ARSI
E
biettivi o ci viene imposto qualcosa di sgradevole. E,
in genere, se vengono intaccate autostima, dignità o
immagine pubblica.
Come dice Valentina D’Urso, docente di Psicologia
Generale all’università di Padova, “in più di un terzo
dei casi, ci fa arrabbiare chi amiamo di più. Quasi un
altro terzo delle arrabbiature è provocato da persone
amiche, e solo un quinto da estranei o conosciuti.
Chi odiamo poi ci fa arrabbiare solo il 10% delle volte.
Inoltre, almeno nel 25% dei casi ci scarichiamo con
chi non è la causa della nostra irritazione, ma non ce la
farà pagare. Spesso ci arrabbiamo con chi abbiamo già
trattato male. Gli ambienti in cui ci si arrabbia di più?
La casa (il luogo in cui si mangia, soprattutto), il luogo
di lavoro e in automobile. Lo psicologo Jerry Deffenbacher, della Colorado State University, ha rilevato
che chi si arrabbia molto al volante è spesso impulsivo
anche in altri contesti. Ma anche persone calme, alla
guida possono “trasformarsi”.
“Vi è competizione fra guidatori per velocità e abilità. In più, l’auto crea illusioni di potenza e robustezza,
espande l’area del nostro corpo”, spiega la D’Urso. E
R. Fuller, psicologo del Trinity College di Dublino,
parla di “deindividuazione”: in auto non si vivono vere
interazioni fra persone. Accecati dall’ira non siamo
consapevoli di ciò che facciamo (“non sto urlando”) e
poi ci stupiamo di ciò che abbiamo detto (“non volevo
offenderti”). “Quando ci si arrabbia non si controlla
bene il tono della voce, né la consequenzialità del pensiero logico”, chiarisce la D’Urso. Altre volte, si pensa
di aver espresso la propria rabbia più di quanto non
sia avvenuto. In preda all’ira, percepiamo delle modificazioni corporee: respirazione e battito cardiaco
accelerati, contrazioni allo stomaco, colore, sudorazione, tensione muscolari, tremito alle mani. Questo ci d