100% Fitness Mag - Anno IV Novembre/Dicembre 2010 | Page 42
L’angolo degli esperti
Dottoressa
Daniela Caiafa
NEUROPSICOMOTRICISTA
I NO CHE AIUTANO
A CRESCERE
Q
ualche anno fa comprai un libro il cui titolo mi incuriosì molto: “i NO che aiutano a
crescere” finalmente un libro che da ragione ai “no” dei genitori! Ci sembra così ovvio
che certe volte bisogna dire di no, eppure
l’opinione più comune è che si debba dire
sì. Esiste nell’immaginario comune che le persone gentili, ammodo non dicono di no, mentre chi lo fa diventa rigido ed inflessibile. Spesso mi capita di vedere mamme e papà che hanno difficoltà
nel dire no. Però il non dirlo al momento giusto rischia di sottrarre possibilità e risorse a noi stessi e ai nostri figli ci limitiamo
troppo, non esercitando i nostri ” muscoli emotivi”.
Il NO non è necessariamente un rifiuto dell’altro, una dimostrazione di prevaricazione, ma può invece dimostrare la fiducia nella
sua forza e nelle sue capacità. I NO sono necessari come i Sì, entrambi aiutano a crescere. La grande sfida che devono affrontare
i genitori: coltivare nei figli la passione e il coinvolgimento nel
mondo e al tempo stesso insegnare loro ad adattarsi alle regole
della società. La capacità di e dire no diventa molto importante
dopo i due anni. In una famiglia con un figlio di quest’età probabilmente il no è la parola più usata. Non è bello sentirselo dire e
ci sono vari modi di reagire. Un bambino la può usare come arma
gridandolo ogni volta che gli si chiede qualcosa, un altro lo usa
come identificazione nell’adulto.
I bambini sono impulsivi, attivi, esigenti e curiosi, tutti attributi
che, a seconda del punto di vista, possono essere considerati pregi o difetti. Anche la nostra reazione sarà differente in base a diversi fattori. Le reazioni a fine giornata sarà diversa da quella che
avremmo al mattino dopo un buon sonno. Quali che sono i motivi per cui ci comportiamo in un certo modo, la nostra reazione
al bambino è comunicazione. Spesso c’è difficoltà nell’ attenersi
ai limiti che si è stabiliti.
Per poter agire con fermezza bisogna essere convinti che quello
che facciamo è giusto; altrimenti si trasmette incertezza e si rimanda un messaggio confuso al bambino. Potrebbe pensare che
se insiste e fa i capricci finirete per cedere. Spesso capita di vedere
madre e figli impegnati in estenuanti tira e molla prigionieri di
un rapporto che non soddisfa nessuno dei due. Questi messaggi ambigui possono avere vari effetti. Un bambino più grande e
sicuro impara con il tempo che mamma e papà possono essere
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molto diversi da nonna e nonno, capisce e accetta che nelle due
case possono esserci regole diverse. Ma in un bambino insicuro
o solo più piccolo gli provochiamo ansia e irritabilità perché è
come se gli rispondessimo sempre con un “forse” perché quando
ha conquistato qualcosa teme che qualcuno glielo tolga e quindi lo chiede o si ci aggrappa più di quanto farebbe se le regole
FOSSERO CHIARE! Queste dinamiche si verificano tra genitori
e chi si occupa dei loro figli (nonni, baby-sitter…) ma spesso siamo in conflitto anche con noi stessi. L’incoerenza crea tensioni
perché il bambino non sa se le sue speranze verranno soddisfatte
o frustrate. I bambini preferiscono gli esiti prevedibili anche se
non sono quelli desiderati. In questi casi la prima cosa utile da
fare è capire cosa scatena in noi il capriccio: magari risveglia vissuti spiacevoli. I limiti sono fondamentali per una sana crescita
del bambino perché sono cancelli che proteggono e fanno sentire al sicuro. Ci sono molte buone ragioni per fissare dei limiti
non direttamente legati all’incolumità fisica, che però aiutano il
bambino ad acquisire maggiore sicurezza e a sviluppare le proprie
risorse, soddisfare ogni capriccio, risparmiare qualsiasi sofferenza, priva il bambino di sviluppare degli strumenti per far fronte
alle difficoltà e lo rende incapace nel sopportare le frustrazioni.
Un bambino che vuole attenzione, o un gioco, e deve aspettare o
rinunciare, impara anche ad essere flessibile e paziente, a cercare
delle alternative, a essere creativo, tutte qualità utili nella vita.
La frustrazione stimola il bambino a fare uso delle proprie risorse,
purchè naturalmente il no sia ragionevole e non generi disperazione. A volte i bambini si comportano come se vi foste trasformati nella strega di Biancaneve o in un orco, e vi può capitare di
chiedervi se non state agendo veramente in modo crudele. Magari dovrete rammentare a voi stessi non è una cattiveria dire no
ma è la cosa giusta da fare. Se riuscirete a conservare l’immagine
di voi stessi, a pensare che state facendo la cosa giusta per il bene
di vostro figlio agirete con più convinzione. Se invece date credito
alla sua immagine potreste diventarlo realmente può essere molto inquietante rendersi conto che un bambino vi ha trasformato
in un mostro. A volte può succedere: vi accorgerete di essere stati
troppo duri,e potrete modificare il vostro atteggiamento. Altre
volte, invece capirete che avrete fatto bene ad agire con fermezza,
anche se a vostro figlio la cosa non piace. Allora dovrete essere
preparati a far fronte alle sue critiche.