100% Fitness Mag - Anno III Gennaio 2009 | Page 17

tali, molto più complessi di quelli che aveva conosciuto nel grembo materno. Prima del parto c’era del rumore di fondo ma era tutto sotto “controllo”, alla nascita c’è uno shock, un distacco, insomma la fine di un modo di essere. I bambini fortunatamente sono pressoché sordi nel primissimo periodo post-natale, conquistare l’udito per loro è difficoltoso e anche una volta riusciti nell’impresa il paesaggio sonoro che si presenta loro risulta complesso. Appena nato, il bambino ha già notevoli capacità percettivo-sensoriali, interattive ed imitative. Comunica attivamente con gli altri esseri umani, seleziona gli stimoli che gli giungono da parte dell’ambiente e si orienta verso quelli che lo attraggono di più. Il suono della voce umana è per il neonato lo stimolo sonoro più valido per ottenere adeguate risposte comportamentali. Il neonato è capace di localizzare la provenienza dello stimolo sonoro. In risposta ai suoni compresi nello spettro della voce umana il bambino fin dalla nascita inibisce l’attività motoria, mostra una decelerazione della frequenza cardiaca, entra in uno stato di attenzione e ruota la testa verso la sorgente del suono. Per suoni troppo intensi, il neonato sobbalza e ruota la testa in direzione opposta al suono,come se volesse allontanarlo. Tentando così di annullare gli effetti del fastidio allo stimolo sfruttando la capacità di “abituarsi”. Ma se non gli sarà possibile allora scoppierà a piangere. Nell’ambito del messaggio sonoro il linguaggio parlato svolge il ruolo più importante per la comunicazione interpersonale, possiamo ben rilevare come la mancata ac- quisizione del linguaggio stesso, con la impossibilità a recepirlo, venga a costituire una tremenda barriera fra gli uomini, sia che si consideri l’uomo come individuo inserito in un vasto contesto socio-culturale, sia che lo si consideri singolarmente sotto il profilo del suo sviluppo psico-intellettivo. Il linguaggio, si sa, non lo si acquisisce spontaneamente senza normali potenzialità psico-fisiche essendo esse l’espressione di molteplici funzioni che, solo se tutte integre, permettono al bambino lo sviluppo del patrimonio linguistico. La percezione acustica è un operazione del nostro cervello che comprende l’interpretazione e l’organizzazione degli elementi fisici strutturati in uno stimolo sonoro. Tutto ha inizio con un suono,che provoca l’esplosione di un neurotrasmettitore. Prosegue successivamente con due neuroni che s’ incontrano, si riconoscono e si connettono. È un affascinante storia, invisibile e piccola, come il luogo in cui accade: il cervello di un bambino. Il suono è in questo caso una parola, la più pronunciata al mondo, “mamma”. Udip quel mesto ciò,un neurone capta q saggio e lo porta con se, lo codifica neuro chimicamente connettendolo ad un altro neurone della corteccia uditiva. Un gruppo di altre cellule risponde alla stimolazione, afferra la parola e non la molla più. Da questo istante quel gruppo di cellule risponderà a quel suono e solo a quello. Per tutta la vita non farà altro che riconoscere la parola “mamma”. Il bambino prestando attenzione ai suoni che produce, e che nei primi mesi di vita sono rinforzati e ripetuti prevalentemente dai genitori, genera in lui il piacere di auto-ascoltarsi e imitarsi. Questo stadio prelinguistico è un allenamento del controllo dell’udito e queste esperienze gli permettono così d’imparare e di crescere. Nessuno può vedere quello che di fantastico accade nel cervello di un bambino quando impara a riconoscere una parola o quando il suo sguardo incontra quello della madre, un neurone che dalla retina si collega con un neurone della corteccia visiva e registra l’immagine, che diventa memoria. Ma certo è che in quell’istante tutto inizia a vibrare ed E’ LA VITA.