100% Fitness Mag - Anno III Dicembre 2009 | Page 86
lifestyle
mens sana in corpore sano
di Aniello Clemente
Umanista
Nullius boni sine socio
iucunda possessio est.
Nessuna cosa è bella da possedere
se non si hanno amici con cui condividerla (Seneca)
A
UGURI!!! A tutti i sognatori, ai tanti «Piccoli
principi» anche se dai canuti capelli, ai Peter
Pan e Campanellino, ai Jonatan e Fletcher, e...
perché no? Alle rose mai colte, ai Capitan Uncino, ai Lampionai, ai tanti che non hanno estirpato in tempo i
semi di baobab, per chi crede e chi non crede che quel Bimbo
(storicamente nato) è Pace per TUTTI. Un abbraccio ai disabili, agli ammalati, agli indigenti, a quanti in questa opulenta
Sorrento vivranno le Sante
Feste trascinando minuti,
ore, simili alle altre... in
attesa di un miracolo!?!
Giustamente è stata ben
reclamizzata, e spero sia
stato un successo, la Rassegna “Artisti contemporanei a Sorrento“ tenutasi dal 1° Maggio al 30
Settembre al Chiostro di
san Francesco. Il catalogo,
molto ben curato da Ada
D’Avino e Luciano Russo,
spazia dalle nature “vive“
(Nudi e Menade) alle nature morte di Ludovico della Rocca, dal gusto metafisico e
classico di Rodolfo Meli, dalle “provocazioni“ di Pablo Mieres,
agli scorci paesaggisti e le belle marine di Giovanni Prassi. Appena un mese dopo un’altra Mostra è stata ospitata nel detto
Chiostro e personalmente ringrazio gli Assessori alla Cultura
e alla Politiche Sociali per averla “sponsorizzata“: parlo della
«Prima Rassegna artistica sul tema della diversabilità». Non ho
la bravura e competenza della Sig.ra D’Avino e del Sig. Russo,
e, pertanto, non farò una recensione della Rassegna, renderò,
con i miei soliti “balbettii“ lode agli anonimi artisti che non ho
avuto la gioia, il piacere di conoscere (ma spero di recuperare
quanto prima!).
L’accostamento arte-malattia ha radici lontane che sembrano
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affondare addirittura nei Problemi di Aristotele (30,1; ARISTOTELE, La melanconia dell’uomo di genio, Il Melangolo,
Genova 1981), laddove arte e malattia vengono accostate in
un legame che fa dell’artista un soggetto esposto ad aspetti
maniacali ed in preda ad un umore melanconico, un individuo
costituzionamente votato, per l’umore nero che fisicamente
scorre in lui, ad una eccellenza cui non sono estranei il concetto di una eccezionale negatività, fuori dai limiti. Ma, «fuori dai
limiti», è ognuno di noi,
almeno una volta alla settimana, eppure non tutti
“partoriamo” un’opera
d’arte! Credo dipenda da
come ci si approcci alla realtà, del come la viviamo.
Senza entrare nel campo filosofico enuncio un
breve assunto: «Il nostro
cervello si modifica di
fronte alla realtà ma, allo
stesso tempo, è capace di
cambiarla». Un cervello
“diverso” dovrà, pertanto,
avere un rapporto diverso
con la realtà. Nell’arte questo “processo” può portare alla creazione di nuove realtà. Cioè l’intangibile, l’evanescente, il “non
detto”, si trasforma in realtà. Pensate, ad esempio, ai sogni, ai
ricordi che “rivivono” nelle immagini mentali o anche, a rappresentazioni “semplicemente” create dalla nostra mente.
In questo senso l’arte amplifica la realtà, crea un nuovo “canale
mentale” in grado di aprirsi a nuove esperienze. Gli effetti di
gravi malattie, spesso, alterando le capacità percettive ed emotive dell’artista, possono influire sulla sua espressione pittorica
e testimoniano come la storia di vita del pittore entri a far
parte integrante della sua opera. Tutto ciò affiora nei quadri di
alcuni grandi pittori in momenti particolari della loro vita (fateVi un regalo: una monografia di de Chirico, Ligabue, Goya,