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Il ruolo del veterinario
Il proprietario che assiste per la prima volta
ad un evento del genere resta quanto meno
sconvolto: ci capita spesso di ricevere telefonate drammatiche di persone che pensano
che il proprio cane stia morendo o, che arrivano correndo al pronto soccorso a qualsiasi
ora del giorno e della notte col cagnetto nella
copertina, il quale intanto si è ripreso e si sta
chiedendo cosa mai sia successo e perché lo
portano dal veterinario.
L’esame clinico e le
indagini strumentali
Un paziente portato a visita per un attacco
epilettico ormai passato risulta assolutamente sano sia all’esame clinico che neurologico.
Si consiglia di sottoporlo comunque ad esami
del sangue e delle urine per svelare eventuali
problemi metabolici. Se si nutrono dubbi una
TAC o una risonanza magnetica al cranio unita magari all’esame del liquor sono le indagini
che possono svelare eventuali malformazioni
o lesioni compressive a livello cerebrale o infezioni del SNC.
Se non risulta nessuna anomalia da questi
esami e il cane ha meno di 6 anni di età siamo
con molta probabilità di fronte ad una forma
di epilessia idiopatica . Si suppone che esistano nei soggetti affetti da epilessia idiopatica alcuni neuroni (sono le cellule cerebrali)
anomali che in risposta a stimoli esterni di
qualsiasi natura, innescano la loro attività che
coinvolgendo le cellule limitrofe causano
l’attacco epilettico.
A questo punto non resta che educare il padrone a convivere col problema del suo cane:
tenere un calendario con la cadenza degli
attacchi anche l’incidenza del momento può
avere la sua importanza.
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Cosa puo’ fare un proprietario dinanzi
a una crisi epilettica del proprio cane?
Durante l’attacco è bene non stimolare l’animale, tanto meno cercare di aprirgli
la bocca per farlo respirare: servirebbe solo a rischiare una bruttissima ferita da
morso! E’ utile, se possibile, evitare che si ferisca spostando mobili o altri oggetti
presenti nella stanza dove avviene la crisi.
Terapia
Fatta eccezione per quei casi dovuti all’azione di tossici, a problemi metabolici, a
fatti compressivi intracranici (nei quali la terapia consiste nell’agire sulla causa che
sta determinando il sintomo qualora sia possibile) nei casi di epilessia idiopatica
una vera terapia non esiste, ma esiste la possibilità di controllare gli attacchi farmacologicamente nel caso in cui siano abbastanza frequenti.
Si sconsiglia di trattare con antiepilettici pazienti che presentano attacchi sporadici, tipo una crisi ogni 2-3 mesi e di breve durata. Esistono diverse categorie di farmaci per il controllo dell’epilessia del cane ma certamente i barbiturici sono i più
usati. Si somministrano per via orale quotidianamente, divisi in 2 dosi al giorno;
di solito si parte col dosaggio piu basso e si aumenta progressivamente fino al raggiungimento della dose minima che controlli il sintomo. Generalmente la risposta
è buona e si riescono a controllare gli attacchi sia come frequenza che come durata. Le benzodiazepine sono un’altra famiglia di farmaci molto usata in veterinaria,
ogni proprietario di cane epilettico custodisce la sua scatolina di fiale di Valium
che può servire se un’attacco si dovesse prolungare troppo: in effetti serve più alla
sua psiche che al cane! Attenzione,se una crisi si prolunga troppo nel tempo, se gli
attacchi diventano troppo ravvicinati nel tempo o se il vostro cane non si riprende
completamente dopo una crisi: non indugiate, è il momento di rivolegersi al proprio veterinario.