze tendono ad isolare le proprie vittime. Le armi
utilizzate dalle “bullette” (inutile dirlo!) sono più sofisticate: oltre ad escludere dalla propria sfera la persona prescelta, affilano
la lingua e, diffondendo pettegolezzi e calunnie sul suo conto, la
danneggiano nelle sue relazioni sociali. Il risultato è un tipo di
bullismo più subdolo di quello dei coetanei maschi, che deriva
dalla maggior conoscenza delle implicazioni psichiche e delle
fragilità su cui far perno, nonché dal fatto che tali modalità sono
meno individuabili e punibili da docenti, istruttori o genitori.
Che sia femminile o più classicamente maschile, affrontare il
fenomeno “bullismo” non è mai semplice, avverte il Bambino
Gesù, che raccomanda prima di tutto di saper distinguere tra
soggetti “semplicemente aggressivi”, spesso i primi ad essere isolati dalla classe, e i veri e propri “bulli”, i cui atti aggressivi sono
il risultato di un processo di gruppo, dove il leader rappresenta
una dinamica collettiva. Per riconoscere gli uni dagli altri, suggerisce inoltre Tabarini, è necessario cogliere campanelli d