100% Fitness Mag - Anno IV Novembre/Dicembre 2010 | Page 32

L’angolo degli esperti CONOSCI TE STESSO stavamo seguendo ma non ce ne indica una nuova. Ci fa sentire tagliati fuori dal mondo, senza farci intuire dove finisce il tunnel. Vissuta solo così, la depressione non può compiere fino in fondo la “missione” per la quale è venuta, cioè TRASFORMARCI. • TRASFORMAZIONE E RINASCITA Se però si riesce a osservare il processo depressivo nel suo insieme, ecco che gradualmente emerge l’aspetto creativo della crisi.La depressione infatti esprime il grande tema della morte-rinascita presente ad ogni livello della natura. In natura tutto ciò che nasce o rinasce lo fa al buio, in silenzio, nel segreto, dopo un periodo di oscuramento-gestazione: il bimbo nella pancia della mamma, la farfalla nel suo bozzolo, il seme nelle profondità della terra; e ancora, la “primavera dopo l’inverno”, l’opera d’arte nell’atelier di un pittore. Perfino le stelle collassano (cioè “cadono in depressione”) per poi rinascere in altre forme. Questa legge, per la quale una creazione deriva sempre da una “morte” (perdita, disagio, ripiegamento), vale anche per l’ambito esistenziale: nella vita, le scelte e i cambiementi fondamentali che facciamo, nascono sempre da un più o meno lungo momento di crisi, nel quale il vecchio schema si spezza e fa spazio al nuovo, che deve ancora configurarsi ma che in realtà, in modo ancora embrionale, è già presente nel- 32 | 100% Fitness Magazine le premesse che hanno prodotto la crisi stessa. La crisi depressiva è insieme dolore, sofferenza e, su un piano organico, alterazione chimica dei neurotrasmettitori; ma la depressione è anche una vera e propria capacità del cervello che indica quando E’ IL MOMENTO DI CAMBIARE, anche se noi non lo riconosciamo e cerchiamo di resistere. Emergono qui in forma inconscia ma concreta, le figure mitologiche dell’EROE e del LABIRINTO: ognuno di noi, eroe della propria vita, entra nel labirinto della crisi che pare senza uscita. Qui deve riconoscere, affrontare e vincere i propri fantasmi interiori (il famoso MINOTAURO del mito) e ritrovare l’uscita: per fare ciò, deve essere guidato dal legame con la propria interiorità (il filo di Arianna) e attingere a capacità personali sconosciute, che fanno di lui un uomo nuovo, più padrone di se stesso e della propria esistenza. Vi sono persone che, superando un periodo di crisi, approdano ad un’identità più ricca e scoprono di possedere più risorse di quanto pensavano. Il giusto atteggiamento è, per dirla con i cinesi, la capacità da parte delle persone coinvolte, di focalizzare la propria attenzione sul lato “maturativo”,il ji,e non su quello problematico della situazione,il wei. Il modo migliore per uscire da uno stato di crisi è dunque quello di cogliere le opportunità di crescita in esso contenute. Chi è più a rischio • Persone che hanno vissuto la prima parte della vita in contesti depressivi o traumatici (per esempio, malattia o perdita di un genitore, violenze fisiche o psicologiche, depressione cronica di un familiare, sradicamento improvviso dal luogo di origine, visione di fatti raccapriccianti, condizioni psicosociali disastrate) che ne hanno minato la fiducia di base e la sicurezza in se stesse. • Persone che non riescono a sottrarsi a situazioni cariche di sofferenza o che richiedono un prolungato dispendio energetico. • Persone che non abbandonano o non modificano uno stile di vita nel quale da tempo non si riconoscono più. • Persone con tratti di personalità dipendente, che si appoggiano agli altri nella maggior parte delle situazioni che vivono. • Persone che hanno uno o più familiari che soffrono o hanno sofferto di depressione, sia monopolare che bi-polare. Alcuni suggerimenti Un consulto psicologico aiuta ad avere una giusta visione sul proprio stato psichico. Molto spesso non è il caso di ricorrere agli psicofarmaci come unica soluzione. E’ importante NON CERCARE DI REAGIRE A TUTTI I COSTI, per dimostrare che si sta bene o per senso del dovere. Meglio accettare per qualche giorno di fare ciò che la depressione sta chiedendo: chiudersi nel proprio bozzolo protettivo, fermarsi, stare in silenzio, non svolgere tutte le consuete attività, non fare vita sociale. Meglio vivere per qualche tempo in piena passività, accettando completamente e senza paura questa situazione che è stata fortemente suggerita dal proprio cervello. Se si riesce a farlo senza opporsi, dopo qualche giorno, al ma ssimo una decina, una nuova energia si risveglierà: la prima volta che si sente la voglia di fare qualcosa (anche minima) sarà l’inizio della guarigione. Nei giorni di chiusura bisogna resistere al senso di colpa e alle insistenze di chi, volendoci bene, ci vorrebbe vedere reagire. Rispettando questo atteggiamento compariranno pensieri totalmente nuovi su noi stessi e sul futuro...