SOCIETÀ
di Salvatore Spinelli
L’Angolo della Poesia
IL LUPO
E I PASTORI
Un giorno un lupo, non si crederà,
ebbe un attacco di umanità
criticando molto severamente
gli atti fatti da prepotente.
Ognuno -disse- mi vuol troppo male
perchè la mia presenza è letale,
mi vuole male il buon pastore,
il contadino e il cacciatore.
A Giove s’innalzano orazioni
perchè m’infligga gravi punizioni
o che da questo mondo mi cancelli
perchè, dicono, procuro flagelli.
La vita mia l’uomo mette all’asta
ma quest’atto vile neppur gli basta,
non c’è bimbo cui non si minacci, cupo:
“se non fai il bravo chiamo il lupo!”
Il tutto per qualche pecora malata
o per qualche capra azzoppata
o per qualche pollastro rinsecchito
che non stuzzica neanche l’appetito.
Per loro io son crudele e meschino
ma loro si gustano il bocconcino
e pure i cani, piccoli o grossi,
soddisfatti si mangiano gli ossi.
Ma ora voglio cambiare sistema
e risolvere l’annoso problema
e qui faccio solenne giuramento
che di carne viva più non m’alimento.
Intanto io, il lupo, sono digiuno
perchè rispettar volevo ognuno,
del prossimo volevo aver riguardo
e poi, ecco qua, che cosa guardo.
D’ora in poi mangio solo verdura
che da sempre offre la natura,
mai più cacciagione o carne morta
e ogni altro mangime di sorta.
Allora vengano sotto questi denti
aguzzi, lunghi e assai potenti
pecore, montoni e agnelletti
sian sani, malati o con difetti.
Ma mentre in tal modo s’impegnava
e il suo futuro ipotecava,
vide dei pastori intorno al fuoco
e la cosa lo meravigliò non poco.
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Per la barba di Giove -disse- che vedo,
è un agnellino cotto allo spiedo
che quei pastori stanno mangiando
e con vino rosso stanno bagnando.
Così quel lupo che volea cambiar vita
decidendo quasi di far l’eremita
giusto in tempo cambiò il bersaglio
capendo che l’uomo è un imbroglio.
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