100% Fitness Mag - Anno III Ottobre 2009 | Page 74

lifestyle consigli utili di Gianluca Terlizzi Titolare Lavanderie Terlizzi Cari lettori, in un giornale così interessante e pieno di consigli utili, vorrei proporre alla vostra attenzione una nuova rubrica atta a risolvere quei piccoli dubbi che ci perseguitano quotidianamente e che riguardano la cura, la manutenzione, i consigli di primo intervento in caso di macchie. Stiamo parlando ovviamente dei vostri capi. Ho pensato di scrivere questa rubrica perché, nei numerosi anni di attività di famiglia, ho capito che, oltre all’esperienza, per ottenere i migliori risultati di lavaggio ed evitare spiacevoli inconvenienti, è di primaria importanza anche una collaborazione tra la lavanderia ed il cliente. Questo piccolo vademecum, da ritagliare e conservare in raccoglitore, vi sarà molto utile per imparare a leggere l’etichettatura dei capi che andrete ad acquistare, per i consigli di primo intervento in caso di “incidenti”, per capire come conservare correttamente i vostri capi preferiti ed anche per conoscere le varie tipologie di tessuti. OCCHIO ALL’ETICHETTA (fonte: articolo della confartigianato sul n°7/8 di DETERGO) S empre più spesso, nelle aziende di lavasecco e lavanderia, arrivano capi di abbigliamento che risultano non lavabili. Non si tratta ne di difetti occulti né di etichette errate, ma di un vero e proprio “scarica barile” della responsabilità per la manutenzione. Infatti i produttori di abbigliamento costretti, per legge da alcuni anni, ad apporre su tutti i loro prodotti un’ etichetta di manutenzione, oltre a quella di composizione, hanno trovato un escamotage per scaricare la responsabilità su coloro che vengono chiamati a trattare il capo stesso. La ragione del proliferare di questi vestiti è esclusivamente commerciale e sta nella ricerca sempre più forzata di creare capi “nuovi”, strani, originali, accattivanti abbinando o assemblando tessuti, materiali e applicazioni troppo diversi e comunque incompatibili al lavaggio. Questi mix rendono impossibile procedere a qualsiasi lavaggio senza rovinare tutto o in parte il capo finito. Capita frequentemente che l’etichetta riporti tutti i simboli del lavaggio sbarrati e spesso ci si accorge del problema solo quando il capo arriva in lavanderia, dove gli stessi professionisti si vedono costretti a rifiutare il lavaggio del, situazione ovvia- 74 | 100% Fitness Magazine mente molto spiacevole soprattutto se si tratta di indumenti molto costosi. Vorrei spezzare però una lancia in favore di quei pochi negozianti che hanno compreso la gravità del problema e che ogni anno portano alcuni capi della loro collezione presso la nostra lavanderia ad effettuare delle prove di lavaggio atte ad individuare la tipologia di lavorazione migliore per gli abiti in questione. Il consiglio che possiamo dare ai nostri clienti è quello di soffermarsi un po’ di più su quel vestito, giacca o cappotto che gli piace tanto e dare una sbirciata più approfondita all’etichetta prima di mettere mano al portafoglio.