100% Fitness Mag - Anno IV Settembre 2010 | Page 36

L’angolo degli esperti Dottoressa Mariarosaria d’Esposito LOGOPEDISTA La voce nasale C ome all’interno di una perfetta cassa armonica, il suono prodotto dalle corde vocali sale e si modifica ad opera degli organi di risonanza, non ultimo il palato. Proviamo ad ispezionare il palato con la punta della lingua: una parte anteriore ossea e tesa (segnata dalle rughe palatine) il “palato duro”, ed una posteriore decisamente più “molle”. Quest’ultima struttura anatomica, definita appunto “palato molle” (ma anche velopendulo o velo palatino), contribuisce in maniera insostituibile alla produzione di tutti i suoni vocalici e consonantici. Il velo palatino è un organo mobile: si abbassa per lasciare aperta la comunicazione tra naso e bocca (nella produzione della consonanti nasali “m”, “n” e “gn”) e si porta verso l’alto per la pronuncia di tutti gli altri suoni. Un cattivo funzionamento del palato molle (in particolare l’incapacità di sollevarsi) altera il corretto bilanciamento tra risonanza nasale ed orale ed è causa di un timbro sgradevole con un importante tratto di nasalizzazione. Si tratta della cosiddetta “insufficienza velo-faringea”: la mancata separazione tra cavità buccale e rinofaringe determina un particolare difetto di risonanza definita “rinolalia aperta”. La “rinolalia aperta” è sempre caratterizzata da un’anomala fuoriuscita dell’aria dalle narici, durante la produzione di vocali e consonanti. Il timbro vocale risulta nasale e sono registrabili dislalie (alterazioni nella pronuncia dei fonemi). Frequente è la sostituzione della consonante “b” con la corrispondente nasale “m” (pronuncia, ad esempio “mammino” per “bambino”) e della “d” con il suono “n” (“nonnolo” per “dondolo”). La corretta articolazione dei singoli suoni (ad eccezione delle consonanti nasali) richiede il raggiungimento di un 36 | 100% Fitness Magazine determinato indice pressorio all’interno del cavo orale: possiamo percepirlo facilmente ponendo una mano davanti alla bocca durante la produzione della sillaba “pa”. La sufficiente pressione è assicurata dalla chiusura della cavità buccale ad opera del palato molle. La rinolalia aperta può essere secondaria a - cause congenite: ad esempio malformazioni del cavo orale; la più frequente tra queste è la palatoschisi - cause acquisite: -ferite d’armi da taglio o da sparo • esiti chirurgici ed anomalie nella cicatrizzazione (spesso post- tonsillectomia) • perforazioni flogistiche dei tessuti ( come nella sifilide) • paralisi del velo, di origine centrale o periferica - cause funzionali: l’insufficiente innalzamento del velo si riscontra sovente in bambini con personalità fortemente immatura. La “rinolalia chiusa” risulta caratterizzata da un’occlusione a livello del rinofaringe con conseguente riduzione della risonanza dei suoni nasali . Spesso di tipo transitorio, determina una voce simile a quella del soggetto semplicemente raffreddato e con il “naso chiuso”. Viene distinta in: - rinolalia chiusa anteriore: dovuta a congestione delle mucose, riniti o poliposi nasali - rinolalia chiusa posteriore: causata prevalentemente da vegetazioni adenoidee o ipertrofia dei turbinati. L’intervento riabilitativo risulta, in taluni casi, secondario a quello chirurgico e/o farmacologico ed ha come finalità il potenziamento della capacità di gestione dell’aria da parte del soggetto, la risoluzione delle dislalie ed il ripristino della motilità del palato molle, per una produzione articolatoria e timbrica corretta.