S
alute & Benessere
P E D I AT R I A
più sensibili all’impatto emotivo dei
fattori capaci di destabilizzare il loro
mondo interiore. Negli ultimi anni, in
virtù dei miglioramenti dei livelli di
assistenza sul piano tecnico e scientifico- raggiunti grazie al conseguimento di standard elevati di conoscenze
teoriche, alla disponibilità di sofisticate tecnologie e alla messa a punto di protocolli condivisi- si è posto
sempre più l’accento sulla necessità di
curare anche l’aspetto psico-emotivo
dell’ospedalizzazione. Un ospedale “umanizzato” off re al paziente un
approccio globale, cioè mirato sia al
soma che alla psiche, garantendogli
il riconoscimento dello stato di sofferenza e disagio, il recupero della
dignità della persona, l’individualizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici, il miglioramento della qualità
della degenza. Tutto ciò nell’ottica del
moderno concetto di salute, non più
intesa come assenza di malattia, bensì
come uno stato di completo benessere
psico-fisico.
Per quanto concerne i più piccoli, diverse risoluzioni internazionali
quali la “Carta europea dei diritti
del bambino in ospedale”(1986) e
la “Convenzione internazionale sui
diritti dell’infanzia”(ONU 1989),
sulla scorta di numerose evidenze
scientifiche-esempio gli studi condotti nel 1976 dal prof. Maccacaro
e dai suoi collaboratori dell’Istituto
di Biometria e Statistica di Milanosanciscono che per evitare il rischio di
conseguenze nocive per il benessere
psicoaffettivo dei bambini ricoverati
deve esser loro garantita la presenza
di un familiare 24 ore su 24 nonché
il diritto a giocare, divertirsi e studiare in maniera adeguata alla loro età
e condizione morbosa. Nell’umanizzazione dei reparti, è molto importante l’atteggiamento del personale
medico e paramedico, innanzitutto
attraverso un approccio al paziente e
alla sua famiglia improntato all’empatia, all’accoglienza, all’osservazione
degli aspetti comportamentali e delle
problematiche socio-psicologiche, poi
cercando di limitare il più possibile il
dolore legato alle pratiche e alle cure,
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e inoltre informando puntualmente e
in modo chiaro e comprensibile del
significato di tutto quello che accade
e che si programma, per evitare il senso di angoscia e sperdimento legato
all’ignoto e le fantasie terrorizzanti
che ne derivano. Secondo l’indagine
2008 sul rapporto tra gli italiani e il
Servizio sanitario nazionale commissionato dall’Anaao Assomed alla Swg,
gli italiani considerano i medici competenti, ma per l’82% degli intervistati
la capacita’ di ascoltare i pazienti e’ indispensabile, e solo il 31% dei medici
ospedalieri viene ritenuto in possesso
di questa caratteristica.
Per avere un ospedale più umano bisogna formare i medici sul rapporto
con i pazienti, ma anche intervenire
sulla struttura fisica degli edifici, che
deve abbandonare i classici padiglioni
per riuscire a venire incontro alle esigenze degli utenti. E’ quanto è emerso
durante una tavola rotonda al Forum
della Pubblica Amministrazione intitolata “L’Ospedale Ospitale” e organizzata dall’azienda ospedaliera Cotugno di Napoli. Durante il dibattito,
a cui hanno partecipato esponenti politici e del mondo sanitario e che ha
avuto come ospite anche lo scrittore
Andrea Camilleri, è stato presentato
un modello di come potrebbe essere
l’ospedale del futuro, strutturato non
più per patologie ma per livelli di
intensità di assistenza. Un esempio
concreto è il nuovo ospedale Cotugno
che è in via di realizzazione, dove non
c’è più la divisione tradizionale dei
reparti, ma tutta la diagnostica, tutta
la ricerca e la degenza sono riunite in
aree funzionali: ‘’L’umanizzazione ha affermato Amelia Mutti, architetto che ha progettato l’ospedale - deve
essere il principio guida anche nella
progettazione’’.
Una presenza poi veramente importante ai fini dell’ umanizzazione del
ricovero sono i volontari ospedalieri,
veri e propri angeli delle corsie. Il sottosegretario al ministero del Welfare,
Ferruccio Fazio, intervenendo a febbraio alla presentazione della campagna nazionale del volontariato, organizzata dalla Lega italiana per la lotta
contro i tumori(Lilt), ha dichiarato
che è necessario “mettere a sistema”
il volontariato in sanità, nel senso di
misurare le sue prestazioni sanitarie,
dando ai volontari ruoli operativi che
si integrino con il sistema sanitario
nazionale.
A proposito di solidarietà, è bello
che in occasione delle feste, oltre a
pensare a divertirsi, si abbia un’attenzione per chi in quel momento
sta soff rendo, è un modo di dare più
valore, senso, spessore al proprio agire.
E’ quanto hanno fatto le persone che
questo carnevale hanno organizzato
allegrissime feste per bambini a scopo
di beneficenza. A Castellammare di
Stabia la Croce Rossa si è attivata con
una festa molto ben riuscita che ha visto bambini genitori e perfino nonni
scatenarsi in una gara di solidarietà
e buonumore: “Io e le mie socie – ha
dichiarato la presidentessa, signora
Antonella Capasso, insegnante della
Scuola Elementare B. Cecchi di Castellammare di Stabia che opera alla
Pediatria dell’Ospedale S. Leonardo
nel progetto “scuola in ospedale”- siamo state contentissime perchè tutti si
sono uniti in un cerchio di solidarietà:
il liceo scientifico Severi di Castellammare di Stabia che ha offerto la
palestra, l’agenzia Jukà animazione
per l’intrattenimento, gli scout Stabia 2 per il controllo e la gestione, i
partecipanti per l’entusiastica adesione”. L’iniziativa, al suo primo anno,
sicuramente si ripeterà. Nel frattempo, il prossimo appuntamento con la
beneficenza è un torneo di burraco,
per informazioni scrivete ad [email protected]. A Sorrento
invece ci hanno pensato le mamme di
due istituti di scuola materna ad organizzare una animatissima festa privata
per i bimbi in un ristorante del centro
che ha offerto generosamente la sala e
il servizio, destinando il ricavat